IL BARCELLONA DI GUARDIOLA CHIUDE COME AVEVA INIZIATO, SPETTACOLO E MENTALITÀ VINCENTE


È stato sufficiente un tempo per rivivere
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26/05/2012 -

In Spagna ce lo aspettavamo e per l'intera settimana di avvicinamento alla partita si sono moltiplicati gli interventi e le opinioni sulla possibilità dei fischi del pubblico all'inno nazionale. Non mi soffermerò sulle motivazioni politiche e storiche che spingono baschi e catalani a ribellarsi all'autorità del re (in tribuna d'onore c'era il principe) o all'autorità simbolica dell'inno perchè non è il momento nè il luogo adatto. C'è da segnalare come la TVE (sarebbe come la nostra Rai 1) abbia goffamente tentato di occultare quello che stava accadendo alzando improvvisamente le note dell'inno spagnolo nascondendo così gli impietosi fischi del pubblico accorso al Vicente Calderón di Madrid. Alla fine dell'inno i telecronisti hanno dato persino prova di informazione deviata dicendo che il pubblico aveva fischiato le note dell'inno anzichè dire che aveva fischiato l'inno. In fondo era successo anche una settimana fa in Italia figuriamoci in Spagna dove le pretese di autonomia e indipendenza delle singole regioni sono atavicamente più sentite che da noi.

È stato sufficiente un tempo per rivivere il Barcellona dalle grandi gesta. Quello che è stato il simbolo dell'era Guardiola e che entrerà per sempre negli annali. La squadra irresistibile e dominatrice che tante volte ha umiliato il Real Madrid o lo United e che, ieri notte, ha letteralmente tramortito l'Athletic Bilbao.
Gli azul-grana hanno impiegato 28 secondi per realizzare il primo tiro in porta e meno di due minuti
per segnare il primo gol. È rarissimo poter dire che una squadra meriti il vantaggio nell'arco dei primi 120 secondi; eppure, il Barcellona c'è riuscito con un inizio a ritmi altissimi di fronte al quale i baschi non hanno saputo reagire.
Il copione non è cambiato nemmeno dopo il primo gol. Gli uomini di Guardiola non hanno smesso di cercare la porta avversaria fino a quando, trascorsi 20 minuti, una combinazione tra Iniesta e Messi ha portato al gol l'argentino.
Il pubblico basco, che era predominante sugli spalti, è stato l'ultimo ad arrendersi continuando a sostenere i suoi nonostante il risultato sfavorevole e il fatto che si respirasse aria di catastrofe; più semplicemente per gli uomini di Bielsa è stato impossibile toccare palla.
Al minuto 26 è arrivato il terzo gol. Assist di Xavi e tiro perfetto di Pedro, che sembra essere tornato ai suoi livelli. Anche Del Bosque dovrebbe prenderlo in considerazione e lasciare a casa, magari, Muniain, che ha dimostrato in questo finale di stagione di non essere ancora all'altezza dei grandi palcoscenici.
Il rigore non dato all'Athletic per un evidente fallo di Piquet su Llorente in area avrebbe,forse, potuto riaccendere le speranze e rinvigorire il tentativo di rimonta dei bianco-rossi. Ma, contro una delle squadre più forti del mondo non si poteva pretendere di più da una squadra che nel corso della stagione ha giocato un gran calcio ma che manca di campioni che risolvono certe partite da soli. A mio modesto parere l'Athletic Bilbao, considerando che dispone di soli giocatori baschi, aveva già compiuto un piccolo miracolo arrivando in finale. Vincerla sarebbe stata una di quelle vittorie leggendarie.
Nel secondo tempo il Barcellona è sceso in campo meno indiavolato con l'obiettivo di difendere il risultato. L'Athletic, dal canto suo, ha continuato a provarci ma, in un certo senso, i giocatori baschi hanno sofferto di panico scenico sbagliando tutte le opportunità da gol. Llorente ha sbagliato una, Aurenetxe un'altra, Munian una terza. A volte è stata la bravura di Pinto, a volte i nervi, ma non era la notte dell'Athletic.
Il Barcellona ha terminato l'era Guardiola  così come l'aveva iniziata, spettacolo, buon calcio e mentalità vincente.

 

 

 

 

 

 

 

Antonio Ioppolo