CALCIO E LEALTÀ SPORTIVA, UN BINOMIO INSOSTITUIBILE


Salvino Cavallaro giornalista iscritto all`Ordine Regionale del Piemonte. Nasce a Milazzo (Me) ma ormai da anni vive e lavora a Torino. Ha collaborato con le redazioni di Sprint & Sport, Piemonte Sportivo, Torino Sera, La Nuova Metropoli, Arte & Dintorni, Stadio Goal. Attualmente, scrive per il Palio dei Quartieri News di Torino e collabora con IlCalcio24. In questi ultimi anni ha scoperto il fascino discreto della letteratura ed ha pubblicato il libro Quello che ho scritto, pensato e pubblicatoe Tra interviste e altroedito da Progetto Immagine.
tempo: 40ms
RSS
27/11/2012 -

Nella domenica in cui la Juve perde malamente la sua seconda partita dopo una lunga serie di risultati utili consecutivi, si contrappongono temi di natura tecnica ma anche etica che si riflettono in maniera chiara sul campionato di calcio italiano. Nel mio lungo corso di giornalista sportivo che ha sempre cercato di mettere in evidenza l’importanza del pensiero oggettivo e mai di parte che si è sviluppato relativamente a commenti e disamine di partite di calcio, mi rincuora il risveglio alla lealtà sportiva e a quella onestà intellettuale cui spesso si fa riferimento soltanto per citazioni fini a se stesso. Nel riflettere durante la mia presenza in tribuna stampa e poi attraverso le relazioni nate in sala stampa durante le conferenze dei post gara, mi è venuto in mente un tipico vezzo del nostro tempo, e forse anche del passato, quello cioè di sostituire la realtà, a volte dura, complicata ed impegnativa da ammettere onestamente, con la cattiva abitudine di ritagliare valutazioni su quanto possa ritornare utile meschinamente a nostro personale vantaggio. Spostando continuamente il bersaglio dalla realtà, si rischia così di non colpire né il centro e nemmeno i periferici contorni dell’oggettiva verità. Dopo la partita serale di domenica scorsa tra Milan e Juventus che ha visto la vittoria dei rossoneri per 1 a 0 grazie a un calcio di rigore inesistente decretato dall’arbitro Rizzoli, mi sarei aspettato le solite dichiarazioni di parte costruite sulla base dell’ipocrisia e della futilità egoistica. Ma, sorprendentemente, sia Massimo Allegri che Gigi Buffon hanno concordato ufficialmente che se il Milan ha vinto, non è stato certamente dovuto all’errore dell’arbitro. “ Il rigore non c’era assolutamente, ma la mia squadra ha vinto meritatamente” dice Allegri. E di rimando Gigi Buffon: “ Non vorrei che passasse il messaggio sbagliato che stasera la Juventus ha perso la partita per un errore dell’arbitro nel concedere un rigore che non c’era. Il Milan ha vinto con merito, giocando una partita perfetta. Noi siamo stati sottotono e incapaci di recuperare lo svantaggio, nonostante mancassero ancora 60 minuti alla fine della gara. Questa è la realtà inconfutabile. Giusto dare il merito al Milan di aver vinto una partita che ha meritato di vincere. Mi piacerebbe si scrivessero queste cose, piuttosto che le solite inesattezze su un calcio che, a volte, francamente mi delude”. Parole che ci responsabilizzano, che suffragano quanto sostenuto in apertura di articolo e cioè di un risveglio di lealtà sportiva che, oscurata dagli esorbitanti interessi economici, viene sistematicamente sommersa a discapito di mille falsità e menzogne. Il calcio è questo, da sempre. Si vince, si perde e si pareggia attraverso il gioco applicato in campo, con la bellezza della preparazione atletica, dello studio delle tattiche, delle filosofie di gioco, dei tocchi di classe deliziati da campioni che determinano la differenza sostanziale tra le squadre e, soprattutto, della mai dimenticata realtà che il calcio è formato da uomini e, come tale, capaci di determinarne il bene e il male. Le parole di Allegri e Buffon devono farci riflettere su un mondo che va cambiato dal punto di vista culturale e sociologico prima ancora che squisitamente tecnico e sportivo. Dopo gli scandali, le squallide scommesse, i sotterfugi e i tradimenti nascosti dietro l’angolo del pallone italiano, c’è uno spiraglio di luce all’orizzonte, un barlume di crescita sociale che noi giornalisti abbiamo il dovere di incrementare, di sostenere positivamente anche attraverso il nostro scrivere quotidiano che deve essere sempre oggettivamente attendibile e mai costruito sull’enfasi delle banalità. Questo, naturalmente, non vuole essere un insegnamento per nessuno, ma semplicemente un suggerimento dato da una riflessione personale che è sempre alla continua  ricerca di un mondo migliore. In fondo siamo noi con la nostra penna, gli artefici di un pensiero che dobbiamo esternare sempre in maniera corretta.  

Salvino Cavallaro                


Salvino Cavallaro