CALCIO, L’IMMORALITÀ DEI GUADAGNI STELLARI


In un mondo del lavoro
che da anni conosce la crisi più nera e di difficile soluzione per una sua
fuoriuscita, il calcio dei lussureggianti e iperbolici guadagni fa gridare allo
scandalo. Da una statistica aggiornata in questi giorni, si apprende che i costi
degli stipendi relativi alla sola Serie A italiana è di circa 985 milioni di
euro annui. Uno sproposito economico che non è accettabile nell’Italia delle
pensioni minime, della disoccupazione giovanile e di un Pil che non si scosta
mai da livelli di speranza economica per il presente e per il futuro di questo
nostro Paese. Così Gonzalo Higuain, con i suoi 7,5 milioni di euro netti l’anno
è il nuovo primatista del settore “calcio guadagni”. A ruota seguono Daniele De
Rossi con 6,5 milioni di euro e Pjanic con 4,5. Poi c’è Hamsik che ne guadagna
3,5, mentre gran parte dei suoi compagni del Napoli si “accontentano” di
guadagnare intorno ai 2 milioni di euro. Ma il picco più alto della spesa
relativa alle retribuzioni del pallone, le società di calcio di Serie A l’hanno
toccato nel 2011, quando è stata registrata una spesa di 1 miliardo e 100
milioni di euro. Stipendi che sanno di favola e che invece si confermano reali
di un mondo del calcio che si nutre dei lauti guadagni provenienti dagli
sponsor, dalle televisioni e dalle partecipazioni nelle Coppe Europee.
Tuttavia, non è facile abituarsi all’idea di un contrasto così abissale tra la
vita comune e quella legata a un calcio che non tiene conto di lauree o titoli
conquistati a fatica negli anni per conquistarsi un posto dignitoso in società.
Se pensiamo a tutto questo, anche noi che ci occupiamo di calcio e ne facciamo
informazione, ci sentiamo quasi disarmati davanti a tale ingiustificato
distinguo di introiti tra un calciatore e qualsiasi altro lavoratore. Sappiamo
che questi discorsi risalgono alla notte dei tempi, tuttavia, ci sembrerebbe opportuno
cercare di calmierare alla fonte quell’eccessiva tendenza ad aumentare sempre
più quegli stipendi che fanno gridare allo scandalo. E’ una questione di
dignità, di rispetto verso persone che talora vivono in difficoltà economica e
che si accendono d’entusiasmo quando hanno un autografo o fanno una foto
accanto ai propri beniamini del pallone. Fotografie e dediche autografate che
immortalano uno status sociale di così abissali sproporzioni economiche, che
soltanto l’euforia di un gol o di una stretta di mano con il tuo idolo, ti fa
dimenticare. E’ l’orgoglio di una passione che annebbia e nasconde, perché se
si va sempre dove ti porta il cuore è difficile razionalizzare ciò che è
evidente a tutti.
Salvino
Cavallaro