LEGA PRO, SCANDALO MILAZZO: IN CAMPO SENZA MEDICO E LA LEGA PUNISCE LA SOCIETÀ


Ancora una volta
tempo: 42ms
RSS
12/04/2013 -

Un anno fa  a Pescara il dramma di Morosini,25enne centrocampista del Livorno. Era appena scoccata la mezz’ora di gioco quando,all’improvviso,Morosini si accasciò al suolo colto da una crisi cardiaca. Dopo che ben 4 medici tentarono inutilmente di rianimarlo in campo  (ma perché non utilizzarono il defibrillatore?),fu trasportato in ospedale con l’autoambulanza e lì morì alle 16.45 di una domenica nera ed indelebile per il calcio italiano. Forse Morosini poteva essere salvato proprio con l’uso del defibrillatore,un apparecchio “salva-vita”, ma il defibrillatore rimase a bordo campo inutilizzato. Rimane, dunque,l’inquietante  ombra sulla tragedia, che soltanto la magistratura potrà con i suoi tempi, purtroppo troppo lunghi, chiarire e fugare. Resta il ricordo di un ragazzo fantastico,anche se sfortunato (da tempo era orfano di entrambi i genitori) ma sempre un idolo per i ragazzi di Monterosso di Bergamo ,dove egli era cresciuto calcisticamente e dove amava ritornare non appena poteva.
Cosa ci lascia in eredità Morosini oltre al suo ricordo? Lo sport è vita ma, per farlo bene, occorre “mens sana in corpore sano” :una mente sana in un corpo sano,come dicevano i romani e come ci dovrebbe insegnare la tragedia di un anno fa. Chi scrive è un medico,che ama lo sport e lo segue da vicino anche in panchina,se lo chiamano,ma deve confessarvi per esperienza che il mondo del calcio non ha ancora capito che il corpo e la salute dell’atleta sono il primo patrimonio di una società da tutelare.E allora cosa fare? E’ la prevenzione il segreto per ridurre i rischi,che comunque  non si possono evitare,delle morti in campo. Prevenzione  primaria e secondaria ovvero controlli periodici (in serie A i giocatori vengono sottoposti ad un ecocardiogramma ogni sei mesi) e formazione degli addetti ai lavori  con corsi di rianimazione cardio-respiratoria,che consentono un soccorso immediato e adeguato in campo. Purtroppo oggi dobbiamo constatare che le morti per arresto cardiaco continuano ed il calcio ne detiene il triste primato  con 209 morti su 592 fra dilettanti e sportivi amatoriali (i più esposti) nel periodo compreso fra il 2006 e il 2012.
Ancora una volta è il Sud che si fa notare per inefficienza perchè almeno il 50%  di giocatori,sembrerebbe, entra in campo la domenica senza certificati d’idoneità sportiva di tipo agonistico e quelli che lo possiedono in molti casi lo hanno ottenuto da medici compiacenti,che con una notevole dose d’incoscienza rilasciano certificati d’idoneità sportiva senza gli esami previsti dalla normativa e senza averne il titolo (specialità di medicina sportiva). Naturalmente è lo sport dilettantistico  il più esposto, ma al Sud anche il calcio professionistico non brilla per correttezza ed accuratezza nei controlli. E’ di questi giorni la notizia  della multa di € 500 che la Lega Pro ha comminato   alla società del Milazzo per aver giocato l’ultima partita in casa senza medico sociale in panchina .Ci  chiediamo se 500 euro possano valere la vita di un giovane atleta e  se l’arbitro non debba invece neanche iniziare l’incontro senza un medico in campo. Una notizia del genere non può non farci riflettere  sulla morte del povero Morosini,che nonostante le commemorazioni e i discorsi pieni di promesse delle autorità,in realtà   non è servita a nulla  perché per un maledetto gol nel nostro calcio  si può ancora  morire!!!
                                                                   
Attilio Andriolo

 

 

IlCalcio24 Redazione