L`IMPORTANZA DELL`ETICA NEL CALCIO. UN MODELLO ARRIVA DALLA NAZIONALE DI PRANDELLI


Salvino Cavallaro giornalista iscritto all`Ordine Regionale del Piemonte. Nasce a Milazzo (Me) ma ormai da anni vive e lavora a Torino. Ha collaborato con le redazioni di Sprint & Sport, Piemonte Sportivo, Torino Sera, La Nuova Metropoli, Arte & Dintorni, Stadio Goal. Attualmente, scrive per il Palio dei Quartieri News di Torino e collabora con IlCalcio24. In questi ultimi anni ha scoperto il fascino discreto della letteratura ed ha pubblicato il libro Quello che ho scritto, pensato e pubblicatoe Tra interviste e altroedito da Progetto Immagine
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06/02/2013 -

Il codice etico di prandelliana fondazione viene rivisto in alcune sue forme. Una su tutte, quella di convocare ugualmente il giocatore squalificato in campionato, farlo allenare con il gruppo e poi spedirlo in tribuna il giorno della partita. Una norma interessante che, pur non interrompendo la naturale preparazione del giocatore agli impegni agonistici della Nazionale Italiana, ne inibisce il senso logico della partecipazione alla partita. Cesare Prandelli, C.T. azzurro riconosciuto da tutti come uomo dai sani principi sportivi ed integro dal punto di vista etico, ha pensato di apportare una modifica che, a parer nostro, è di assoluto interesse. In questo modo, il tecnico può capire lo stato fisico del calciatore senza inibirlo nella continuità di preparazione nell’ambito del gruppo e, allo stesso tempo, toccargli la coscienza “bocciandolo” sotto il profilo umano.

Fino ad oggi, il codice etico prevedeva la mancata convocazione in Nazionale di coloro i quali venivano espulsi o squalificati per gesti violenti o per reiterata protesta. Sono incappati in questa “non convocazione azzurra” De Rossi, Osvaldo, Balotelli, e oggi Leonardo Bonucci, reo di essere stato squalificato per due turni dal Giudice Sportivo a seguito di plateali e veementi proteste contro l’arbitro di Juventus – Genoa. Ma, come dicevamo pocanzi,  da ora in poi si cambia la regola. Ci piacerebbe che questo tipo di regola fosse anche adottata dalle società di calcio che, troppe volte davvero, tendono a tutelare i propri giocatori in maniera assolutamente esasperata.

A parte qualche caso sporadico di multe pecuniarie, a memoria non ricordiamo mai nessun presidente di società di calcio che sia stato capace di raddoppiare la squalifica inflitta dal Giudice Sportivo a un proprio tesserato. Il mondo del pallone è spesso bugiardo dinnanzi a questioni etiche e tende sempre (o quasi) a nascondere l’evidenza per dare sempre la colpa agli altri, siano essi avversari o arbitri. E’ la legge di chi pensa di non sbagliare mai, di non sapere mai recitare il mea culpa semplicemente perché se lo fai, gli altri ti assalgono ancor di più. E’ un po’ come dire che la miglior difesa è l’attacco. Già, peccato che a furia di attaccare si incassano anche gol e sconfitte. Ma questo è un discorso antico come il mondo. Intanto, accontentiamoci di apprendere che un certo signor Prandelli, abbia instaurato in casa azzurri alcune regole che prima di lui nessuno aveva pensato di attuare. Ci auguriamo davvero che, chi verrà dopo di lui, riconfermi tali regole etiche e, semmai, tenda a migliorarle con idee ancor più innovative.

Salvino Cavallaro         

 

Salvino Cavallaro