Maduro, Mastour, Muamba. Tre calciatori che a prima vista non avrebbero nulla in comune: Il primo è olandese e gioca nel Siviglia. Il secondo è italiano di origini marocchine, ha 15 anni e a luglio ha firmato per il Milan per la cifra record di 500 mila euro versati alla Reggiana per il suo cartellino. Il terzo è congolese e giocava nel Bolton. Giocava: perché Patrice Muamba è alle prese con un cuore matto.
Ed è proprio la salute il fattore che trascende le vicende di questi tre calciatori così diversi tra di loro, i cui destini si sono irrimediabilmente uniti, tra righe di inchiostro su carta di giornale e pixel su schermi di pc, a seguito dei fatti di questi ultimi giorni. Muamba è uno che ha rischiato di emettere l`ultimo respiro subito dopo aver inalato l`odore umido dell`erba del White Hart Lane, contro il Tottenham. Il suo cuore mattoha deciso di punto in bianco di fermarsi per settantotto minuti, poi si è rimesso al lavoro. Ma poteva essere troppo tardi. E invece no, Muamba si è rialzato e a ricominciato a prendere a calci il pallone, sapendo di dare pedate, oltre che ad una sfera di cuoio, anche al suo destino. Ma i medici gli hanno detto di n è troppo rischioso. E così si è tolto le scarpette, ricordandosi di quei giorni in cui non si sapeva neanche se fosse riuscito a superare la notte.
Hachim Mastour invece è uno di quei ragazzini che imparano a tirare calci in un cortile, e in poco tempo si ritrovano su un campo in erba e con la maglia di una grande squadra. Quando nasci a Reggio Emilia e ti ritrovi corteggiato da Inter, Juve, Barcellona, Manchester City e Milan quando sei poco più di un ragazzino, non puoi fare altro che sognare in grande. Ma arriva un grande ostacolo. Sormontabile o no, chissà. L`A.C. Milan comunica che al momento Hachim Mastour non ha ottenuto l`idoneità medico sportiva. Nelle prossime settimane il giovane rossonero si sottoporrà a ulteriori accertamenti medici. Uno dei più limpidi talenti del calcio italiano di domani, anzi di dopodomani converrebbe dire vista la sua giovanissima età, rischia di fermarsi. La vicenda sembra incredibilmente simile a quella narrata nel film 4-4-2, Il Gioco Più Bello Del Mondo, in cui un giovane fenomeno del calcio viene scartato ai provini del Milan a causa di una malformazione cardiaca. Nel caso di Mastour non è stata specificata la causa dell`inidoneità, ma potrebbe arrivare a giorni, qualora il talento non superasse i test di accertamento. Naturalmente ci auguriamo una luminosa carriera per questo giovane, che speriamo ci faccia lustrare gli occhi, in futuro, sui campi di Serie A.
Maduro è stato acquistato a giungo dal Siviglia, e ha già all`attivo 18 presenze con la nazionale olandese. Ha sudato, in questi giorni, mentre si vedeva passare davanti tanti camici bianchi che discutevano di valori incomprensibili. Eppure stavano parlando del suo cuore. E delle sue coronarie, che sotto sforzo avrebbero potuto non reggere e ucciderlo. Ma l`epilogo è felice. Il capo dello staff medico della squadra annuncia: Finalmente possiamo affermare con grande sollievo che il calciatore può continuare a giocare". Maduro può tornare dai compagni, e dopo questa esperienza catartica ha dichiarato di vedere la vita in un altro modo, come se fosse appena uscito da un'ipotetica 1408 ideata da un riflessivo alter ego calciofilo di Stephen King.
Tre vite che, nel groviglio confuso delle linee contorte che siamo tutti noi, hanno preso a scorrere in parallelo in questa estate bollente. Impossibile non pensare a chi, per il cuore matto, adesso si trova su una targa all`ingresso di stadi, tribune e supporters club. A partire da Piermario Morosini, l`ultimo in ordine di tempo, che in uno stadio mezzo vuoto si è accasciato a terra, ha cercato di rialzarsi ed infine è stramazzato al suolo definitivamente. E poi tanti altri nella storia recente: Puerta, i cui genitori sostengono ancora oggi che i medici fossero a conoscenza della cardiopatia che lo ha ucciso. Fehér, che dopo essere stato ammonito crollò a terra nel terreno fangoso che sporcava la sua maglia rossa del Benfica. Foè, con il suo ventricolo sinistro che ha scelto la semifinale di Confederation Cup 2003 per fermarsi.
E poi naturalmente, parlando di cuore matto non si può non ripercorrere la storia di Renato Curi, che lo ammetteva anche, simpaticamente e in modo un po` ingenuo. Ho un cuore matto, capriccioso. Dicevano che ero malato, pensate un po`. Probabilmente non si sarebbe mai aspettato di giocare la sua ultima partita a 24 anni contro la Juventus, sotto la pioggia.
Sono storie così incredibili da farci un romanzo, ma altrettanto reali da essere un monito. Il cuore è l`organo che simboleggia meglio di tutti il calcio e forse lo sport in generale. Un muscolo grande quanto un pugno che pulsa e tiene in vita un organismo. Che può fermarsi nel mezzo di una partita, facendoti finire su tutti i giornali, in prima pagina, anche se sei un modesto giocatore di Serie B o della Premier League scozzese. Il simbolo dell`irrazionalità, che consideriamo ancora il centro delle emozioni anche se sappiamo benissimo che non lo è in realtà. Ed è quella irrazionalità che porta ad innamorarsi di una maglia, di una squadra. Che, dopotutto, cos`è se non undici ragazzi che probabilmente non conoscerai mai personalmente. Undici ragazzi che corrono con addosso quella casacca che riconosceresti fra mille uguali. Corrono. E il cuore corre. Pompa il sangue, batte, e continua a correre senza fermarsi. Chissà quando si stancherà. Ma non pensarci. Continua a correre. Insegui il pallone e vai, verso la porta.
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