ADDIO A GIAMPIERO GALEAZZI, IL GIORNALISTA CHE NARRAVA LE EMOZIONI DELLO SPORT


Lo stile unico di un giornalista forse irripetibile.
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Torino, 13/11/2021 -

Lo sport è vita. Quante volte praticando l'attività motoria abbiamo sentito dire questa frase collegandola principalmente a «Mens sana in corpore sano». Ed è vero, perchè raccontando lo sport fin dalla sua genesi, ritroviamo la storia di atleti e fatti tecnici che sono l'esempio e l'essenza di una vita sana. Tuttavia, se l'aspetto tecnico dello sport si evidenzia come gesta che restano indelebili nel tempo, è altresì vero che le emozioni relative a questo particolare mondo chiamato sport, rappresentano il fulcro di ogni vittoria ma anche di una sconfitta. La persona resta sempre al centro di ogni cosa e narrarne gli attimi fatti di imprese sportive o delusioni cocenti derivanti da una sconfitta, diventa essenziale per ogni tipo dii comunicazione. Giampiero Galeazzi, morto all'età di 75 anni per una grave forma di diabete, è stato un giornalista sportivo capace di emozionare perchè il suo modo di raccontare lo sport era particolare, diverso da tutti gli altri. Per anni ha prestato la sua voce alle telecronache di grandissime imprese sportive, soprattutto alle olimpiadi, sviluppando un giornalismo di particolare senso umano. Un modo come un altro di trasmettere le proprie emozioni al telespettatore attraverso la sua voce roca e quall'anima che si faceva tutt'uno con chi riceveva i brividi che egli stesso provava nell'assistere e raccontare il vissuto di una vittoria. Sapete cari lettori, giornalisticamente parlando non è facile trasmettere certi momenti appartenenti alla vita dello sport, la forza fisica degli atleti ma anche le umane ansie e fragilità che spesso conducono a lacrime di gioia o delusione. Ed è proprio qui la difficoltà di raccontarne i momenti che nulla hanno a che fare con la parte tecnica, ma con tutto ciò che s'interseca tra cuore e anima. Sono i sentimenti, le emozioni che Giampiero Galeazzi sapeva tradurre con facilità in qualcosa di essenziale e capace di coinvolgere il telespettatore in momenti da ricordare per sempre. Così come le telecronache che sono rimaste impresse nella storia dei fratelli Abbagnale, di Antonio Rossi e Bonomi «Ultimi 50 metri.....Non li prendono più, non li prendono più» sembra di sentirlo ancora il buon «Bisteccone» con l'enfasi della sua voce roca rotta dall'emozione. Ma di Giampiero Galeazzi c'è ancora molto altro nel racconto del Tennis e della Coppa Devis di quegli anni '90, senza dimenticare la narrazione del calcio e dei suoi campioni come Maradona, lo scudetto del Napoli, della Roma, del Verona e tanto altro. Sempre a bordocampo, sempre lì ad avvicinare i personaggi, a esprimere l'attimo legato alle emozioni che si moltiplicavano al fischio finale dell'arbitro. Era un giornalismo unico il suo, capace di entrare dentro le persone animate dalla voglia di sport e di vita.

Ciao Giampiero, il tuo stile inconfondibile di fare il giornalista sportivo resterà per sempre negli annali Rai come qualcosa di unico e irripetibile.

Salvino Cavallaro .