TONINO ASTA, ALLENATORE IN ATTESA DI PANCHINA


La difficoltà del calcio italiano, di far crescere i giovani allenatori.
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Torino, 11/05/2016 -


Più che da calciatore, vorremmo parlare di Tonino Asta allenatore. Sarà perché tutti ricordano i suoi recenti fasti di calciatore arrivato alla ribalta in età matura, sarà per il ricordo del suo essere capitano – trascinatore di un Torino che ha divertito e fatto sognare i suoi tifosi, fatto è che di Asta allenatore, oggi più nessuno ne parla. Eppure, la sua carriera da mister è cominciata in maniera superlativa, allorquando dal 2005 al 2007 è stato allenatore degli Allievi Regionali del Torino, dal 2007 al 2008 ha condotto gli Allievi Nazionali e poi dal 2009 al 2012 ha dato lustro alla squadra Primavera del Toro. Dal 2012 al 2014 è passato ad allenare il Monza in Lega Pro e dal 2014 al 2015 è stato sulla panchina del Bassano. Poi, nel 2015 il Lecce ripone in lui la speranza di una promozione che avrebbe dovuto dare una risposta immediata. Ma si sa che nel calcio, così come in tutti gli altri settori professionali, è il tempo a dare la risposta sui risultati. E a Lecce,in quel fatidico 2015, a mister Asta non è stato dato il tempo materiale per capirlo, per conoscere fino in fondo la sua preparazione professionale, il suo credo calcistico, la capacità di motivatore e assemblatore di un gruppo coeso che significa vera squadra di calcio. Ma per fare questo occorre pazienza, assiduo lavoro, ricerca di empatia con i propri giocatori e, nel frattempo, la capacità della società di aspettare che tutte queste cose maturino assieme all’allenatore. Per vedere un po’ di luce, si parla sempre di una continuità minima di almeno 5 o 6 mesi di lavoro. Ma quando certe componenti importanti vengono oscurati da chissà quali motivazioni, ecco che il calcio frettoloso trancia di netto ciò che di importante avrebbe potuto essere e non è stato. E così, dopo poche partite dall’inizio del campionato di Lega Pro 2015, mister Asta è stato esonerato dal Lecce. Da allora, non abbiamo più notizie di lui, che aspetta con pazienza la chiamata di una società in grado di dargli fiducia collaborando attraverso un serio progetto di base. 45 anni, ma non li dimostra. Mister Asta è pronto ad affrontare valide esperienze, purché, come dicevamo pocanzi, siano suffragate da seri progetti. Le sue squadre prediligono un gioco propositivo, per concetto di base. Tuttavia, Asta sa bene che essere allenatore di un gruppo di calciatori, significa studiarne bene le caratteristiche tecniche prima di adottare l’eventuale modulo tattico da mettere in campo. Troppo arguto e intelligente è mister Asta, per non capire che non sono i giocatori ad adattarsi all’allenatore, ma è l’allenatore che deve adattarsi ai suoi giocatori. E oggi che stiamo ammirando il gioco espresso dal Napoli di Sarri, un allenatore che viene dalla gavetta, ci domandiamo perché in questa nostra Italia del pallone, non si possa dare più spazio e voce a giovani allenatori fatti in casa. Si cerca l’esperienza, ma se non ti è data l’occasione per farla,come si potrà mai dare affidamento a chi ha qualità da dimostrare?  E poi non facciamo altro che riflettere su certi errori di valutazione, quando spuntano i casi come quello di Claudio Ranieri, che a 65 anni di età è stato capace di vincere il campionato inglese con la favola del suo Leicester. Di lui, in Italia, si diceva che non avrebbe mai vinto nulla.

Salvino Cavallaro        

Salvino Cavallaro