I SENTIMENTI IN UN CAMPIONATO DEL MONDO SENZA L’ITALIA


Riflessioni e inevitabili amarezze
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Torino, 15/06/2018 -


Nel vedere entrare le squadre di Russia e Arabia Saudita, che hanno iniziato a giocare la prima partita di campionato del mondo del Gruppo A, sono stato assalito da una legittima tristezza nel ricordare amaramente l’assenza dell’Italia. Poi, il momento degli Inni Nazionali che notoriamente manifestano l‘orgoglio e l’appartenenza alla propria Patria, mi ha lasciato ancor più l’amaro in bocca. Sì, perché questo pallone mondiale ammantato di ricchezza economica e tantissima immagine promozionale, resta la più grande vetrina di un calcio che non è solo considerato a livello tecnico, ma è anche notevole appuntamento sociale e culturale. Dietro questa partecipazione ai rettangoli verdi della Russia c’è lo sport, ma c’è anche la politica con i suoi incontri di pace e i rapporti che senza l’ausilio di questo pallone così discusso da sempre, probabilmente non avrebbero avuto motivo di relazionarsi. E allora penso a certe rivalse politiche, sociali e culturali che talora migliorano anche attraverso il pretesto di un gioco che crea indiscutibili interessi economici, ma che da sempre è veicolo di aggregazione sociale. Ciascuno con la propria bandiera, con il proprio orgoglio patriottico, ciascuno con la propria storia di diritti sociali non sempre rispettati da altri, per egoismi e facili pensieri di arricchimento personale. Ma il pallone mondiale ha una sua magia che nessun altro ha. Certo, il focus è dato dalla parte tecnica, dalle vittorie, dai gol e dalla presenza in campo delle stelle del calcio mondiale che danno indiscutibilmente lustro all’evento e creano curiosità da vendere. E’ la macchina dello sport che si muove attraverso l’attenzione mondiale dei media, dei potenti capi di Stato che gestiscono il mondo, ma anche attraverso la gente comune che magari durante l’anno non segue il calcio ma che davanti allo spettacolo sportivo e folkloristico dei mondiali si intriga con curiosità. Questa è la forza del pallone mondiale, un potere che nessuno ha. E più volte ho riflettuto sull’importanza di questo evento sportivo che ogni quattro anni quasi carpisce l’attenzione di tantissime persone, distratto come sono stato per un attimo nel vedere in tribuna la presenza del Presidente Vladimir Putin che dopo avere parlato alla gente durante la cerimonia d’apertura del campionato mondiale allo stadio Luzhniki di Mosca, si è accomodato accanto alla Presidente della FIFA Gianni Infantino e il principe saudita Bin Salman, per assistere all’incontro Russia – Arabia Saudita finita con il risultato di 5 a 0 a favore dei russi. Ma ciò che mi è piaciuto di più è stato l’atteggiamento dei tre alti rappresentanti le istituzioni, i quali non hanno lesinato strette di mano e persino qualche scusa per il rotondo risultato inflitto dai russi ai sauditi. Ebbene, questa è la forza del calcio. Unire e mai disgregare, incontrarsi e piacevolmente godere di uno spettacolo che in qualche caso possa pure rappresentare una sorta di eventuale disgelo politico, sociale, culturale. Così ci piace questo mondo del pallone, così lo vogliamo pur con tutte le sue infinite storture che cogliamo da un sistema non sempre indenne da colpe aggravate da troppi e iperbolici interessi economici. Ma è il campionato mondiale di calcio che conquista per i suoi sentimenti, per le emozioni che ci fa vivere e che non tiene conto del distinguo tra razze, culture e religioni. La propria bandiera resta il simbolo dell’orgoglio, ma è anche l’emblema di certe fragilità economiche e sociali che purtroppo fanno la differenza. Importante esserci, partecipare, incontrarsi, sbandierare il proprio orgoglio al di là di ogni cosa. Ecco perché fin dal’inizio ci manca l’Italia, quella maglia azzurra che fino alla fine non vedremo in questa FIFA WORLD CUP Russia 2018. Peccato!

Salvino Cavallaro        

Salvino Cavallaro