LE «SCUDERIE DEI TALENTI» CONTRO I MILIONI DEGLI SCEICCHI


Niente cifre a sette zeri. Oculatezza e intelligenza gli ingredienti del nuovo calcio italiano.
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10/07/2012 -

Dieci luglio 1982. Esattamente trent`anni fa tutta l`Italia era in fermento per la vigilia della finale dei Mondiali di Spagna `82. Da quei tempi ad oggi sono cambiate molte cose. Mentre un`ambiziosa Nazionale ha saputo riaccendere l`orgoglio degli italiani con la sua grande cavalcata, salvo poi cadere contro una Spagna extraterrestre nella Waterloo di Kiev; a livello di club il calcio italiano è stato retrocesso nelle classifiche UEFA: una squadra in meno in Champions già da un anno. I big non cercano più il Belpaese, bisogna farsene una ragione. Lo ha detto anche Galliani: scordiamocelo. Sono finiti i tempi degli anni `80 e `90, in cui le italiane potevano concorrere nelle aste di calciomercato con tutte le altre grandi del mondo. Oggi sono le squadre degli sceicchi (Manchester City e Psg per fare un esempio) a dettare le regole. Lavezzi e Verratti? In quattro e quattr`otto li portiamo a Parigi, e se ci va ci prendiamo anche Balzaretti. Le grandi vogliono Llorente? Non può il City non cercare di acquistarlo, anche se il costo sale con una clausola rescissoria di 36 milioni. Cifre proibitive per le italiane, che invece cercano il colpo a costo zero.

Eppure potrebbe essere proprio questa la soluzione per adeguarsi alla situazione attuale. Bisogna soltanto avere più oculatezza, e non seguire il primo bomber che passa, magari perché ha segnato tre gol all`Europeo, e che poi si rivela solo un fuoco di paglia. Alcuni esempi sono lampanti: Pirlo, acquistato dalla Juve a parametro zero, ha trascinato bianconeri e- a giugno- azzurri rivelandosi ancora uno dei più grandi registi al mondo. Nocerino, al Milan per pochi spiccioli, ha segnato 11 reti diventando il mediano più prolifico nella storia dei rossoneri. Juventus e Inter stanno seguendo questa via per un possibile scambio Krasic-Pazzini. E ci sono tanti talenti che non vengono scorti subito dalle grandi società, accecate come sono dai Top Player (come Van Persie per la Juventus). Non c`è necessariamente bisogno di finire in Brasile o in Argentina a cercare di acquistare uno dei tanti eredi di Pelè o di Maradona, che il più delle volte finiscono per non adattarsi al campionato italiano, eccezion fatta per qualcuno. Molto meno dispendioso curare il vivaio e attingere da lì. Moratti ci sta pensando, cercando di creare la cantera nerazzurra, in pieno modello Barcellona.

Bisogna passare dal concetto di giovanili-pollaio in cui, se si è fortunati, cresce un campione o qualche buon giocatore da vendere, a quello di giovanili-scuderia. Ogni ragazzo viene seguito e curato, se proprio non c`è spazio nella rosa lo si manda in prestito per farlo giocare (ma non sottoponendo i talenti all`assurda girandola di prestiti cui si assiste oggi), ma poi ritorna a casa ed entra a far parte della squadra. Ce ne sono di ragazzi promettenti (vedere l`interista Longo o Improta del Genoa), e con l`introduzione della Next Generation Series il panorama si allarga sempre di più. Ancora più importante è, poi, evitare di perdere i giovani fuoriclasse, con le big straniere sempre alla finestre. Il Liverpool sarebbe vicinissimo a Borini, ma abbiamo bisogno di ragazzi come lui per rilanciare il nostro calcio. Soprattutto se italiani: nell`ultima stagione in Serie A vi erano 362 stranieri, che hanno giocato il 52% dei minuti totali, lasciando il rimanente 48% agli italiani. Spazio, sia in termini di tempo che di risorse, sottratto ai talenti nostrani.

Serve una svolta, non c`è dubbio. Nel frattempo, nell`hotel del calciomercato, dietro le porte contrassegnate con gli stemmi dei club, nuovi intrecci nascono ogni giorno. Nuove voci, speranze, probabilità, certezze. Il 31 agosto tireremo le somme.

Samuel Boscarello