JUVENTUS, CHE FAI?


Salvino Cavallaro giornalista iscritto all`Ordine Regionale del Piemonte. Nasce a Milazzo (Me) ma ormai da anni vive e lavora a Torino. Ha collaborato con le redazioni di Sprint & Sport, Piemonte Sportivo, Torino Sera, La Nuova Metropoli, Arte & Dintorni, Stadio Goal. Attualmente, scrive per il Palio dei Quartieri News di Torino e collabora con IlCalcio24. In questi ultimi anni ha scoperto il fascino discreto della letteratura ed ha pubblicato il libro Quello che ho scritto, pensato e pubblicatoe Tra interviste e altroedito da Progetto Immagine
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14/01/2013 -

I risultati della 20° giornata di calcio di Serie A ci danno lo spunto per fare un’analisi su quanto emerso di nuovo. Vincono Inter, Lazio, Napoli, perde per la seconda volta consecutiva la Fiorentina di Montella di fronte a un’Udinese apparsa in netta ripresa, vince meritatamente il Catania di Maran contro la Roma di Zeman e pareggia il Milan in casa della sorprendente Sampdoria di Delio Rossi. E la Juve? Pareggia al Tardini di Parma, dove quest’anno nessuno è ancora riuscito a vincere. Si dirà che in fondo la squadra di Conte è sempre prima a tre punti sulla Lazio e cinque sul Napoli, il quale ha già fatto ricorso per riottenere i punti che gli sono stati tolti. Ma, il punto focale non è questo. Nell’analisi spicciola di quanto si è detto e scritto fin a oggi sulla Juventus, emerge sempre un punto nevralgico che, per certi versi, sta diventando inconfutabile e, cioè, alla squadra bianconera manca un top player da 20 gol per campionato. Non è importante che si chiami Drogba, Lloriente Cavani, El Shaarawy o chissà chi, perché potrebbe chiamarsi Di Natale, Jovetic, Osvaldo, Milito, insomma un giocatore che abbia il senso innato del gol. Questo la Juve non l’ha! E, se pensiamo che il primo della Juve a figurare nella classifica cannonieri è Quagliarella con 6 reti, Pirlo e Vidal a 5 e Vucinic e Marchisio fermi a 4 gol segnati, tutto ciò lascia spazio a innumerevoli domande che lasciano sempre più emergere l’opinabilità di pensiero su un calcio che proprio per questo appassiona e lascia parlare di sé. E’ dall’anno scorso che, nonostante la Juve appaia come la squadra da battere, dal gioco obiettivamente migliore rispetto alle altre contendenti, si leggono titoli quali: “L’assetto tattico voluto da Conte, non prevede nessun Top Player”. Ci siamo chiesti più di una volta, se questo sia un pretesto o, se volete, un alibi per nascondere una realtà economica societaria che, nonostante tutto, non è più fulgida come il blasone bianconero impone. Questa non è più una novità, anche in considerazione che la profonda e lacerante crisi economica che attraversa da tanto tempo il nostro Paese, si ripercuote inevitabilmente anche sulle forze calcistiche notoriamente più forti del nostro campionato. Anche Inter, Milan, Lazio, Roma, Napoli, sono coinvolte e anche loro devono in qualche modo convivere con questa situazione. Tuttavia, ritornando ai problemi tattici della Juve, sarebbe più opportuno dire chiaramente le cose come stanno realmente senza nascondersi dietro un dito. E’ vero che la Juve fino ad oggi ha vinto uno scudetto, è stata prima nel suo girone in Champions League, è prima in campionato ed ha pure conquistato il diritto di partecipare alla semifinale di Coppa Italia. Tuttavia, è lecito chiedersi: “La squadra di Conte, fino a quando potrà sostenere tutte queste competizioni ad alto livello senza un attaccante da 20 gol per campionato?” E’ lecito pensare che, visti i primi scricchiolii emersi a inizio 2013 con la brutta sconfitta in casa contro la Sampdoria e il pareggio di Parma, si debba in qualche modo provvedere per dare respiro ad una squadra che sembra avere perso lo smalto e la fluidità di gioco emerse fino ad oggi. Da sempre siamo fautori del pensiero che a questa Juve manca proprio la soluzione degli ultimi metri. Tutto è bene fino all’area di rigore avversaria, poi la difficoltà di tradurre in gol le tante trame di gioco efficaci per bellezza, ma non abbastanza da essere cinici, potrebbe pesare su tutta la squadra. Non si può continuare a non chiudere le partite aggravando di conseguenza lo stress fisico sulla squadra stessa. Ora che la Juve di Conte ha superato magnificamente l’iniziale approccio al campionato dell’anno scorso con l’aspetto di squadra dai connotati provinciali, ha bisogno di pensare in grande. La Juve ha enormi potenzialità di squadra e legittime aspirazioni per l’apertura di un ciclo duraturo nel tempo, a patto che si individuino in tempo utile quelle carenze da correggere senza trascinare a lungo ciò che è evidente a tutti. Matri, Quagliarella, Vucinic, Giovinco, dov’è la prima punta?

Salvino Cavallaro


 

Salvino Cavallaro