FINISCE L’ERA BERLUSCONI. ADESSO IL MILAN PARLA CINESE.


E adesso davanti al Milan si presenta la speranza di un futuro che possa ricalcare i successi del passato.
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Milano, 14/04/2017 -


Dopo 31 anni di presidenza rossonera, Silvio Berlusconi cede il suo Milan a Li Yonghong. L’ufficialità è stata data nel primo pomeriggio di ieri 13-aprile-2017, quando l’amministratore delegato di Fininvest Danilo Pellegrino ha apposto la sua firma davanti al notaio, per il passaggio di proprietà delle azioni di Berlusconi. Il Milan è costato 740 milioni di euro compresi gli 80 per la gestione 2016-17. Con questa somma i cinesi si sono aggiudicati il 100% delle azioni.  La giornata si è chiusa nella villa di Arcore, dove Berlusconi ha organizzato una cena con invito ai nuovi padroni del suo Milan. La figlia Barbara, e Adriano Galliani sono stati presenti in qualità di Ad dimissionari, mentre anche lo staff dirigenziale della Fininvest è stato presente alla serata. Un passaggio di consegne che ha avuto momenti di evidente emozione, quando per un attimo è passato per la mente il film di tanti successi ottenuti con altrettanti trofei conquistati. Ma chi è dunque questo nuovo numero 1 del Milan? Li Yonghong è un uomo d’affare cinese che appare come figura piuttosto misteriosa e riservata. Il suo patrimonio si aggira intorno ai 500 milioni di euro che sarebbero stati usati come garanzia per l’acquisto del Milan. Una parte di questo importo è intestato a lui, mentre l’altra parte è della moglie signora Huang. Poi c’è la partecipazione di diverse aziende cinesi che vedono Li Yonghong tra i detentori delle quote azionarie. 48 anni, preferisce lo stile casual piuttosto che l’elegante giacca, camicia e cravatta, il nuovo presidente del Milan avrebbe costruito la sua ricchezza attraverso l’edilizia. Per il resto è ancora mistero, se non il chiaro intento di acquistare il Milan per investire su un calcio italiano di cui si vuole esportare in Cina la sua cultura, migliorando il concetto tecnico - tattico fin dal calcio espresso dal Settore Giovanile. Almeno su questo punto, le idee del nuovo presidente del Milan sono davvero chiare. Per il resto pensiamo che vendere il nostro prodotto a paesi così lontani culturalmente, possa essere un investimento per chi compra ma non per chi vende, il quale si vede costretto a farlo per emblematici motivi di non sostenibilità economica nella gestione aziendale. Se Fininvest avesse potuto continuare una storia così importante, sicuramente non avrebbe avuto bisogno di cercare un acquirente del Milan dall’altra parte del mondo. E’ lo stesso discorso dell’Inter, passata attraverso il medesimo percorso ma con i risultati che tutti sappiamo. Non è un buon segnale questo per il nostro calcio, che si vede assottigliare da un insufficiente potere economico, la possibilità di trattenere il patrimonio di un football di avanguardia. Non vorremmo essere precursori di un andamento dilagante, che presto o tardi coinvolgerà anche altre realtà importanti del nostro calcio. Ai posteri l’ardua sentenza.

Salvino Cavallaro                    



Salvino Cavallaro