L`AVVOCATO AGNELLI, DIECI ANNI DOPO LA SCOMPARSA


Salvino Cavallaro giornalista iscritto all`Ordine Regionale del Piemonte. Nasce a Milazzo (Me) ma ormai da anni vive e lavora a Torino. Ha collaborato con le redazioni di Sprint & Sport, Piemonte Sportivo, Torino Sera, La Nuova Metropoli, Arte & Dintorni, Stadio Goal. Attualmente, scrive per il Palio dei Quartieri News di Torino e collabora con IlCalcio24. In questi ultimi anni ha scoperto il fascino discreto della letteratura ed ha pubblicato il libro Quello che ho scritto, pensato e pubblicatoe Tra interviste e altroedito da Progetto Immagine
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24/01/2013 -

Sembra ieri, eppure sono già trascorsi dieci anni dalla morte dell’Avvocato Agnelli. Un personaggio unico, per certi versi irripetibile. Chissà perché quando pensiamo a grandi personaggi della storia, ci convinciamo quasi che essi siano eterni, che non debbano mai finire come i comuni mortali, proprio come se avessero il tallone d’Achille. E, invece, nulla è per sempre, uomini illustri come persone comuni. Tuttavia, nell’immaginario collettivo di sempre, ci capita spesso di vedere accostati personaggi di ieri che hanno fatto la storia di questo nostro Paese, ad altri di oggi. E così, partendo da Valentino Mazzola, Pelè, Maradona, Bartali, Coppi, Pantani, oppure altri personaggi dalla grande levatura culturale e politica che hanno lasciato un’impronta indelebile nel mondo, li vediamo paragonati ai personaggi contemporanei. Siamo convinti che questo modo di pensare non sia corretto e che il paragone non sia proponibile proprio perché i grandi personaggi del passato sono vissuti in epoche diverse, con concezioni culturali e tecnologie che rispecchiavano quel contesto di vita. Ma Gianni Agnelli, se visto come figura imprenditoriale o come presidente della Juventus, non ha eguali. Si può ricordare come Signor Fiat oppure come illustre, storico leader di tutti i tempi della Vecchia Signora del Calcio Italiano: non fa differenza. Gianni Agnelli, infatti, è stato emblema di non solo Fiat ma anche di pallone vestito di bianconero. E, dopo, essere stato la mente indiscussa di quell’Italia legata al boom dell’industrializzazione e del benessere economico, ha dato per anni un segno indelebile di capacità, competenza e conduzione dirigenziale di quel pallone torinese diventato poi grande in tutto il mondo. Erano gli anni in cui la Juve vinceva sempre e non aveva rivali in Italia perché mieteva scudetti in continuazione. Una storia di alta aristocrazia, quella della casata Agnelli, che si lega a quel football vissuto tra romanticismo e passioni senza limiti. Conosciuto come “l’Avvocato”, per essersi laureato in Giurisprudenza senza tuttavia avere mai esercitato la professione, Gianni Agnelli rappresentò la figura più importante e prestigiosa dell’economia italiana. Fu il simbolo del capitalismo durante la seconda metà del XX secolo. Uomo colto, di grande eleganza e dotato di umorismo, fu personaggio molto amato anche all’estero per aver intrapreso rapporti non solo commerciali con i grandi e autorevoli personaggi d’allora come Henry Kissinger, celebre politico statunitense di origine tedesca. Ma era il pallone che l’appassionava, era quella casacca bianconera che penetrava i suoi pensieri legati allo sport. E, pur evitando di cadere nella facile retorica di sentimenti e paragoni, ci piace pensare l’Avvocato Agnelli seduto oggi in tribuna allo Juventus Stadium per assistere al gioco e alle vittorie della nuova Juventus. E chissà cosa direbbe della tattica voluta da Antonio Conte, chissà se anch’egli penserebbe che a questa Juve manca un top player, chissà come giudicherebbe l’operato di suo nipote Andrea che ha “licenziato” anzitempo “Pinturicchio” Del Piero e cosa penserebbe del prolungamento del contratto a Gigi Buffon fino al 2015. Già, chissà! Mai nessuno potrà dircelo, perché lui ha vissuto un’altra realtà, un’altra Juve e, soprattutto, un’altra Fiat. E poi, con i sé e con i ma…… non c’è mai stata una risposta concreta a nulla! 

Salvino Cavallaro      


 

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