MA IN QUESTA INTER VINCENTE, QUANTO C`È DI ANTONIO CONTE?


L'analisi di uno scudetto che sta per cucirsi sulle maglie dell'Inter
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Torino, 26/04/2021 -

Quante parole si sono scritte su questo personaggio tanto chiacchierato, per avere un carattere così particolare che lo rende unico nel suo genere. Ma Antonio Conte è un moto perpetuo, uno che non si tira mai indietro, che non si ferma mai, che ci mette sempre la faccia, ma, soprattutto, pretende sempre tanto da se stesso e dalla sua squadra.Uno stacanovista del pallone, là dove allenamento, puntualità, serietà, rispetto delle regole si traducono nel lavoro di ogni professionista che intende lavorare sodo per raccogliere i frutti poi. Ma attenzione a non sgarrare, a non fare i furbi, perchè mister Conte annota tutto il bene e il male. Questo è quanto dà della sua professione dove va, dov'è andato con alterne polemiche. Sì, perchè chi vuole questo allenatore alle proprie dipendenze deve sapere che deve avere a che fare con un carattere particolare, forse anche irascibile e senza peli sulla lingua. Prova ne è che fin da quando è stato allenatore del Siena, Arezzo, Bari, dell'Atalanta, della Juventus, C,T, della Nazionale e poi ancora allenatore del Chelsea e ora dell'Inter, ha sempre vinto ma ha sempre preteso molto dalle società in cui è stato. E adesso che dopo due anni in cui si è accasato nella società nerazzurra e sta per vincere lo scudetto, ci si chiede quanto veramente ci sia di suo in questa Inter. Noi diciamo che c'è molto, forse tutto, perchè ha saputo inculcare in questa società non solo l'entusiasmo perduto in tanti anni e quella sempre latente anarchia di ruoli, ma, soprattutto, ha trovato regolarità di risultati cancellando in qualche modo quell'eterna immagine di «Pazza Inter» che da sempre l'ha contraddistinta in un'altalena che l'ha portata a non vincere nulla da tanti, troppi anni. Sì, perchè la memoria di Josè Mourinho e il triplete conquistato in tempi ormai troppo lontani, avevano bisogno di essere rinfrescati, rivisitati, anche nel tentativo riuscito quest'anno di spezzare in qualche modo l'egemonia di una Juventus che per ben nove anni di fila ha vinto lo scudetto. E adesso che finalmente si sta per tagliare il traguardo per primi, il popolo interista gode ma non ancora liberamente come vorrebbe, almeno fino a quando la matematica non dirà che finalmente quel «Qualcosa di importante» - come dice Conte - sia stato raggiunto. E allora cosa vogliamo ancora dire a questo piccolo, grande allenatore che nonostante ispiri antipatia a molti interisti per i suoi trascorsi juventini, c'è da applaudirlo perchè è riuscito con la sua squadra a ricompattarsi sul campo, nonostante le mille vicissitudini societarie per nulla confortanti, avrebbero potuto distrarre i suoi ragazzi. E invece il suo motto è stato sempre «Testa bassa e pedare» fino adesso, fino a una sola settimana dalla probabile conquista matematica dello scudetto. E persino la Madunina interista sorride e abbraccia questo allenatore «antipaticone» e forse anche rompiscatole, a cui non si può disconoscere di vivere intensamente i sentimenti di un football che non è banalmente solo ricchezza, ma sa essere anche meritocratico.

Salvino Cavallaro