GIORGIO E IL MANTRA DEL TIFOSO JUVENTINO


Una dichiarazione d`amore eterno di un tifoso juventino a Del Piero
tempo: 38ms
RSS
Catania, 04/08/2014 -

“Non avere altro dio al di fuori del tuo fuoriclasse:

Alex Del Piero”

Blasfemo? Forse. Ma il calcio, con le sue interminabili storie, con le passioni infinite che sanno di eccesso, di enfatizzazioni che non hanno un perché, una spiegazione che mai ha una sua logica ben definita, ci ha abituato anche a questo. Eppure, questo pallone che crea adrenalina e fa innamorare a dismisura l’uomo, riesce a incuriosire studiosi, psicologi, sociologi, addetti ai lavori. C’è poi un radicato pensiero affettivo che nasce dalla sfera emotiva del tifoso, capace com’è d’intrecciarsi in maniera indissolubile alla passione per il gioco del calcio, ed è l’ammirazione che si tramuta in passione e amore verso il proprio campione, il mito del proprio cuore. Sentimenti forti, amori che non si paragonano al sesso ma a un qualcosa di più idealistico che parte e finisce al cuore. Alessandro Del Piero è uno dei più amati calciatori di tutti i tempi, un campione spesso ammirato anche da coloro i quali non sono legati dalla fede juventina e che si lasciano coinvolgere dalla simpatia del campione che, in maniera empatica, riesce a comunicare con i propri tifosi, anche attraverso i suoi comportamenti in campo e fuori dal rettangolo di gioco. E così si crea un mito, una sorta di status simbol da imitare, da ammirare, da seguirne l’esempio. Un amore che sa diventare anche odio nel momento in cui il campione cambia maglia, società e colori. Ma non è stato il caso di Alex Del Piero, la cui storia è legata solo ed esclusivamente alla Vecchia Signora del Calcio italiano. A questo proposito ci piace riportare quanto Giorgio, un appassionato tifoso juventino di Catania ha postato su facebook il 14-05-2012, il giorno dopo che Del Piero ha salutato i tifosi bianconeri, dopo una lunga milizia nelle fila della Juventus. Fu un giorno carico di amarezza, quello, soprattutto per il modo con cui il simbolo della Juventus fu “scaricato” dalla dirigenza juventina. Riportiamo dunque, ciò che ha scritto Giorgio, il tifoso juventino: Ho 37 anni...sappiamo tutti cosa e' il calcio a 17 anni...e' proprio lì che ti innamori del fuoriclasse, che insegui un esempio, un idolo a cui votarti. Io ho avuto la fortuna di avere lui che mi ha accompagnato per 20 anni...Se ci penso ora, 20 anni mi sembrano un tempo infinito. Da quel giorno lui per me è stato l'unico. Può sembrare blasfemo, ma spesso un tifoso ha un mantra simile a questo: "Non avere altro dio al di fuori del tuo fuoriclasse". Lui è stato questo per me. La Juve ha vinto lo scudetto. Sulla bandiera e nel cuore ne porto almeno 12, ma di Alessandro ce n'è soltanto uno e la sua stella ieri si è spenta sul miglior palcoscenico possibile. Sono triste, perché gli scudetti vanno e vengono, ma di campioni e uomini così non mi capiterà mai più di vederne. Non mi innamorerò più, calcisticamente parlando. E' come se una parte di me si fosse spenta. Non sarò mai più il tifoso che è nato 20 anni fa insieme a lui. Grazie ADP”. Se non è amore questo, ditemi voi che cos’è. Dentro l’anima di questo tifoso di Del Piero, si scatena l’amarezza del tempo che passa, il quale pur non cancellando i fasti del campione, ti fa pensare malinconicamente che nella vita nulla è per sempre. Tutto passa, nulla è eterno. Il calcio continua la sua storia, le sue attenzioni dei tifosi, dei media, della gente, degli sponsor legati agli interessi economici esorbitanti, ma i campioni passano, scrivono la storia, ma lasciano il palcoscenico. Dal punto di vista generazionale ne nasceranno altri, si faranno confronti e similitudini, ma quelli non ci saranno più. E’ la bellezza della vita ma anche il suo mistero che ci porta a filosofie spesso legate a un pallone che resta pur sempre la metafora della vita. Grazie anche a Giorgio, si è sprigionato in noi il pensiero che scrivere soltanto con titoli cubitali, dell’arrivo di potenziali altri campioni in questa o quella squadra, appare talvolta banale in confronto ai sentimenti che il pallone stesso può provocare nell’uomo. Ben vengano dunque anche in futuro, questi spunti di riflessione e umanità capaci d’interessarci quanto, e forse anche di più di un pallone che, entrando nella porta avversaria, ci fa gridare al GOL come se null’altro esistesse al mondo.

Salvino Cavallaro

 



Salvino Cavallaro