A Torino, in mattinata, si sono addensate nuvole nere. Il cielo è diventato plumbeo e il vento gelido venuto da nord che spazzava via impietosamente ogni cosa, è stato premonitore del risultato negativo che si sarebbe consumato nel triste pomeriggio del pallone granata. Torino e Parma, entrambe a nove punti in classifica si sono affrontate anche per stabilire chi delle due, vincendo la partita, potesse vantare la posizione di essere inserito immediatamente dopo le grandi del campionato. Ha vinto il Parma di Donadoni che con 12 punti si va a posizionare in un punto interessante della classifica di Serie A. I gialloblu hanno vinto senza strafare, subendo addirittura per tutto l’arco del primo tempo l’iniziativa granata che, in verità, ha dato più la sensazione di buona volontà piuttosto che di reali convinzioni di far sua la gara. Troppo sterile l’attacco del Toro, centrocampo con poche idee e difesa spesso in affanno e, in qualche circostanza, pure assente. La squadra di Ventura si presentava in campo con una formazione inedita, visto che, come ha affermato il tecnico granata in sede di conferenza stampa, si voleva dare un turno di riposo ai giocatori più rappresentativi, anche in previsione della partita che il Toro andrà a giocare mercoledì prossimo nel turno infrasettimanale contro la Lazio. La scelta è risultata errata e, al contempo, non valutata attentamente nei dettagli. Riteniamo, infatti, che una squadra come il Toro che non ha impegni di Coppe internazionali, non debba vivere all’interno del gruppo l’assillo di non potercela fare a reggere alcune partite di campionato, pur sporadicamente ravvicinate tra loro. Questo, secondo il nostro avviso, è stato l’errore di partenza del Toro di Ventura che non ha saputo valutare l’importanza di affrontare una squadra come il Parma che, per ambizioni e struttura tecnico organizzativa, dovrebbe essere tra le squadre che hanno maggiori punti in comune con il Torino stesso. Il Parma, come dicevamo, dopo un primo tempo in cui non ha affondato i colpi del suo attacco, ha iniziato la ripresa più convinto delle proprie possibilità e, dopo aver capito che avrebbe potuto far sua l’intera posta in palio, è migliorato sotto il profilo organizzativo del gioco. E così, intorno alla metà della ripresa e nel breve volgere di sessanta secondi, il Parma infila la porta di Gillet prima con Sansone e poi con Amauri. Un uno – duo micidiale che ha tagliato letteralmente le gambe ai granata i quali, dopo l’espulsione di Sansone, (puro caso di omonimia tra il giocatore del Toro espulso e quello del Parma che ha segnato appena entrato in campo) inflitta dall’arbitro Giacomelli per doppia ammonizione e a causa di simulazione in area di rigore del Parma, il Toro è andato letteralmente alla deriva. Incassa ancora il terzo gol siglato al 43’ del secondo tempo da Rosi, mentre riesce a segnare il gol della bandiera al secondo minuto di recupero con Basha, entrato da poco. In sede di conferenza stampa, cui noi abbiamo partecipato per capire meglio gli umori del dopo gara, c’è stato, da parte granata, un velato riferimento alla decisione dell’arbitro nell’ammonire in maniera scriteriata Sansone, dando così una svolta negativa alla gara. Poi, chiari cenni a non perdere l’umiltà sono stati evidenziati da mister Ventura che vuole rimarcare il ricordo sempre vivo di ciò che è il Toro oggi e quello che è stato nel recente passato. Noi, invece, vogliamo essere più cinici e diciamo che l’episodio dell’espulsione di Sansone ha, in qualche misura, influito negativamente sul risultato finale, tuttavia, riteniamo importante riaffermare i concetti già ampiamente espressi in apertura di articolo. Il Toro, infatti, oltre l’assenza forzata di Angelo Ogbonna, (buona la prova del suo sostituto Guillermo Rodriguez classe ‘84) non può permettersi il lusso di lasciare in panchina Bianchi, Cerci, Sgrigna, Basha, che completano in qualche modo, assieme agli altri titolari, un assetto tattico dal quale non è possibile prescindere. Il Parma, con il suo tecnico Donadoni, ha sostenuto di aver meritato la vittoria, nonostante le titubanze iniziali nelle quali i gialloblu si sono rivelati timidi e titubanti. Per questo, sostiene Donadoni, (apparso come sempre pacato nell’espressione dei concetti più basilari), “dobbiamo lavorare con serenità per migliorarci a livello di gruppo”.
Salvino Cavallaro
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