L`INGUARIBILE ROMANTICISMO DEL TIFOSO DI CALCIO


Anche oggi che il calcio è cambiato, il tifoso resta ancorato a passioni sentimentali che contrastano la realtà.
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Torino, 26/05/2021 -

Molti psicologici e sociologi hanno studiato negli anni il fenomeno del tifo legato al calcio. Studi profondi che hanno percorso la lunga storia del football di tutto il mondo in lungo e in largo, addivenendo a un risultato che si giustifica soltanto con la passione indescrivibile che mette in moto i sentimenti e mai la razionalità di un calcio che nel tempo è cambiato, che è diventato sempre più azienda con la responsabilità di curare i bilanci, piuttosto che perdersi dietro i vari sentimentalismi legati al gioco, al colore e alla storia delle varie maglie con relative bandiere al vento. E se anche il tifoso è consapevole di tutto ciò, non accetterà mai l'idea di un professionismo sfrenato in cui il senso di «tradimento» provocato da un calciatore ritenuto «bandiera» che cambia repentinamente squadra e abbraccia magari la maglia di un altro club, ebbene, ancora oggi tutto ciò è ritenuto un grave torto. Un fenomeno, questo dell'appartenenza, che fa pensare a qualcosa di strettamente privato che non può essere tradito. E nella lunga storia del calcio, come dicevamo pocanzi, tanti sono i casi di calciatori che hanno cambiato maglia e società, creando vere e proprie insurrezioni popolari da parte dei tifosi. Così come i corsi e ricorsi storici ci insegnano, si ripropone periodicamente questo problema nei tifosi, esattamente come fosse sempre la prima volta. Ma chissà, forse è persino bello verificare l'anima del tifo pallonaro in un mondo ormai proiettato senza freni inibitori alla volta del dio denaro e a speculare ogni movimento, ogni progetto studiato per combattere il rischio di far straripare negativamente i conti in bilancio. Il gioco del pallone diventa così solo il paravento per i tifosi, per gli appassionati di momenti in cui ci si realizza quando il pallone entra in rete per fare gol. Ecco, proprio il gol che è tutto per i tifosi, mentre per i dirigenti delle società di calcio è il motivo di acquisire introiti iperbolici, capaci di creare denaro per fare ancor più ricchezza. E intanto i tifosi seguono il pallone, gioiscono e soffrono, proprio come se quel calciatore, quella società, quei colori gli appartenessero da sempre, esattamente come si fa per qualsiasi cosa cara si ha al mondo. E poi guai a toccarli quei colori, quella storia, quei beniamini che vengono difesi e poi se è il caso anche offesi per reazioni emotive esagerate. E' il tifoso del calcio, un'inguaribile romantico che vive di empatia, ma quando si sente «tradito» sprigiona il peggio di sè. Da un'esagerazione all'altra. L'equilibrio non fa parte del mondo del calcio.

Salvino Cavallaro