OGGI, 200 PARTITE ALLA JUVE. IERI, “NOI ALLEGRI NON LO VOGLIAMO”


200 partite da allenatore della Juventus, tre
scudetti vinti, Coppe Italia e vari trofei conquistati (tranne la Champions),
eppure Max Allegri è l’emblema di
quanto nel calcio sia tutto relativo. Se solo per un attimo ci voltiamo
indietro e ritorniamo con la mente a quel luglio del 2014 in cui la Vecchia
Signora rimase orfana di Antonio Conte, ben ci ricordiamo come reagì il popolo
bianconero all’annuncio dell’assunzione di Allegri da parte della società
bianconera. “Noi Allegri non lo vogliamo”, era il coro
che riassumeva il sentire dei tifosi della Juventus che non accettavano il
mister toscano sulla panchina bianconera. Ma Allegri andò avanti per la sua
strada nella consapevolezza che l’avventura si presentava difficile ma non
impossibile. Sostituire sulla panchina uno juventino vero come Conte e passare
direttamente dal Milan alla Juve, aveva innescato tutta una serie di situazioni
che avrebbero scoraggiato chiunque. E invece l’Allegri di Livorno si rimboccò
le maniche e partì senza far troppe chiacchiere. A chi gli chiedeva se aveva in
mente di cambiare tattica e calciatori, rispondeva che solo il lavoro intenso gli
avrebbe dato la risposta. Così facendo e con fare intelligente, nel primo
periodo continuò con lo schema tattico di Conte che era ormai rodato, mentre in
seguito, in maniera lentamente progressiva, cominciò a dare la sua impronta
di tecnico capace e vincente. Oggi, a distanza di 4 anni, Allegri ha raggiunto
le 200 presenze sulla panchina della Juventus, ha vinto tutto ma non la
Champions, e, soprattutto, ha conquistato i tifosi che da quel “Noi Allegri non lo vogliamo” sono passati a esporre striscioni, tipo: “Noi siamo tutti Allegri”. E’ la forza
del calcio, in cui se vinci sei un grande e se perdi sei nessuno. Per onestà
intellettuale, dobbiamo dire che noi più di una volta ci siamo schierati contro
certe sue incomprensibili scelte tattiche, ma soprattutto contro quel suo modo iniziale,
spesso anche indecifrabile, di non
sapere leggere certe situazioni a partita in corso, ritardando quei cambi che
davano la sensazione di insicurezza e di paura di sbagliare. Poi il Max
livornese è cresciuto assieme ai suoi giocatori, ma anche attraverso la
consapevolezza di sapere di essere supportato da una società ed uno staff dirigenziale
dalle grandi capacità professionali. D’altra parte, non esiste una grande
squadra se tutte queste cose non si combinano tra loro. E oggi che ha raggiunto
quota 200, Allegri può dire di avere dato tanto alla Juve, ma di avere ricevuto
altrettanto da una Vecchia Signora che per lui rappresenta la fortuna di essere
capitato al momento giusto, con le persone giuste. E chissà se questa sera allo
stadio Franchi di Firenze, nella partita che la Juve dovrà affrontare contro
quella viola che è da sempre considerata un’acerrima rivale, il Max Allegri di
Livorno ricordi ancora quel suo primo giorno di allenamento a Vinovo, in cui fu
contestato ancor prima di cominciare.
Salvino
Cavallaro