DALLA MORTE ALLA GRADUALE NORMALITÀ DI VITA.


Una incredibile coincidenza
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Torino, 20/04/2020 -


4 maggio 1949 – La morte del Grande Torino –

4 maggio 2020 – L’Italia riprende gradualmente a vivere –

Chissà quante volte in questi giorni di altalenanti manifestazioni di instabile umore e molteplici pensieri di paure condizionate dal Covid 19, gli amanti della storia del Grande Torino hanno pensato alla coincidenza di una data che adesso, ancor più di prima, non sarà mai come un’altra. Sarà un caso ma questo giorno così carico di significati funesti per la Grande Storia Granata che coincideva con il lento riavvio del motore Italia del dopoguerra, va esattamente a intersecarsi 71 anni dopo alla stessa voglia di ricominciare a rialzarsi con la massima cautela, dopo il lockdown che ha reso tutti noi persone diverse, così come diversa è l’Italia che si è scoperta fragile nel suo sistema economico e finanziario svelato da un virus maligno che l’ha messa in ginocchio. Storie di una data che significa speranza dopo il dolore, dopo la morte, dopo le sconvolgenti immagini di un umano che nulla di umano ha avuto, ma che ancora esprime nelle sue manifestazioni di una vita vera che tale non è. Il Grande Torino scomparso nella tragedia di Superga lasciò un profondo solco di disorientamento in un’Italia che attraverso il calcio e quegli Invincibili Campioni si rivedeva con l’orgoglio e la speranza di ritrovarsi dopo le devastazioni belliche, mentre adesso lo stesso nostro Paese così distrutto e colpito al cuore, si aggrappa alla flebile speranza di ritrovare quella vita smarrita due mesi fa. Già, due mesi fa, ma sembra due anni fa. Un lungo periodo in cui abbiamo subito cambiamenti personali e socio politici che ci hanno messo davvero in ginocchio. Un momento in cui facciamo ricorso alla speranza, proprio come mai è accaduto prima. Sì, perché tutto ci appariva normale, scontato, dovuto, anche se parlavamo di crisi economica, di Pil deficitario, di endemica disoccupazione, di mondo che spesso in maniera retorica ci portava a pensare che si stava meglio quando stavamo peggio. Ma non sapevamo che al peggio non c’è mai limite e la vita ti si pone davanti proprio quando meno te l’aspetti per chiederti il conto. Tutte cose che fanno parte della letteratura della vita, che sappiamo manifestare in maniera filosofica, ma poi ci perdiamo quando si tratta di metterle in pratica. In fondo è sempre un ricominciare, proprio come gli esami che non finiscono mai e caratterizzano la storia del mondo con i suoi accadimenti talora tragici che creano difficoltà di ripresa. E’ sempre la stessa storia che si tramanda di generazione in generazione, nel giro vorticoso di un’esistenza che mette sempre in gioco sentimenti come la speranza, di cui l’essere umano non può farne a meno. Proprio come in quella pagina del libro di storia che racconta a noi che non eravamo ancora nati, quel 4 maggio 1949. Le angosce, i lutti, la disperazione e la speranza che si aveva nella ripresa della vita sportiva, economica e sociale di allora. Così come nel presente di quel 4 maggio 2020 che verrà, in cui ci affidiamo alla stessa speranza fatta anche di preghiera per cominciare timidamente a riconoscere la vita vera perduta. Dovremo convivere ancora con la distanza umana, armati di maschere, guanti e la paura mai dissipata di un pericoloso contagio diventato tormento. Ma, per fortuna, c’è la speranza che deve essere forte in noi nella consapevolezza che torneremo a darci la mano, ad abbracciarci, a sentire quel calore umano che resta l’essenza della vita. 4 maggio 1949 – 4 maggio 2020 – Il buio e la luce hanno messo in moto la speranza di rinascere.

Salvino Cavallaro

Salvino Cavallaro