Negli atti dell`inchiesta della Procura sono contenute delle intercettazioni che evidenziano, secondo gli investigatori, un tentativo di estorsione del giocatore del Genoa Giuseppe Sculli e del suo amico pregiudicato bosniaco Safet Altic nei confronti dell`ex nazionale (ed ex genoano) Luca Toni, basato su foto compromettenti che Sculli sostiene di avere.
Altic e Sculli , scrivono gli agenti, «parlando di affari e di come incrementare i loro guadagni& parlano di Toni che per l`occasione chiamano Peperone». «Sculli (Beppe) annotano gli agenti nella circostanza asserisce di essere in possesso di foto compromettenti del collega che lo ritraggono in atteggiamenti intimi con alcune ragazze e che le foto possono essere utilizzate per»& forzare & «, eventualmente, la volontà del calciatore nel caso in cui lo stesso non si fosse dimostrato accondiscendente su alcune richieste». Sculli «aggiunge, inoltre, che le stesse (foto) potrebbero, alla bisogna, essere inviate e fatte recapitare ad amici e conoscenti di Toni, tra i quali citano anche, quali possibile destinataria, la compagna del calciatore».
Il gip Guido Salvini ha disposto la scarcerazione dei calciatori Marco Turati e Paolo Acerbis, arrestati lunedì nell`ambito dell`inchiesta cremonese sul calcioscommesse. I due potranno quindi lasciare oggi il carcere e nei loro confronti è stato disposto l`obbligo di firma. ----- Nella ragnatela di partite truccate al centro dell'inchiesta chi collega la punta dello stivale alle Alpi è un calciatore calabrese della locride: Giuseppe Sculli, attaccante del Genova, con un passato nelle file della Lazio, cresciuto in una famiglia di 'ndranghetisti a cominciare dal nonno, Giuseppe Morabito, "U Tiradritto", padrino delle cosche reggine. Il nipote del mafioso adesso è accusato di associazione per delinquere dai magistrati di Cremona.
E c'è un filo che collega persino Sculli a Massimo Carminati. Il neofascista dalla pistola facile, che ha ispirato "Il Nero" di Romanzo Criminale, è stato al servizio dei Nar e della Magliana: i pentiti lo hanno indicato come il killer di Mino Pecorelli, ma è stato assolto da questa e da molte altre imputazioni. Oggi è libero e frequenta le stesse persone che Sculli riceve in hotel alla vigilia di incontri importanti. Un intreccio di contatti che per gli investigatori è più di un indizio. Il 19 marzo scorso l'attaccante del Genoa viene pedinato a Roma dagli agenti del Servizio centrale operativo. Il calciatore, nonostante la squalifica, segue la sua squadra per il posticipo serale contro la Roma. E nell'albergo ai Parioli convoca un paio di amici: il primo fa parte dello staff di fisioterapisti della Lazio mentre il secondo è un uomo con i capelli rasati, un campione di kick boxing di Milano. E' l'atleta del ring a essere legato a Carminati, con contatti intensi e cadenzati anche sul ritmo dei colloqui con Sculli.
La polizia ha analizzato questa triangolazione di rapporti e telefonate, che adesso è al vaglio degli inquirenti. Sculli in ogni città che va incontra o stringe relazioni con persone poco raccomandabili. A Genova compatta i mafiosi siciliani tifosi del "grifone" con altri pregiudicati e trafficanti di droga. Secondo i magistrati, è lui che spinge i compagni di squadra a combinare i risultati delle partite in modo da favorire gli "amici" scommettitori, che puntano somme pesanti su tutto sul risultato finale e persino sul punteggio parziale del primo tempo. Sono incredibili le conversazioni registrate tra Sculli e un paio di capi ultras - fra cui Massimo Leopizzi, con diversi precedenti penali e legami nella destra estrema - il giorno dopo la partita Genoa-Siena. Quel 22 aprile i giocatori vengono obbligati dai tifosi a interrompere il match e togliere le maglie. Fu graziato solo Sculli, a cui dalla curva dedicarono il coro "Sei uno di noi". E lui parlando con Leopizzi ringrazia per avergli «risparmiato questo affronto».
Ma le frequentazioni tra il leader degli spalti e l'attaccante calabrese sono antiche. Nel 2006 il capo ultrà venne fermato con due pistole mentre andava ad ammazzare la moglie. Quando uscì dai domiciliari, ci fu una grande festa alla quale parteciparono anche due titolari rossoblu: Milanetto e Sculli. Tanta confidenza lo spinge a sfogarsi nella telefonata del 23 aprile. Il bersaglio è il presidente Preziosi, che aveva chiesto l'arresto dei tifosi violenti. «Ma come gli viene in mente di dire queste cose?», dice Leopizzi a Sculli: «Per lui in passato ho fatto anche falsa testimonianza quando sono stato sentito per la partita con il Venezia». Il discorso riguarda un'altra indagine sempre per accordi sottobanco.
E' possibile che Leopizzi millanti, ma Sculli non lo contesta. Adesso le conversazioni sono state acquisite dai pm di Genova. Leopizzi, ha avuto un ruolo importante nello scandalo di questa Genoa-Venezia del giugno 2005, quando il proprietario del Genoa comprò la partita per assicurarsi la promozione in serie A con 250 mila euro in contanti. Lo ricorda uno dei pubblici ministeri del processo penale per frode sportiva concluso dall'indulto. «Tra Preziosi e i capi ultras c'erano rapporti per lo meno strani», dice il magistrato Alberto Lari. «Nei loro incontri in un ristorante genovese, il presidente era invitato a staccare il telefonino per non essere intercettato e, a sua volta, veniva registrato dai tifosi che, poi, nei colloqui telefonici fra loro dicevano di avere avuto dritte sulle partite aggiustate. Abbiamo passato tutte queste informazioni alla giustizia sportiva che, però, non ha ritenuto di dare seguito».
Fonte:Lalaziosiamonoi.it
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