OGGI, 200 PARTITE ALLA JUVE. IERI, “NOI ALLEGRI NON LO VOGLIAMO”


Un lungo legame con la Juventus e la prospettiva di un futuro duraturo.
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Torino, 09/02/2018 -


200 partite da allenatore della Juventus, tre scudetti vinti, Coppe Italia e vari trofei conquistati (tranne la Champions), eppure Max Allegri è l’emblema di quanto nel calcio sia tutto relativo. Se solo per un attimo ci voltiamo indietro e ritorniamo con la mente a quel luglio del 2014 in cui la Vecchia Signora rimase orfana di Antonio Conte, ben ci ricordiamo come reagì il popolo bianconero all’annuncio dell’assunzione di Allegri da parte della società bianconera. “Noi Allegri non lo vogliamo”, era il coro che riassumeva il sentire dei tifosi della Juventus che non accettavano il mister toscano sulla panchina bianconera. Ma Allegri andò avanti per la sua strada nella consapevolezza che l’avventura si presentava difficile ma non impossibile. Sostituire sulla panchina uno juventino vero come Conte e passare direttamente dal Milan alla Juve, aveva innescato tutta una serie di situazioni che avrebbero scoraggiato chiunque. E invece l’Allegri di Livorno si rimboccò le maniche e partì senza far troppe chiacchiere. A chi gli chiedeva se aveva in mente di cambiare tattica e calciatori, rispondeva che solo il lavoro intenso gli avrebbe dato la risposta. Così facendo e con fare intelligente, nel primo periodo continuò con lo schema tattico di Conte che era ormai rodato, mentre in seguito, in maniera lentamente  progressiva, cominciò a dare la sua impronta di tecnico capace e vincente. Oggi, a distanza di 4 anni, Allegri ha raggiunto le 200 presenze sulla panchina della Juventus, ha vinto tutto ma non la Champions, e, soprattutto, ha conquistato i tifosi che da quel “Noi Allegri non lo vogliamo” sono passati a esporre striscioni, tipo: “Noi siamo tutti Allegri”. E’ la forza del calcio, in cui se vinci sei un grande e se perdi sei nessuno. Per onestà intellettuale, dobbiamo dire che noi più di una volta ci siamo schierati contro certe sue incomprensibili scelte tattiche, ma soprattutto contro quel suo modo iniziale, spesso anche  indecifrabile, di non sapere leggere certe situazioni a partita in corso, ritardando quei cambi che davano la sensazione di insicurezza e di paura di sbagliare. Poi il Max livornese è cresciuto assieme ai suoi giocatori, ma anche attraverso la consapevolezza di sapere di essere supportato da una società ed uno staff dirigenziale dalle grandi capacità professionali. D’altra parte, non esiste una grande squadra se tutte queste cose non si combinano tra loro. E oggi che ha raggiunto quota 200, Allegri può dire di avere dato tanto alla Juve, ma di avere ricevuto altrettanto da una Vecchia Signora che per lui rappresenta la fortuna di essere capitato al momento giusto, con le persone giuste. E chissà se questa sera allo stadio Franchi di Firenze, nella partita che la Juve dovrà affrontare contro quella viola che è da sempre considerata un’acerrima rivale, il Max Allegri di Livorno ricordi ancora quel suo primo giorno di allenamento a Vinovo, in cui fu contestato ancor prima di cominciare.

Salvino Cavallaro            

Salvino Cavallaro