Com’è strano il calcio e com’è fragile nei suoi meccanismi che, una volta oleati, perdono improvvisamente la propria efficacia, talora per un non nulla. Questo Catania che rimane in piena bufera è assolutamente irriconoscibile. La scossa tentata dal cambio di allenatore non ha avuto gli effetti desiderati e oggi si trova ad essere fanalino di coda del campionato. Ma chi l’avrebbe detto mai che il Catania dell’anno scorso, così carico di autostima, si sarebbe ridotto in breve tempo così. In casa rosso azzurra vacilla lo spettro della Serie B. Lo vediamo dalla mancanza di risultati positivi, ma anche dal comportamento in campo della squadra, mai aggressivo e penetrante ma rinunciatario avvilente e avvilito. Manca il gioco sugli esterni e le idee per aggredire l’avversario con gli attributi, ma, soprattutto, c’è mancanza di autostima. Non può essere stata la sola partenza di Gomez, Lodi, Marchese e l’indisponibiità di Almiron e Berghessio a ridurre il Catania in questo stato, anche perché gli acquisti di Plasil e Tachtsidis, pur con caratteristiche diverse dai loro predecessori, avrebbero dovuto garantire un disegno tattico e tecnico di buona qualità. Ma non è stato così. Il Catania sembra andare in caduta libera, senza freni inibitori. Il Milan dell’era del doppio amministratore delegato, ha avuto la meglio sugli etnei che sono stati surclassati non solo nel punteggio di 1 a 3, ma anche nella convinzione di voler vincere un match che avrebbe portato un po’ di tregua nella movimentata settimana fatta di continue polemiche tra Galliani e Barbara Berlusconi. Montolivo, Balotelli e Kakà, hanno firmato la vittoria per il diavolo rossonero, mentre Castro aveva portato in vantaggio momentaneamente il Catania al 13° del primo tempo. Un Catania dunque, apparso letteralmente alle corde e incapace di reagire. Solo dopo l’espulsione di Tachtsidis si è registrato un pallido tentativo di “vita” calcistica, ma subito si è avuta la sensazione di essere coinvolti da un effimero fuoco di paglia. Il Milan, pur con tutti i suoi enormi problemi interni, ha vinto meritatamente una partita che ha lo scopo di riportarla lentamente sulla strada della serenità. Per il Catania invece, è notte fonda. Pensiamo davvero che il presidente Pulvirenti, piuttosto che soffrire maledettamente in panchina, preferirebbe andare a dormire per sognare quel suo Catania tanto bello da vedersi, che soltanto un anno fa ha fatto sognare i suoi sostenitori nella partecipazione all’Europa League. Ora, invece, c’è lo spettro del mesto ritorno nel pallone di serie B. Non sappiamo davvero se il Catania questa volta riuscirà a salvarsi, ma la cosa certa è che necessita un cambiamento urgente, una scossa che il troppo metodico mister De Canio non è in grado di dare. Urge un tecnico il cui profilo reattivo deve essere in grado di risollevare un ambiente che sta andando alla deriva. E chissà se il presidente Antonino Pulvirenti, conscio di non aver azzeccato la mossa di esonerare mister Rolando Maran, non stia già pensando di ritornare al recente passato.
Salvino Cavallaro
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