DOPO AVER VISTO REAL MADRID - BARCELLONA


Spettacolo puro per palati fini del
calcio. Dopo aver visto il primo clàsico della stagione della Liga Spagnola, ci
sembra che il calcio di casa nostra sia così insignificante di contenuti. Il
Santiago Bernabeu sembrava elettrico di entusiasmo, e ne aveva ben donde, visto
che lo spettacolo e le emozioni non hanno dato respiro ai tifosi. Velocità,
passaggi di prima, tocchi di classe e gol a volontà hanno rappresentato l’essenza
di un calcio supremo, un pallone di alta classe che non conosce il mezzuccio di
speculare sulla perdita di tempo per raggranellare, chissà, magari un piccolo
pareggio striminzito. No, qui la mentalità è un’altra. Da queste parti il pallone
è sicuro spettacolo, tanto più se a sfidarsi sono le storiche nemiche del
calcio spagnolo: Real Madrid e Barcellona. Cristiano Ronaldo contro Messi, ma
non solo. Sì, perché i temi di questo storico match non sono mai poveri di
spunti, minimalisti e mediaticamente non si traducono soltanto sul mettere un
campione contro l’altro. Qui le tematiche sono sempre tante e pure questa volta
non sono mancati gli spunti di cronaca eccellente. A quattro minuti dal fischio
d’inizio è andato in gol il Barcellona con Neymar che, dopo aver ricevuto un
passaggio da Suarez, insacca nell’angolino della porta di Casillas. Nessun
dramma per i blancos che, immediatamente, riprendono a macinare gioco e
splendide azioni che fanno pensare a un immediato riscatto. E così è stato, perché
il pareggio è arrivato con Cristiano Ronaldo, che ha trasformato il rigore
assegnato dall’arbitro, per fallo di mano in area di rigore da
parte di Gerard Piquè. E intanto lo spettacolo dato in campo dalle due
contendenti continua a deliziare gli spettatori, ad emozionarli a fargli
pensare che in fondo il prezzo del biglietto merita davvero la pena. Un contenitore
di così tante emozioni pallonare non ha prezzo. E intanto le Merengues continuano
il loro gioco arioso, fatto di passaggi filtranti e convinzione di spingersi
all’attacco per vincere la partita. Il Barcellona non è da meno e, seppur con più
misurata convinzione, ribattono colpo su colpo con Messi, Luis Suarez, Neymar,
e scusate se è poco. Ma il Real ha cominciato la ripresa con un’aggressività
ancor più evidente del primo tempo, e così è andato in vantaggio con Pepe che
mette in rete grazie a un calcio d’angolo battuto da Toni Kroos. A questo punto
il Barcellona ha tentato di riportare le sorti in parità, ma è ancora il Real
Madrid ad andare in gol con Benzema, che ha praticamente stroncato le residue
velleità del Barca, grazie a una bella azione corale che ha visto la
collaborazione di Cristiano Ronaldo e Isco. Un gioco di squadra che è la vera essenza del
calcio moderno fatto di passaggi brevi e precisi che si materializzano in
tocchi che ne esaltano la tecnica sopraffina. Chi ci legge e non ha avuto modo
di vedere la partita, non pensi che stiamo enfatizzando a dismisura su un match
che altro non è che l’incontro tra due espressioni calcistiche che concepiscono
l’essenza del calcio spettacolo in Europa. Quello che scriviamo deve essere
significativo di un calcio champagne, fatto di tecnica pregiata ma,
soprattutto, di mentalità che, purtroppo, non è più in uso dalle nostre parti.
Si dirà che in Italia non ci sono più soldi e che invece in Spagna, per il
calcio, sono stati investiti bene già a suo tempo. Ma siamo proprio sicuri che
i soldi nel calcio siano la base essenziale per vincere, dare spettacolo e
primeggiare? Noi ricordiamo l’Inter di Massimo Moratti che per anni ha speso
fior di quattrini senza mai vincere nulla e, men che meno, dare spettacolo
calcistico. Poi, con l’avvento di Mourinho le cose sono cambiate. E allora,
dove sta la verità? Certamente nei campioni, ma, soprattutto, nella mentalità del
gioco e nella cultura della sconfitta che non abbiamo per crescere. Già, perché
in Italia si deve vincere ad ogni costo, anche tra mille polemiche. E non fa
niente se hai giocato male, se hai annoiato gli spettatori, se hai dato un’errata
immagine del calcio inteso come gioco di squadra e spettacolo. Sì, perché l’importante
è vincere, metterci una pezza e magari non maturare mai. Crediamo davvero che
in questo basilare concetto si racchiudano tutti i nostri problemi pallonari
che ormai da troppi anni ci penalizzano al cospetto dell’Europa. Impariamo con
umiltà per crescere con i fatti.
Salvino
Cavallaro