L`APPEAL DEL CAMPIONATO ITALIANO SCIVOLA SEMPRE PIÙ IN BASSO


L’interesse verso il pallone di
marca italiana va sempre più scemando. La causa? Colpa della crisi economica
del nostro Paese che è capace di scoraggiare l’investimento degli sponsor. Da
una recente statistica risulta che ad oggi sette squadre su venti non hanno uno
sponsor tecnico affisso sulle proprie magliette. Cesena, Fiorentina, Genoa,
Lazio, Palermo, Roma e Sampdoria, a pochi giorni dall’inizio del nostro
campionato non hanno ancora uno sponsor. Si tratta di un record negativo mai
registrato in Italia ed è un campanello d’allarme che evidenzia in maniera
netta lo scarso interesse verso un campionato privo dell’antico appeal. Che sia
finito per l’Italia il tempo delle vacche grasse, lo sappiamo da almeno un
decennio. Ma ciò che fa pensare e atterrire allo stesso tempo è che tale
carestia si stia protraendo oltre le più pessimistiche previsioni. Il calcio è
stato da sempre un mondo a parte, una sorta di cassaforte capace di respingere
in maniera netta qualsiasi crisi economica legata alla situazione politica del
nostro Paese. Oggi non è più così, perché la gravità di una situazione
diventata davvero insostenibile si riflette anche nel mondo del pallone
nostrano. E così avviene la fuga inarrestabile degli sponsor all’estero, là
dove si ha una maggiore prospettiva d’interesse nell’investimento. Premier
League, Bundesliga e Ligue 1 sono le più ambite, tanto è vero che ogni
maglietta di questi campionati ha il suo sponsor ben in vista. Per l’Italia, invece,
si verifica un trend negativo che investe tutto il sistema. Così accade che la
nostra massima serie al cospetto degli altri Paesi, sia come la serie B o C. Un
qualcosa che si identifica come un pallone del dio minore. Questo trend
negativo non è certo da sottovalutare, anche perché è tutto il sistema calcio
che dovrebbe essere riorganizzato in maniera consona ai tempi. Certo, da solo
il nostro beneamato pallone non ce la può fare. Gli sforzi devono cominciare
dal sistema politico italiano che fino ad oggi non è stato capace di mettere in
moto una macchina organizzativa in grado di produrre più lavoro e meno tasse. E
allora ci chiediamo ancora che senso abbia disquisire su dati tecnici del
calcio internazionale che ci vedono declassati e in discesa senza freni
inibitori. Non basta parlare e scrivere di luminari idee che possano iniziare
da una cultura atta a valorizzare i nostri settori giovanili. Stadi obsoleti e
mancanza perniciosa di denaro, ci fanno pensare con malinconia quando il nostro
campionato era il più bello del mondo. Un profondo rimpianto che allo stato
attuale delle cose ci lascia alquanto preoccupati e disarmati.
Salvino
Cavallaro