UNO TSUNAMI SI ABBATTE SUL FOOTBALL ITALIANO


Le dimissioni di Abete e Prandelli,conseguenti alla débâcle della Nazionale Italiana di calcio in Brasile, propone serie prospettive di rinnovamento totale.
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Natal - Brasile -, 25/06/2014 -


di

Salvino Cavallaro

L’avevamo detto e scritto lunedì 23, prima della partita contro l’Uruguay. “L’unico errore? E’ di aver costruito la Nazionale attorno a Balotelli”, questo il titolo del nostro editoriale che non poteva certamente prevedere le dimissioni irrevocabili del presidente federale Abete, di Albertini e Prandelli, che si tramutano in un’unica parola: FALLIMENTO! Tuttavia, più che dare colpe specifiche a Prandelli e Balotelli, che non sono certamente indenni da colpe, ci preme far riferimento ad un sistema politico e ad un progetto tecnico che ormai da troppi anni non sono più all’altezza della situazione. L’Italia del calcio è il riflesso di ciò che è un intero Paese in crisi totale di idee, di programmazione, di futuro e di uomini veri. Troppe cose davvero sono lasciate all’improvvisazione, al relativismo, e talora basta solo un effimero ed episodico risultato positivo per mascherare gravi problematiche che avrebbero bisogno di andare alla radice, piuttosto che insabbiarle in attesa di una soluzione che non arriva mai. E’ un po’ come quando ad un ammalato si prescrive la terapia del cortisone, medicina che allevia momentaneamente il problema ma non lo risolve alla radice. Così, la compagnia azzurra, partendo proprio dai vertici della Federcalcio e continuando con i responsabili tecnici, non è stata in grado di aprire pubblicamente la finestra della verità e del peso determinante che ha il sistema politico – sportivo dell’Italia, che è sbagliato e che si riflette nei gravi problemi di natura economica, sociale e di organizzazione, che attanagliano maledettamente il nostro Paese. Un po’ come dire che certi problemi politici deve risolverli il Governo Italiano e tu che appartiene al Governo dello Sport, te ne lavi le mani nella speranza che un gol, una vittoria capace di aggregare i cuori degli sportivi italiani, possa mascherare la verità. Una cruda verità racchiusa nel fatto che da anni l’Italia del pallone non coltiva più sul Settore Giovanile, che è il futuro del calcio in tutti i Paesi del mondo. Il nostro Campionato non è il più bello del mondo ormai da anni, e i risultati delle nostre squadre di club nelle competizioni europee, sono falcidiati da un andare avanti a fatica nel tentativo di coprire buchi che in realtà sono voragini. Fingere, delegare agli altri, portare avanti la filosofia “dell’armiamoci e partite” non è corretto, soprattutto in virtù del fatto che questo essere “Ponzio Pilato” parte proprio dall’alto. Oggi che il polverone si è alzato a dismisura, proprio nel giorno in cui tutti sono contro tutti, ci sentiamo di dire che apprezziamo sicuramente l’onestà intellettuale dell’ex Presidente Abete e anche di Cesare Prandelli nel dare le dimissioni, ma cosa sarebbe stato se l’Italia avesse passato (immeritatamente) il turno agli ottavi del campionato mondiale? Sicuramente sarebbe stato un ulteriore rimandare, un fingere su ciò che brucia sotto i nostri piedi, che è l’incapacità di prendere la situazione in pugno per risanare un pallone italiano che resta pur sempre tra le prime e significative fonti economiche del nostro Paese. Se non fossimo attanagliati da cotanta delusione, ci verrebbe pure da dire che: “Tutto il male, non vien per nuocere”. Ma, se non si prendono seri provvedimenti, se chi si siederà sulla poltrona di presidente federale e sulla panchina in qualità di nuovo C.T. della Nazionale di Calcio, non farà di questo fallimento la ragione dalla quale ripartire, allora saremo sempre al punto di partenza. Dopo questa sonora batosta, non si può andare avanti senza essere né carne e né pesce, con gli errori tattici e i progetti tecnici sbagliati.

Salvino Cavallaro