IL VIAGGIO DI PRANDELLI: DA SOFIA A RIO IN CERCA DI RISCATTO


Un Giro del Mondo in due anni, destinazione Brasile per vincere una scommessa: dimostrare che il calcio italiano è ancora vivo.
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07/09/2012 -

  Il cammino verso Rio de Janeiro è all'inizio: stasera comincerà tutto. Bulgaria-Italia sarà lo start di una corsa che fra due anni ci porterà nel Paese della Samba e del Caffè. Almeno, ce lo auguriamo. E ben speriamo, perché da tanto tempo non avevamo a disposizione tanti giovani. Lodevole la scelta di Prandelli, ovvero di continuare a camminare sulla linea verde: Ogbonna, Poli, Verratti, Borini, Insigne e Destro. C'è tanto materiale da plasmare, e siamo fiduciosi delle capacità del nostro commissario tecnico. Ciò che invece sono da considerarsi incomprensibili sono le critiche a proposito di alcune scelte tecniche. Pazzini o Cassano? Senza dubbio il primo: è in un ottimo momento di forma  e i bolognesi lo sanno bene- e ha ritrovato la fiducia in sé stesso. Astori è infortunato e al posto suo arriva Acerbi, invece di Ranocchia? Ottima scelta: il primo si trova in condizioni migliori e avrà l'occasione di fare maggiore esperienza in campo internazionale. Idem per Poli.

Risolto il nodo convocazioni, resta la formazione titolare. Cesare sceglie il 3-5-2, con sette juventini probabilmente titolari. Logica dei blocchi a parte  espressione che suona un po' da Guerra Fredda -, l'undici è una soluzione tra gli umanissimi eroi europei e qualche piacevole novità. È così che nasce l'Italia da assalto, quella che è consapevole di fare paura ma che non deve montarsi la testa. Rischio, il tracollo. Le ferite della delusione sudafricana di due anni fa si sono appena rimarginate, e si sa che la pelle delle cicatrici è sempre più debole. Soprattutto perché il girone non è dei più semplici, in quanto saremo costretti ad affrontare la caparbia Danimarca e l'irrequieta Repubblica Ceca. Teoricamente più abbordabili Armenia e Malta, ma se si mettessero in testa di fare le outsider potrebbero essere dolori. Sicuramente, almeno sulla carta, ci è andata meglio della Croazia: nel Gruppo A, il più equilibrato, dovrà vedersela con Serbia, Belgio, Scozia, Macedonia e Galles. Mandzukic e compagni d'attacco sono avvertiti. Dovranno vedersela con difensori che picchiano come fabbri finlandesi. A proposito di Finlandia: ecco un altro girone di ferro, che propone sfide interessantissime e affascinanti, in cui la squadra del clivense Hetemaj scenderà in campo con Spagna, Francia, Georgia e Bielorussia.

Si riparte da stasera, in un tripudio di bandiere e inni, campioni che la fanno da protagonisti, sconosciuti dal nome impronunciabile che diventano eroi per una sera. Questo è il fascino dei gironi di qualificazione, l'inverno caldo delle nazionali. Da Sofia comincia un cammino lungo due anni, il cui obiettivo è la capitale brasiliana. Un giro del mondo dilazionato in 636 giorni, fino al fatidico 12 giugno 2014. E a portare avanti il calcio italiano, c'è lui, Cesare Prandelli, nelle vesti di un novello Phineas Fogg. Certe volte riusciremo a gestire perfettamente la partita, e potremo concederci un tranquillo viaggio in mongolfiera. In altre occasioni saremo costretti ad un espresso in treno, perché il tempo a disposizione non sarà molto. E tutto affinché possiamo vincere la nostra personalissima scommessa: dimostrare al mondo intero, dopo averne dato prova a tutta l'Europa in questa estate, che in Italia calcionon vuol dire lamentarsi di un gol fantasma, disertare la cerimonia di premiazione della Supercoppa Italiana per protesta o riciclare denaro sporco. Il pallone italiano è quello che ci rende orgogliosi delle nostre bandiere, che appartengano al passato relativamente remoto - Rossi, Bergomi, Tardelli -, relativamente prossimo - Baggio, Peruzzi, Materazzi -, al presente e al futuro, a partire dai vecchi leoni Totti e Del Piero  a proposito: buona fortuna a Sydney  per finire con gli immortali Pirlo e Buffon, l'esplosivo Giovinco, i talentuosi Insigne, El Shaarawy e molti altri. Ma tutto rigorosamente relativo.

Perché nel mondo meravigliosamente irrazionale del calcio  del vero calcio, ovvero un pallone su un prato e ventidue ragazzi che corrono  tutto è relativo, per rubare una famosa espressione di Einstein. Un trentanovenne può risultare giovane come uno di venticinque anni  vedere Zanetti -, e non è mai troppo presto o tardi per diventare l'idolo della propria squadra, e gente come Di Natale ne è la dimostrazione. Nel calcio il tempo è tutta un'altra cosa. Ha uno scorrere diverso dalla normalità. Dunque, ci aspetta un conto alla rovescia di 900 minuti di tensione e cuore in gola, che comincerà stasera. Quando l'inglese Mister Atkinson darà il fischio d'inizio, un altro capitolo inizierà. Avanti ragazzi, portateci lontano. Si partirà dalla Bulgaria, destinazione Brasile. È vero. Come all'inizio di ogni viaggio si sente un po' di ansia, mista ad eccitazione ed un pizzico di magone, ma è normale. Non pensiamoci, i bagagli sono pronti e gli animi caldi. Adesso si va.

Samuel Boscarello