TITO VILANOVA, TRA SFORTUNA E IMPONDERABILITÀ DI VITA


Una vita mai baciata dalla fortuna
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Barcellona, 26/04/2014 -


Ci sono storie nella vita e nel calcio che spesso fanno riflettere e che sbalordiscono per la loro somiglianza. Da sempre si sostiene che il calcio è palestra di vita e, come tale, ci si sofferma in quelle che sono le peculiarità che, attraverso le emozioni, lo sport ci fa avvertire a livello dell’anima e che ci fa pensare alla vita, alla sua bellezza ma anche a ciò che ci fa soffrire come segno di un destino che, talora, si presenta imponderabile, inaspettato nella sua crudeltà. E allora riconsideriamo il concetto di fortuna, sfortuna e privilegio, come un qualcosa che ci viene destinato dal fato costringendoci al pensiero imperante del “perché”. Sì, “perché proprio a me, perché questa sfortuna, quando magari chi mi è accanto gode di fortuna e privilegi di ogni genere?” Non c’è una risposta a tutto questo. E’ semplicemente la storia eterna di chi vede la vita e lo sport assemblati nell’unico concetto somigliante metaforicamente alle scale di un palazzo: “c’è chi le scende e chi le sale”. Ma, in realtà, è solo un’apparenza momentanea, semplicemente perché ognuno di noi ha la sua storia, ha i suoi momenti di vita in cui certe cose vanno per il verso giusto e altre, invece, ci penalizzano talora in maniera irreversibile. Una cosa è certa, dal momento in cui nasciamo ci accorgiamo che nulla è per sempre, nella vita come nello sport. Tutto è ciclico, nulla è eterno, tutto è relativo. Ed è per questo che spesso ci danniamo con noi stessi perché non sappiamo cogliere l’attimo fuggente, inconsapevoli come siamo che la bellezza si alterna a mille altre cose che si chiamano bruttezza, tristezza, difficoltà di vivere. La morte del 45enne Tito Vilanova, l’erede sfortunato di Pep Guardiola sulla panchina del Barcellona, ci fa pensare al concetto di fortuna e sfortuna. Eppure Vilanova era una promessa del centrocampo nelle giovanili del Barca, ma fu il suo grande amico Guardiola a diventare un centrocampista di fama mondiale. Poi, finita la carriera di calciatore, Pep Guardiola volle Vilanova accanto a se nella panchina dei blaugrana. Nacque cosi la squadra più bella di tutti i tempi, una squadra dal gioco armonico capace di dare bellezza e spettacolarità a un football che si gustava quasi come vera arte del pallone. Eppure, molti pensavano che il merito di cotanta bellezza pallonara fosse racchiusa soltanto nella bravura di Guardiola e pochi si avvedevano della qualità del suo vice, sempre silenzioso, sempre umile ma presente, paziente e pronto ad aiutare l’amico Pep, proprio nel momento del bisogno. Una presenza mai invadente, sempre impalpabile ma necessaria, perché il profilo di Tito Vilanova era importante, vitale per dare sicurezza a Pep e a tutta quella bellissima squadra che è stata il Barcellona dal gioco definito Tiki Taka, e cioè una sorta di brevi passaggi del pallone che però erano precisi nel condurti direttamente presso la porta avversaria e fare gol. Ma non c’era la sola capacità di impartire suggerimenti di tecnica nella consulenza di Vilanova, c’era qualcosa di più definibile che si chiamava umanità, amicizia, dialogo, pacche sulle spalle al suo eterno amico Pep, ma anche a tutti i componenti di quella bellissima squadra. Poi, come spesso succede anche nella vita, ci furono una serie di incomprensioni tra Guardiola e Vilanova. Così il Barcellona decide di affidare la squadra a Vilanova, mentre Guardiola che aveva fatto ormai il suo tempo nel Barca, decide di andare ad allenare il Bayern Monaco. I saluti furono tristi e, soprattutto, furono grandi i rimpianti di Vilanova di non avere più a suo fianco l’amico Pep. Intanto, per uno strano scherzo del destino, Vilanova si ammala di un tumore alla ghiandola parotide nel 2011, proprio durante il suo primo anno in cui è stato sulla panchina del Barcellona. Il resto è storia recente, perché in soli tre anni dalla scoperta della terribile malattia, Tito Vilanova si è consumato fino alla sua prematura morte. Una vita fatta di retroscena, la sua, sempre dietro al sipario del pallone, un qualcosa che non ti mette mai in primo piano che non ti fa mai apparire per le  tue qualità. Sì, perché i riflettori illuminavano sempre altri, non lui. E, quando finalmente quelle stesse luci si sono accorti di lui, ecco arrivare l’imponderabile destino della vita……….!

Salvino Cavallaro                       







Salvino Cavallaro