Questo calcio non finisce davvero mai di stupire, ma forse è bello proprio per questo. La quarta giornata del campionato italiano ha riservato emozioni contrapposte, mai riconducibili a fatti squisitamente tecnici ma, più propriamente, analizzabili per situazioni comportamentali estreme. La gioia incontenibile di Balzaretti che sigla il primo dei due gol con il quale la Roma ha vinto il derby contro la Lazio, sembra davvero un controsenso al confronto di un Balotelli che alla fine della gara Milan – Napoli si scaglia con frasi ingiuriose contro l’arbitro, il quale lo espelle a partita terminata e dal quale ne scaturisce una squalifica di tre settimane. Due reazioni psicologiche che ci fanno riflettere come nel calcio e forse anche nella vita, si passi da un eccesso all’altro senza mai raggiungere l’equilibrio. Tutto ciò in virtù del fatto che non c’è la cultura della sconfitta e, quando si vince, così come quando si perde, ci si abbandona a eccessi che sono il frutto di un patos esasperato. Federico Balzaretti ha mostrato il suo lato umano che non vogliamo definirlo come “fragilità dell’essere” ma più semplicemente come momento legittimo in cui si sconfigge la paura di una carriera che sta per finire anzitempo. Dopo l’infortunio dell’anno scorso e dopo essere uscito (almeno momentaneamente) dal giro della nazionale italiana, Balzaretti ha vissuto momenti di difficoltà forse più psicologica che fisica. L’abbiamo visto molte volte arrancare contro l’avversario, proprio lui che ci ha abituato a folate irresistibili sulla fascia sinistra del campo, fin da quando giocava nel Torino, poi nella Juventus, nella Fiorentina, nel Palermo e adesso nella Roma. Un percorso professionale fortunato che ha dato fama e ricchezza a un ragazzo che noi ricordiamo fragile fisicamente fin dai suoi primordi di calciatore dilettante e che poi si è rivelato il Balzaretti che tutti conosciamo. Questo gol e queste lacrime di felicità gli hanno ridato autostima nel credere ancora in qualcosa che stava per vacillare nella sua carriera di serio professionista. Da oggi Federico è più tranquillo e, assieme alla sua etoile Eleonora Abbagnato (purtroppo a Parigi per lavoro) e le sue bimbe, si gode questo magico momento di legittima euforia. Di altra natura è l’emozione che si chiama rabbia di Mario Balotelli. Su questo ragazzo sono state spese fiumi di parole, studi di psicologi e sociologi che ne hanno studiato il comportamento anche attraverso i suoi trascorsi di ragazzo difficile sotto l’aspetto emotivo e comportamentale. Ma Mario si sa è così, prendere o lasciare, lui non cambierà mai. E non si tratta di non maturazione personale, bensì di carattere irruento, irrazionale, istintivo, che quasi sempre ha il sopravvento sulla ragione. Balotelli è un campione di calcio dalla indubbie capacità tecniche e balistiche, tuttavia chi crede in lui come calciatore deve fare i conti con mille altre situazioni che con il calcio giocato non hanno proprio nulla a che fare. Subire falli, ingiustizie arbitrali, contrasti al limite di regolamento, fanno parte del gioco e chi è attaccante come Balotelli, deve anche accettare determinate circostanze senza andare in escandescenze. Mario non ce la fa, è più forte di lui e, ad ogni ingiustizia nei suoi confronti, segue sempre la reazione alla ricerca della giustizia personale. Purtroppo per lui, nel calcio non funziona propriamente così e quindi risulta sempre recidivo di comportamenti inaccettabili nei confronti di arbitri e avversari. Se analizziamo la partita Milan – Lazio finita con la sconfitta dei rossoneri milanisti per 2 a 1, ci accorgiamo che Balotelli ha fatto tutto lui. Ha sbagliato il rigore, ha segnato un gran bel gol sul finire della partita, ha inveito contro l’arbitro che non ha fischiato alcuni falli compiuti dagli avversari nei suoi confronti e, a partita finita, ha pure pensato di farsi espellere per reiterate proteste e frasi irriguardose nei confronti del direttore di gara. Scene già viste che ribadiscono ciò che abbiamo detto fin qui. Oltre tutto, il Milan resta penalizzato dal fatto che dovrà fare a meno del suo calciatore più importante, almeno per tre settimane. Tutto questo non è propriamente da trascurare, anche in virtù del fatto che in uno di questi tre turni il Milan dovrà incontrare la Juventus a Torino. Dunque, Balzaretti e Balotelli, due uomini e campioni diversi, due situazioni diverse, due fatti di cronaca sportiva diametralmente opposta, due momenti che ci coinvolgono in sentimenti pallonari che, in fondo, sembrano simili a certi fatti della vita di tutti i giorni.
Salvino Cavallaro
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