INVESTIRE NEL FUTURO, NO CHIUSURA MA CREDERE NEI GIOVANI


Investire nei giovani, ossia quello che in Italia non si fa. Punto del programma elettorale di Tavecchio, è urgente correre ai ripari
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24/09/2014 -

Giovane, etichetta che ormai in Italia è quasi problematica. Lo si vede benissimo nel mondo del lavoro, con un tasso di disoccupazione allarmante nella "categoria", ma perfino il mondo del pallone nostrano non può definirsi salvo. A cambiare verso vorrebbe essere il nuovo Presidente FIGC Tavecchio, dando più spazio ai ragazzi del settore giovanile, ma fino ad ora investire in esso non sembra sempre convincere i club italiani.


Certo, fortunatamente ci sono l'eccezioni alla regola. Basti pensare a Simone Scuffett, il portiere dell'Udinese arrivato direttamente dalla seconda squadra e che in Serie A ha fatto vedere grandi cose. Ma sono casi che, ahimè, non dettano una linea vera nel mercato delle grandi squadre. Altrimenti non si spiegherebbero le ricerche di fantomatici colpi di mercato "last minute" ogni estate e a gennaio, bussando la porta a giocatori pluri trentenni senza poche ambizioni. Magari la colpa è anche dei vivai che non "sforna" sempre atleti pronti per campi importanti, ma se nessuno ci investe gli esiti sono questi.

La cosa più delirante è che praticamente tutti i Presidenti dei club della massima serie parlano di cambiare verso, di puntare a modelli come Barcellona e Bayer Monaco per rinnovare le giovanili. Però poi, quando arriva il momento di cercare un elemento nuovo per la squadra, in pochissimi attingono da "casa preferendo acquistarne da fuori e facendo perdere le tracce dei propri talenti tra le varie sotto-categorie.

Perché allora non credere fino in fondo nelle Primavere? Perché continuare a cercare all'estero ragazzini o giocatori già rodati per portarli in Italia a flotte, mentre quelli che ci sono già si "parcheggiano" tra Serie B, Lega Pro e Serie D (se non più giù)? Ciò non significa chiudere le frontiere, quella sarebbe veramente una cosa stupida e inutile. 

Significherebbe privarsi di esperienza da altri campionati, altre realtà preziosissime per i ragazzi in rosa. Bisogna quindi trovare un equilibrio, altrimenti la crisi strutturale di questo benedetto calcio italiano sarà destinata a durare molto, molto tempo ancora. Se Tavecchio ce la farà, molti suoi contestatori dovranno di certo ricredersi. Altrimenti rimarrà soltanto un casco di banane amare.

Timothy Dissegna