TRIBUTO A DEL PIERO DA TUTTI GLI JUVENTINI: «GRAZIE FRATELLO»


Per la generazione degli anni `70 Del Piero è stato una speranza.
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Lecce, 14/05/2012 -

Sono passati diciannove anni da quando un paio di laccetti sul polpaccio hanno fatto innamorare i ragazzini di tutta l'Italia.
Una vita passata insieme, lui a correre e noi a soffrire e gioire.
Perché, per chi è nato negli anni '70, Alessandro Del Piero non è solo un campione o il capitano della Juve, oppure il ragazzino che faceva innamorare tutti con i goal a giro.
Per noi Alex è un coetaneo, un amico, un fratello. Abbiamo assistito a tutta la sua carriera e con lui abbiamo sognato perché quel ragazzo rappresentava ognuno di noi.
Quel ragazzino è cresciuto e noi con lui, i suoi laccetti sono spariti e anche noi abbiamo iniziato a togliere le magliette e indossare le camicie. Lui si è sposato ed è diventato padre e molti di noi hanno fatto lo stesso cammino di vita.
Ha vissuto le gioie e le tragedie della vita proprio come tutti noi e negli stessi momenti.
Quel ragazzo era la nostra immagine su un campo da calcio. Era il nostro desiderio di giocare a pallone.
Noi che eravamo grassi, che non avevamo i piedi buoni, che non potevamo andare a vincere al Santiago Bernabeu ci siamo affidati a lui e lui lo ha fatto per noi.
Abbiamo spinto tutti insieme quel pallone a Tokio.
E quando la sfortuna si è presentata a bordo campo, in una domenica friulana, una smorfia di dolore si è dipinta sul viso di tutti noi.
Abbiamo portato le stampelle insieme a lui e lo abbiamo sostenuto perchè lui non era uno di noi ma era la nostra immagine in un mondo favoloso.
Ci è caduto il mondo addosso quando quel pallone si è stampato sul corpo di un portiere francese in una finale europea, perchè quel goal lo abbiamo sbagliato tutti noi.
E su quel palco in una notte d'estate senza maglia con la coppa del mondo alzata al cielo non c'era solo un calciatore.
Noi degli anni '70 abbiamo goduto di più per il 2-0 contro la Germania perchè quel goal lo abbiamo fatto noi tutti insieme.
E tutti insieme siamo andati a Crotone o a Rimini a giocare con dignità una amara serie B.
E proprio adesso che tutto è tornato come prima, qualcuno, di una generazione precedente, ha deciso che quel ragazzino non è più il simbolo di una maglia.
E lo ha fatto senza dire il perché, lo ha fatto e basta.
Forse l'anno venturo Alex correrà insieme a tutti noi su un altro campo e forse segnerà per noi e con noi altri goal ma per la generazione degli anni '70 oggi c'è una consapevolezza.
Per noi oggi c'è la realtà, è la storia che ci dice che un ciclo della nostra vita è finito.Niente più pantaloncini, niente più pallone, niente più speranze.
Perchè quelle lacrime ieri ci hanno fatto capire che con quel giro di campo finiscono i nostri sogni.
La nostra speranza di giocare e vincere si spegne e rimane la realtà.
Grazie Alex, siamo diventati adulti insieme.

Pierpaolo Renna