GIORGIO E IL MANTRA DEL TIFOSO JUVENTINO

“Non
avere altro dio al di fuori del tuo fuoriclasse:
Alex Del Piero”
Blasfemo? Forse. Ma il calcio,
con le sue interminabili storie, con le passioni infinite che sanno di eccesso,
di enfatizzazioni che non hanno un perché, una spiegazione che mai ha una sua
logica ben definita, ci ha abituato anche a questo. Eppure, questo pallone che
crea adrenalina e fa innamorare a dismisura l’uomo, riesce a incuriosire
studiosi, psicologi, sociologi, addetti ai lavori. C’è poi un radicato pensiero
affettivo che nasce dalla sfera emotiva del tifoso, capace com’è d’intrecciarsi
in maniera indissolubile alla passione per il gioco del calcio, ed è
l’ammirazione che si tramuta in passione e amore verso il proprio campione, il
mito del proprio cuore. Sentimenti forti, amori che non si paragonano al sesso
ma a un qualcosa di più idealistico che parte e finisce al cuore. Alessandro Del Piero è uno dei più
amati calciatori di tutti i tempi, un campione spesso ammirato anche da coloro
i quali non sono legati dalla fede juventina e che si lasciano coinvolgere
dalla simpatia del campione che, in maniera empatica, riesce a comunicare con i
propri tifosi, anche attraverso i suoi comportamenti in campo e fuori dal
rettangolo di gioco. E così si crea un mito, una sorta di status simbol da
imitare, da ammirare, da seguirne l’esempio. Un amore che sa diventare anche
odio nel momento in cui il campione cambia maglia, società e colori. Ma non è
stato il caso di Alex Del Piero, la cui storia è legata solo ed esclusivamente
alla Vecchia Signora del Calcio italiano. A questo proposito ci piace riportare
quanto Giorgio, un appassionato tifoso
juventino di Catania ha postato su facebook il 14-05-2012, il giorno dopo che
Del Piero ha salutato i tifosi bianconeri, dopo una lunga milizia nelle fila
della Juventus. Fu un giorno carico di amarezza, quello, soprattutto per il
modo con cui il simbolo della Juventus fu “scaricato” dalla dirigenza
juventina. Riportiamo dunque, ciò che ha scritto Giorgio, il tifoso juventino: “Ho 37
anni...sappiamo tutti cosa e' il calcio a 17 anni...e' proprio lì che ti
innamori del fuoriclasse, che insegui un esempio, un idolo a cui votarti. Io ho
avuto la fortuna di avere lui che mi ha accompagnato per 20 anni...Se ci penso
ora, 20 anni mi sembrano un tempo infinito. Da quel giorno lui per me è stato
l'unico. Può sembrare blasfemo, ma spesso un tifoso ha un mantra simile a
questo: "Non avere altro dio al di fuori del tuo fuoriclasse". Lui è
stato questo per me. La Juve ha vinto lo scudetto. Sulla bandiera e nel cuore
ne porto almeno 12, ma di Alessandro ce n'è soltanto uno e la sua stella ieri
si è spenta sul miglior palcoscenico possibile. Sono triste, perché gli
scudetti vanno e vengono, ma di campioni e uomini così non mi capiterà mai più
di vederne. Non mi innamorerò più, calcisticamente parlando. E' come se una
parte di me si fosse spenta. Non sarò mai più il tifoso che è nato 20 anni fa
insieme a lui. Grazie ADP”. Se non è amore questo, ditemi voi
che cos’è. Dentro l’anima di questo tifoso di Del Piero, si scatena l’amarezza
del tempo che passa, il quale pur non cancellando i fasti del campione, ti fa
pensare malinconicamente che nella vita nulla è per sempre. Tutto passa, nulla
è eterno. Il calcio continua la sua storia, le sue attenzioni dei tifosi, dei
media, della gente, degli sponsor legati agli interessi economici esorbitanti,
ma i campioni passano, scrivono la storia, ma lasciano il palcoscenico. Dal
punto di vista generazionale ne nasceranno altri, si faranno confronti e
similitudini, ma quelli non ci saranno più. E’ la bellezza della vita ma anche
il suo mistero che ci porta a filosofie spesso legate a un pallone che resta
pur sempre la metafora della vita. Grazie anche a Giorgio, si è sprigionato in
noi il pensiero che scrivere soltanto con titoli cubitali, dell’arrivo di
potenziali altri campioni in questa o quella squadra, appare talvolta banale in
confronto ai sentimenti che il pallone stesso può provocare nell’uomo. Ben
vengano dunque anche in futuro, questi spunti di riflessione e umanità capaci
d’interessarci quanto, e forse anche di più di un pallone che, entrando nella
porta avversaria, ci fa gridare al GOL come se null’altro esistesse al mondo.
Salvino
Cavallaro