IL DERBY JUVENTUS TORINO S’INTRECCIA ALLA STORIA DELLA CITTÀ PIEMONTESE.


Erano gli anni di piombo che si alternavano
nello sfondo mai opaco delle gesta calcistiche di una Torino suddivisa tra tifo
bianconero e granata. Tragedie di morti e gambizzazioni provocati dal
terrorismo dilagante, ma con il rovescio di una medaglia che sapeva raccontare le
emozioni del pallone torinese. Brigate Rosse tra paure e fermento di un
movimento operaio che ha segnato la storia di quella Torino che si chiamava
Fiat e si identificava nel bene e nel male nel cuore pulsante operaio di Mirafiori.
Erano gli anni delle lotte di classe in cui la storia della Torino si incrociava
con i destini di Juventus e Torino separati da un solo punto in quel campionato
1977, in cui i bianconeri con 51 punti prevalsero sui granata che di punti ne
realizzarono 50. Bettega e Zoff contro Pulici e Graziani, derby sanguigni
carichi di intensità emotiva si dipanavano in un quotidiano sociale che la
città della Mole ha vissuto in maniera ansiogena e preoccupata per un futuro
che all’orizzonte appariva incerto dal punto di vista politico e sociale. Ma il
calcio e il derby in particolare, è sempre stato per la città di Torino
qualcosa di significativo soprattutto nel suo intendere sociale, prima ancora
che supportato da disparità di valore tecnico che spesso si è evidenziato nel
tempo tra le due agguerrite contendenti. E oggi, come ieri, la storia si ripete
nella rivalsa della squadra meno abbiente, dal punto di vista economico e
finanziario, la quale porta in campo sentimenti che vanno oltre il pallone e le
tante teorie di superiorità tecniche oggettive di una compagine sull’altra. Non
è retorica, ma il derby di Torino racconta la storia di due squadre che si “odiano”
sportivamente fin dai tempi in cui il Grande Torino la faceva da padrona sul
campo, cui si è poi continuato con gli innumerevoli scudetti conquistati dalla più
aristocratica Vecchia Signora d’Italia. Era la storia del pallone di Torino che
si dipanava tra lotta operaia e quel potere economico che si identificava nella
Fiat dell’Avvocato Agnelli. Eppure un derby è sempre un derby, anche oggi che
la Juve di Pirlo si trova al quarto posto in classifica con 17 punti e il Toro
di Giampaolo è al terzultimo posto con soli 6 miseri punti. Una disparità
eccessiva che, nonostante quanto detto in precedenza, non rispecchia
esattamente la pur reale differenza tra le due squadre di Torino. La Juve per
proseguire il suo intento di squadra alla ricerca di una nuova identità di
gioco e mentalità attraverso i suoi nuovi interpreti, e poi un Toro che è in
chiara difficoltà ed immerso nel cantiere della costruzione di una squadra che
desidera risalire la china dell’attuale classifica. Per i suoi tifosi e per la
stessa società granata. Vedremo cosa accadrà in quel rettangolo di gioco che è
pur sempre il vero arbitro di ogni valutazione tecnica. E intanto Torino aspetta
il suo derby, non più tra le angosce degli anni di piombo ma, semmai, tra la
preoccupazione di un virus che offusca il pensiero dell’oggi e del domani.
Salvino
Cavallaro