IL LATO UMANO DI CRISTIANO RONALDO.


La riflessione sul campione più osannato del mondo.
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Valencia, 20/09/2018 -


Persone. Questo ci insegna la vita. Ognuno con la sua storia, ognuno con le proprie fragilità umane. E chissà quante volte abbiamo pensato come possa essere la vita di chi è ricco, di chi non ha problemi economici di sorta e il mondo gli si spalanca davanti senza preclusioni di sorta. Fantasie che ci assalgono come sogni che non realizzeremo mai, perché ricchi, famosi e potenti non lo saremo in nessun caso. E allora ci limitiamo a immaginarci tanti Cristiano Ronaldo per la sua bravura calcistica, per la fortuna che ha avuto nella vita, per la sua immensa popolarità, per la sua ricchezza che confonde anche il nostro limite nel saper contare esattamente gli svariati milioni di euro che guadagna questo grande campione della pelota mondiale. Eppure, c’è sempre quel lato umano che spesso sfugge volutamente per quella superficialità che limita l’idea di andare in profondità delle cose. E così siamo abbagliati dai gesti tecnici sopraffini di CR7, dalla sua facilità nel saper trattare il pallone nel saltare l’avversario, nel fare gol a grappoli. Tutto ci appare come magia. Ma non è così, perché spesso questo campione tanto osannato suscita simpatie da vendere e qualche antipatia dovuta proprio a certi atteggiamenti da superman. Tuttavia, alla base di tutto resta sempre l’uomo, la persona che è al centro di ogni cosa. Guardando la prima partita di Champions League che la Juventus ha giocato in terra spagnola contro il Valencia, ci sono stati diversi spunti di riflessione che ci hanno distolto per un attimo dalle considerazioni puramente tecniche. Al 29’ del primo tempo, infatti, l’arbitro Brych decide di espellere Cristiano Ronaldo per un contatto a palla lontana con Murillo. Il labiale dell’addizionale di linea dice all’arbitro che il portoghese, dopo avere dato un calcetto con il piede sinistro sulla gamba destra del colombiano, deve essere espulso per aver tirato i capelli all’avversario. E’ il primo cartellino rosso per Cristiano Ronaldo in Champions League, una punizione eccessiva immortalata dalle telecamere che impietosamente si soffermano sul viso in lacrime del portoghese, il quale in maniera disperata urla: “Non ho fatto niente”. Tenuto conto che il fallo di ingenuità c’è stato, da regolamento sarebbe stato opportuno che l’arbitro Brych l’avesse sanzionato con un cartellino giallo e non con una espulsione apparsa a tutti inconcepibile. Tuttavia, a prescindere dai fatti tecnici dovuti a una Juventus che rimasta in dieci uomini è riuscita ugualmente a vincere la partita con due reti messe a segno su rigore da Pjanic, restano emblematiche le lacrime di delusione di CR7 che hanno fatto il giro del mondo. Il gesto di Cristiano Ronaldo era da considerarsi come una vera e propria ingenuità e non come una condotta violenta; di questo non ci sono dubbi. Ma il punto che ci ha fatto riflettere, sono state le lacrime di un giocatore che ha saputo mostrare tutta la sua fragilità di uomo, proprio a noi che siamo abituati a considerarlo immune da fatti legati alle corde dell’anima. Quelle immagini di pianto dettate dall’ingiustizia avranno colpito anche i figli di CR7, i quali, come tutti noi, non sono abituati a vedere in lui un papà con la manchevolezza della forza, del coraggio dettato anche da uno strapotere economico che innalza sempre una grande quantità di autostima e sicurezza. Un papà pieno di muscoli, attento sempre all’immagine per fare sfoggio della sua bellezza fisica e dei suoi immensi interessi extra calcistici. Ma c’è anche un papà, (quel papà), che sa svestirsi pubblicamente di certe esteriorità che l’hanno reso famoso. E’ il marziano che si fa uomo. E chissà se anche il suo Cristianinho che gioca nei pulcini della Juventus, vedendo tutto ciò che è successo a papà in campo a Valencia, non l’abbia ammirato ancor di più della sua bravura nel fare gol, dribbling e tutto ciò che fa grande un vero campione di calcio.

Salvino Cavallaro

Salvino Cavallaro