MAL DI INTER. E SE FOSSE PROPRIO THOHIR IL SUO MALE?


L’Inter è una squadra più confusa che
persuasa. Sembra smarrita, senza gioco né anima. Sembra di rivedere la squadra
inconcludente dell’anno scorso in cui c’erano ancora i Milito, i Cambiasso, i
Zanetti, tutta gente che aveva fatto il suo tempo. Quest’anno, con qualche
ritocco in attacco, a centrocampo e in difesa, ci si è illusi che la musica
potesse cambiare, ma evidentemente alla luce dei risultati di questo inizio di
campionato, la situazione è rimasta tale e quale a com’era. E, quando nel
calcio le cose vanno male, il primo ad essere imputato è l’allenatore. Certo,
in questo biennio di Inter anche Mazzarri ha sbagliato, tuttavia, riteniamo che
le colpe di questa situazione negativa siano da rivedere proprio nell’assetto
societario. Il presidente Thohir vive troppo lontano da Milano e, pur con tutta
la sua buona volontà, non basta che egli venga periodicamente ad assistere alle
partite. Questo inevitabile delegare da lontano a persone di sua fiducia
evidentemente non basta, non è sufficiente per la squadra che avverte una sorta
di distacco inevitabile da chi conta veramente. A parer nostro nell’Inter manca
proprio l’anima. Sì, quell’anima che è la conditio sine qua non nel calcio, una
sorta di insostituibile elemento che viene dato dall’armonia che si incastra
come tessere di un puzzle tra società, allenatore e calciatori. Certo, siamo
anche convinti che i problemi tecnici all’interno della squadra ce ne siano,
tuttavia, la forza della presenza di un presidente alla Ferrero, il presidente
della Sampdoria, ad esempio, sarebbe indispensabile per risvegliare un amor
proprio e un’adrenalina che non c’è. Da questo punto di vista, l’Inter è
passata da Moratti, a Thohir, due galantuomini senza nerbo. Troppo signori,
troppo eleganti nella loro veste di presidente, nella forma troppo compassata. E,
Thohir, oltre la sua lontananza, sembra pure che non voglia mettere le mani in
tasca per spendere il suo denaro a favore del potenziamento della squadra
nerazzurra. Unico acquisto azzeccato è sembrato Dodò, un esterno capace di dare
brillantezza e movimento alla manovra dell’Inter. Per il resto non c’è molto di
nuovo, a parte l’acquisto di Pablo Osvaldo che non cambia la sostanza di una
squadra che si è ancora affidata come l’anno scorso alle folate di Nagatomo, a
un Hernanes e Guarin che non incidono, a un Kovacic che è l’eterna promessa
senza continuità. Il resto, a parte Handanovic (che sembra sprecato in una
difesa spesso assente), Icardi che potrebbe rappresentare la differenza ma non
la fa, Palacio che dopo i mondiali sembra irriconoscibile e Ranocchia cui sono
stati dati i galloni di capitano più per scelta tecnica che per effettivi
meriti, nell’Inter non c’è più nulla. Quindi, prendersela con Mazzarri ci
sembra davvero improprio. Nel calcio, se manca la società e i giocatori, non si
va da nessuna parte. L’allenatore fa quel che può con quello che gli è stato
dato e, qualche volta, neppure lui è indenne da colpe. Se questa Inter non ha l’anima
non è certo Mazzarri che può dargliela da solo. Il calcio è un’azienda che, se
ben organizzata, costruisce l’unione della squadra e l’armonia con la presenza
e la vicinanza giornaliera. Ma, ad Appiano Gentile, si vedono solo i giocatori,
l’allenatore il suo staff tecnico e poi…gli uomini di fiducia del presidente
Thohir. Evidentemente, questo non basta per guarirla dal suo male che ormai l’affligge
da troppo tempo. Che però non è incurabile.
Salvino
Cavallaro