SE IL CALCIO FA IL VUOTO


Milan
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26/10/2012 -

Scrivendo come spesso ci capita di pallone e di campioni ad esso connessi, ci siamo accorti che alcuni disturbi d’umore noti come stress da mancanza di vittorie e quindi di continue sconfitte, sono quasi sempre accompagnate da insoddisfazione, irritabilità e tendenza di chiusura verso i rapporti con l’esterno. Chi ne soffre, come calciatori, allenatori e responsabili di settore, sono sistematicamente “costretti” a motivare gli insuccessi ai media e ai tifosi, con l’ausilio di frasi fatte che, il più delle volte, hanno il sapore della forzatura di chi parla a mala voglia e non sa cosa dire. E intanto, chi come noi è abituato a svolgere il proprio lavoro per fare informazione, è spesso alle prese con il fattore umano che nulla, apparentemente, interessa alla gente.

Dopo questo preambolo dovuto e riesumato da tante personali esperienze giornalistiche, in questa occasione vogliamo fare riferimento preciso alla situazione del Milan. Campione d’Italia nel campionato 2010-’11, comincia il 2011’12 con lo scudetto trapuntato sulle maglie e con la legittimità di vantare di essere la favorita per la vittoria finale. E, in effetti, è stato un duello che si è prolungato fino alla fine del campionato contro l’emergente Juventus di Antonio Conte che, dopo tanti anni di oscurantismo e di insuccessi di varia natura, fiuta l’occasione per mettere le mani sullo scudetto 2011’12. E ci riesce. Il Milan perde quindi dignitosamente un campionato di vertice, ma deve fare i conti con le esigue finanze delle casse rossonere. Berlusconi e Galliani si rendono conto che è finito il tempo delle vacche grasse e, quindi, c’è bisogno di opera di sfoltimento dei ranghi, soprattutto di coloro i quali, avendo maggiore mercato, possono contribuire in maniera sostanziale a rimpinguare il bilancio societario.

Così, non si batte ciglio quando dal PSG arriva un’offerta irrinunciabile per Ibrahimovic e Thiago Silva che sono stati venduti senza se e senza ma. E, a loro, fanno seguito le dipartite di Mark Van Bommel, Gennaro Gattuso, Alessandro Nesta, Antonio Cassano, Clarence Seedorf, Filippo Inzaghi, Alberto Aquilani, Gianluca Zambrotta e Maxi Lopez che, per un motivo o per l’altro sono stati epurati, anche se qualcuno (vedi la vicenda Cassano, Van Bommel, Seedorf e forse Gattuso) ha deciso di cambiare aria spontaneamente. A questo punto, i sostenitori milanisti si sarebbero aspettati un’attenta analisi di ringiovanimento da parte della società che, però, non c’è stata. E, se nel calcio non si provvede in tempo, questi sono i risultati. Adesso si fanno mille critiche e congetture, si vorrebbe l’allontanamento dalla panchina Massimiliano Allegri, reo di essere il male peggiore di questo Milan che è letteralmente allo sbando. Ma scusate, chi allenava la squadra del Berlusca quando ha vinto lo scudetto e nell’anno successivo? Quali giocatori aveva a sua disposizione? Noi riteniamo che Allegri possa pure avere le sue colpe e che possa aver sbagliato nella ricerca continua di impostazioni tattiche e giocatori che non hanno dato i risultati sperati, tuttavia, in un contesto di questo tipo è più giusto fare ricorso a errori societari commessi quest’estate nell’impostazione della squadra. Il Milan, così facendo, ha chiuso anzitempo e di propria mano, un ciclo che doveva essere programmato con calma, senza affanno e senza creare uno sfoltimento così repentino. Ci giunge davvero strana questa lacuna da parte di professionisti navigati nel settore calcistico come Galliani, Braida and company che, a meno di imposizioni venute dall’alto, hanno fatto sì che il Milan si trovi in una situazione di difficile risoluzione. Certo, a gennaio ci sarà il mercato di riparazione, ma in una situazione di questo genere si presume che i tempi per ritornare ai fasti di un tempo, neanche tanto lontano, siano davvero lunghi.

Certo, Allegri prima o poi sarà sollevato dall’incarico di allenatore del Milan, ma è la squadra che non c’è nei suoi cardini più importanti e, quindi, anche l’eventuale promozione dell’eterno secondo Mauro Tassotti, non potrà cambiare l’essenza di una squadra che è lontana parente di quella che è stata. Certo, si potrà verificare una scossa positiva per la squadra e i giocatori che sembrano trovarsi in uno stato di comprensibile non reattività, tuttavia, riteniamo lento nel tempo il processo di ricostruzione del futuro rossonero che, a nostro parere, si deve basare su giocatori come De Sciglio e l’acquisto di nuovi giovani calciatori in grado di fare la differenza, rappresentando la continuità di una storia che, al momento, sembra davvero essere ingiustamente mortificata.

Salvino Cavallaro                  

 

Salvino Cavallaro