TALENTO O DENARO, COS`È FONDAMENTALE? IL BIVIO E LA POSSIBILITÀ DI UNA SVOLTA


Le grandi del mercato barcollano, Italia giovane e bella. La rivincita dei «poveri d`Europa«
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29/08/2012 -

I primi incontri ufficiali della stagione stanno già dando alcuni verdetti: l`assennatezza paga, le grandi cifre no. Mentre nella prima giornata della Serie A i giovani l`hanno fatta da padroni, insieme ad alcune buone rivelazioni, in Francia il Psg (140 milioni spesi sul mercato) annaspa confusamente, riuscendo a strappare solo tre punti in tre giornate, tra l`altro contro i modesti Lorient e Ajaccio, oltre che con il Bordeaux nell`ultimo week end. Sull`altra sponda della Manica, il City vince di misura (3-2), peraltro in casa, sui neopromossi del Southampton, e pareggia stentatamente contro il Liverpool. In Spagna, invece, la musica è diversa. Lì il rigore è più forte, coadiuvato da una diversa mentalità: quella della cantera, del campione cresciuto fin da piccolo e mantenuto all'interno del club. Il Real Madrid ha rappresentato un'eccezione negli ultimi anni, con un picco massimo di 257 milioni spesi nel 2009-'10, anche se quest'anno ha dovuto tirare il fiato.

Investimenti, dunque: ecco la chiave per poter andare avanti senza i grandi capitali e petrodollari a disposizione di altri club. Sicuramente potremo trarre giudizi più precisi quando cominceranno le fasi finali delle coppe europee e potremo vedere i primi scontri diretti tra le grandi d'Europa, ma per adesso dobbiamo accontentarci di confrontare i risultati ottenuti dalle varie formazioni nei propri campionati. A questo proposito, ieri abbiamo assistito alla prematura uscita di scena dall'Europa delle stelle dell'Udinese, più per colpa di una preparazione insufficiente che di una rosa di scarso valore. Uno a uno in entrambe le gare, e la lotteria dei rigori, piena incarnazione pallonara del fato, che premia i portoghesi infrangendo il sogno di Guidolin e dei bianconeri. Siamo comunque certi che intraprenderanno un ottimo cammino in Europa League, quando le menti saranno più concentrate, le giornate meno calde e i muscoli più temprati.

Una cosa è sicura: in Italia qualcosa è cambiato, e non poco. Non accadeva da più di dieci anni, e non parliamo dell'ennesimo anticiclone estivo, ma dell'età media dei marcatori della prima giornata: quest'anno è stata di 26,31 anni. Infatti dobbiamo risalire alla stagione 2001-'02 per trovare una media più bassa: 25,90. Ma la differenza, radicale, è una: nell'estate del 2001 le italiane erano le regine indiscusse del mercato, lasciando solo le briciole a spagnole e inglesi. Oggi invece, sommando le spese delle tre squadre del nostro paese che hanno investito di più sul mercato (Inter, Juventus e Roma), non si raggiunge nemmeno la quota spesa dal club parigino di Al-Khelaifi. Dopotutto l'austerity di oggi è una logica conseguenza delle folli spese degli anni '80, '90 e dei primi del nuovo millennio. Che sia questo il destino della florida Premier League, la quale vede il bilancio dell'estate di mercato in rosso di più di 200 milioni? D'altronde, come ha detto Arrigo Sacchi, il bel gioco non si può certo comprare.

La crisi economica, che sta colpendo  seppur in maniera attutita  il calcio multimilionario, potrebbe invece costituire una chance per rifondare la giostra del pallone. Potrebbe sembrare una contraddizione, ma se nella macchina calcistica girasse meno denaro, si guadagnerebbe in stabilità. Con la fine della folle corsa all'acquisto più costoso, anche i rischi di fallimento per le società diminuirebbero drasticamente. Per non parlare del riciclaggio di denaro da parte di organizzazioni criminali. E così sono le italiane, per il momento, a spuntarla. Le italiane, già. Quelle che non hanno soldi, che trattano per un mese al fine di pagare un milione in meno per il cartellino di un calciatore  quando arriva il riccone di turno che offre il doppio -, che restano senza campioni, che stanno a discutere su una stella in più o in meno quando in Champions vanno fuori ai quarti. Quelle in cui i campioni sono rimpiazzati da giovani che giocano bene e segnano, quelle che hanno fornito alla Nazionale finalista ad Euro 2012 venti giocatori su ventitré e che portano grandi talenti in Under 21 o alle NextGen Series. L'ennesima rivoluzione calcistica del 2012, la più importante, sta cominciando proprio adesso. E forse si concluderà con un lieto fine, rendendo di nuovo la Serie A il campionato più importante e ricco del mondo. Una bella favola, ma con un'importante morale: investire per il futuro, invece di spendere per il presente. E intendere, per ricco, un calcio pieno di talento per una volta, più che di denaro, ricordando che solo con i soldi si può fare una squadra grande, ma non una grande squadra.

Samuel Boscarello