QUANDO IL CALCIO È SINONIMO DI PSICOLOGIA APPLICATA.


Allenare il pensiero e aiutarlo a vincere attraverso
strategie che si fondono perfettamente con le capacità di unire la squadra tramite
la comunicazione di gruppo. Nel piccolo parco di capaci comunicatori, di cui
purtroppo il mondo del calcio è spesso arido, abbiamo pensato da sempre come
dal rettangolo verde di gioco si possano trarre lezioni talora indispensabili
di relazioni umane. Pep Guardiola e Josè Mourinho ritenuti giustamente tra i
migliori allenatori dell’era moderna, sono presi come un esempio importante da
parte delle migliaia di allenatori che frequentano master e studi universitari
di settore. Il campo di calcio e lo spogliatoio, sono spesso palcoscenico di
brutture sociali come scandali dovuti alle scommesse e gesti di razzismo, ma
sono anche luoghi in cui si manifesta leadership di gruppo e coaching, nella
consapevolezza di migliorare le proprie risorse nello sviluppo delle energie e
delle motivazioni. Tante volte, in questo mondo moderno fatto di personaggi
privi di carisma, sia a livello politico che imprenditoriale, abbiamo
riscontrato che nel pallone ci sono maggiori spinte e riferimenti portati al
ragionamento, all’approfondimento di corsi universitari, strategie di business
e relazioni. Già, la relazione. Il pane quotidiano senza il quale il nostro
vivere non avrebbe alcun significato, alcun senso logico. C’è un collegamento indicativo
nell’essere umano, che parte dalla logica di pensiero che l’uomo non è
“un’isola” e come tale ha assoluto bisogno di vivere e confrontarsi con gli
altri in maniera ragionevole. E’ come migliorare la propria qualità di vita,
intesa in senso generale ma anche come specifico settore professionale. E, in
questo senso, particolare attenzione è data dai media agli allenatori di calcio
e ai loro metodi di preparazione. Carlo
Ancelotti, Antonio Conte, Simeone, Pep Guardiola,
Josè Mourinho e altri illustri nomi dei coach più famosi d’Europa, sono
seguiti con interesse soprattutto dai giovani allenatori che ambiscono a
percorrere la stessa strada vincente. Da qui lo studio approfondito del Mental Coach,
una figura capace di interagire con l’allenatore e di sfociare in una logica
fatta di motivazioni e comunicativa verso il proprio gruppo di giocatori che
devono necessariamente costituire un team coeso per il raggiungimento di
obiettivi voluti all’unisono. Insomma, tutti per uno e uno per tutti. Nel
calcio non è retorica ma effettiva necessità di costruire un gioco di squadra
capace di determinare risultati di positiva continuità. Oggi, come non mai, per
giocare bene al pallone occorre la testa oltre ai piedi buoni, anche perché in
nessuno sport come nel calcio, un atleta si gioca il presente e il proprio
futuro ogni tre giorni. Ed è per questo motivo che i grandi allenatori di
calcio come Josè Mourinho e Pep Guardiola sono esemplari su certe filosofie di
studio sempre nuove e capaci di primeggiare. Strategie vincenti che inducono
allenatori e giocatori ad avere pretese economiche legittime, dando al contempo
un segnale di autorevolezza alle società di appartenenza. Di vitale importanza
è la comunicazione e, in altre parole, la capacità di parlare al gruppo e anche
al singolo giocatore in maniera di farsi capire, creando quell’empatia
necessaria per uno scambievole senso dell’autostima. Costruire un team vincente
è anche la logica conseguenza e la consapevolezza di appartenere a una grande
società di calcio seria e qualificata anche sotto l’aspetto economico,
organizzativo e della logistica delle strutture che devono essere sempre in
grado di supportare le esigenze di un lavoro quotidiano che, talora, occupa anche
una giornata intera. Tre sono dunque gli elementi essenziali per la leadership
di un bravo allenatore di calcio: strategia,
capacità di fare squadra e abilità
nel motivare i singoli e il gruppo. Un po’ come dire che nel calcio nulla
s’inventa, ma si costruisce pazientemente giorno dopo giorno attraverso il
lavoro e la fatica. D’altra parte il ruolo dell’allenatore di calcio moderno,
non si limita più alla sola preparazione tecnico-tattica della squadra, ma va a
integrarsi a una logica di psicologia applicata che, davvero, non può più
ritenersi superflua ma necessaria. Cambia il calcio, cambiano i sistemi di
preparazione e cambiano pure le generazioni. Oggi, il pallone che crea business
e interessi economici sempre maggiori, è diventato materia di studi
approfonditi anche a livello universitario e, per questo motivo, a chi si
chiede ancora oggi se è più importante avere in squadra un bravo allenatore
piuttosto che degli ottimi calciatori, diciamo che, da sempre, è essenziale che
le due cose si combinino e si fondino perfettamente in un unico “metallo prezioso”: la squadra.
Salvino Cavallaro