PRESIDENTE AGNELLI, SUO PADRE UMBERTO AVREBBE CONDIVISO IL SUO MODO DI GESTIRE LA JUVENTUS?


Riflessioni senza sentenza!
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Torino, 05/12/2021 -

Premesso che essere indagati non significa essere colpevoli, e che semmai, stabilito il reato commesso, l'imputazione venga formulata in sede penale dalla Procura di Torino che sta proseguendo nell'indagine e non da altri.Tuttavia, resta legittimo pensare se la gestione di Andrea Agnelli in qualità di imprenditore, dirigente sportivo e presidente della Juventus dal 2010 - oltrechè presidente dell'European Football Club dal 2017 al 2021 - sia stata consona alla responsabilità del ruolo. Cercando di emarginare le varie banalità sulla retorica che verte sempre su quel «Una volta il calcio era diverso e non si possono fare paragoni», resta evidente il fatto che certe conduzioni aziendali fanno sempre capo all'uomo e alla sua abilità di attorniarsi delle persone giuste al posto giusto con consapevole ponderatezza, mettendo da parte eventuali amicizie, simpatie, antipatie, che non possono davvero far parte del mondo dirigenziale, in cui si richiede la massima risolutezza in ogni azione fatta ai fini di una conduzione aziendale che deve eccellere nel proprio settore. Ebbene, tutto questo, in tanti anni della presidenza Andrea Agnelli, che pur ha scritto nella sua storia di alto vertice della Vecchia Signora d'Italia la conquista di nove Scudetti consecutivi, Supercoppe e Coppe Italia, resta sempre da verificare il modo con cui questo primo tifoso della Juventus abbia condotto un'azienda che resta controllata dalla Exor, l'holding finanziaria olandese della famiglia Agnelli gestita dal presidente cugino John Elkann. Tante cose «Non da Juventus» sono state fatte. E penso al modo con cui ci si è liberati di Beppe Marotta (l'Allodi di oggi) per dissidii sull'acquisto di Ronaldo, cui il manager, oggi dirigente dell'Inter, si era opposto per salvaguardare il bilancio in maniera lungimirante, o anche quel feroce bisticcio con l'irascibile Antonio Conte che si poteva gestire in maniera diversa mediando con maggiore interesse per la società, fino poi ad arrivare al caso Suarez seguito dalla Procura di Perugia in cui furono indagati Fabio Paratici (allora dirigente della Juve in sostituzione di Marotta) e altri componenti della società Juventus. E ancora penso agli ultimi episodi sulla Superlega in cui il presidente Agnelli è stato uno dei massimi fautori, per arrivare ad oggi in cui la Procura di Torino sta indagando su presunte emissioni di fatture false, manomissioni in bilancio derivanti dalle plusvalenze e intercettazioni su un'ipotetica carta sulla cessione di Ronaldo che risulta introvabile nelle sedi della Continassa e di Milano, di cui si sta cercando di fare chiarezza. In tutto questo terremoto finanziario, per cui la Procura sta indagando sugli ipotizzati reati commessi da Agnelli, Nedved, Paratici (allora dirigente della Juventus) e altri nomi autorevoli della società bianconera, resta una sorta di sospetto, e cioè: «Perchè c'è sempre di mezzo la Juventus?». La domanda non è banale, tuttaltro! La Vecchia Signora è la squadra più scudettata d'Italia, quella che da sempre ha creato invidie e, come tale, ha sempre attratto l'attenzione della Finanza, dell'opinione pubblica e di tutto il mondo legato al calcio. Una ragione di più per rendere ciò che si fa negli alti piani dirigenziali in maniera più trasparente possibile e senza l'ausilio del «Delirio di onnipotenza». Ecco, presidente Andrea Agnelli, per tutti questi motivi mi sono chiesto se suo padre Umberto sarebbe soddisfatto appieno di questa sua conduzione aziendale di una Juventus che negli anni ha condiviso col fratello presidente Gianni Agnelli in maniera forse anche non perfetta su tutto, ma sicuramente ammirevole nel creare uno stile sotto l'aspetto della capacità di dirigere una società più volte Campione d'Italia al cospetto di altri pur prestigiosi sodalizi calcistici italiani. E creda pure che non era un altro calcio solo perchè la Juventus non era quotata in Borsa. Era, ed è, una questione di persone capaci di condurre una vera azienda.

Salvino Cavallaro