UNO TSUNAMI SI ABBATTE SUL FOOTBALL ITALIANO


di
Salvino
Cavallaro
L’avevamo detto e scritto
lunedì 23, prima della partita contro l’Uruguay. “L’unico errore? E’ di aver
costruito la Nazionale attorno a Balotelli”, questo il titolo del nostro
editoriale che non poteva certamente prevedere le dimissioni irrevocabili del presidente federale Abete, di Albertini e Prandelli, che
si tramutano in un’unica parola: FALLIMENTO!
Tuttavia, più che dare colpe specifiche a Prandelli
e Balotelli, che non sono certamente indenni da colpe, ci preme far
riferimento ad un sistema politico e ad un progetto tecnico che ormai da troppi
anni non sono più all’altezza della situazione. L’Italia del calcio è il
riflesso di ciò che è un intero Paese in crisi totale di idee, di programmazione,
di futuro e di uomini veri. Troppe cose davvero sono lasciate
all’improvvisazione, al relativismo, e talora basta solo un effimero ed
episodico risultato positivo per mascherare gravi problematiche che avrebbero
bisogno di andare alla radice, piuttosto che insabbiarle in attesa di una
soluzione che non arriva mai. E’ un po’ come quando ad un ammalato si prescrive
la terapia del cortisone, medicina che allevia momentaneamente il problema ma
non lo risolve alla radice. Così, la compagnia azzurra, partendo proprio dai
vertici della Federcalcio e continuando con i responsabili tecnici, non è stata
in grado di aprire pubblicamente la finestra della verità e del peso
determinante che ha il sistema politico – sportivo dell’Italia, che è sbagliato
e che si riflette nei gravi problemi di natura economica, sociale e di
organizzazione, che attanagliano maledettamente il nostro Paese. Un po’ come
dire che certi problemi politici deve risolverli il Governo Italiano e tu che
appartiene al Governo dello Sport, te ne lavi le mani nella speranza che un
gol, una vittoria capace di aggregare i cuori degli sportivi italiani, possa
mascherare la verità. Una cruda verità racchiusa nel fatto che da anni l’Italia
del pallone non coltiva più sul Settore Giovanile, che è il futuro del calcio
in tutti i Paesi del mondo. Il nostro Campionato non è il più bello del mondo ormai
da anni, e i risultati delle nostre squadre di club nelle competizioni europee,
sono falcidiati da un andare avanti a fatica nel tentativo di coprire buchi che
in realtà sono voragini. Fingere, delegare agli altri, portare avanti la
filosofia “dell’armiamoci e partite”
non è corretto, soprattutto in virtù del fatto che questo essere “Ponzio Pilato” parte proprio
dall’alto. Oggi che il polverone si è alzato a dismisura, proprio nel giorno in
cui tutti sono contro tutti, ci sentiamo di dire che apprezziamo sicuramente
l’onestà intellettuale dell’ex Presidente Abete e anche di Cesare Prandelli nel
dare le dimissioni, ma cosa sarebbe stato se l’Italia avesse passato
(immeritatamente) il turno agli ottavi del campionato mondiale? Sicuramente
sarebbe stato un ulteriore rimandare, un fingere su ciò che brucia sotto i
nostri piedi, che è l’incapacità di prendere la situazione in pugno per
risanare un pallone italiano che resta pur sempre tra le prime e significative
fonti economiche del nostro Paese. Se non fossimo attanagliati da cotanta
delusione, ci verrebbe pure da dire che: “Tutto
il male, non vien per nuocere”. Ma, se non si prendono seri provvedimenti,
se chi si siederà sulla poltrona di presidente federale e sulla panchina in
qualità di nuovo C.T. della Nazionale di Calcio, non farà di questo fallimento
la ragione dalla quale ripartire, allora saremo sempre al punto di partenza.
Dopo questa sonora batosta, non si può andare avanti senza essere né carne e né
pesce, con gli errori tattici e i progetti tecnici sbagliati.