IL TORO E LA COSTANTE IDEA DI RIDURSI A SOFFRIRE FINO ALL`ULTIMO


Il Toro deve costruire per il futuro una mentalità diversa, capace di scrollarsi di dosso il tarlo degli ultimi.
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Torino, 10/05/2021 -

Il pareggio di Verona dà al Torino quel punticino striminzito che non lo fa stare ancora tranquillo. La squadra di Nicola ha ritrovato da un pò il mordente e quella consapevolezza di dovere soffrire fino alla fine. Una costante di questo club granata che sembra ormai destinato continuamente ad essere impegolato nelle basse sfere della classifica di Serie A. Una condizione mentale cui abbiamo il sospetto che ci si stia abituando, un pò come se salvarsi dal baratro della Serie B rappresentasse comunque la conditio sine qua non per sentirsi consapevoli di avere fatto il proprio dovere, ritentando al contempo una sorte migliore per l'anno prossimo Già, l'anno prossimo. Ma quale sarebbe questo anno prossimo in cui la società granata si presenti realmente con il cipiglio di essere competitiva e con le qualità di squadra in grado di sistemarsi nella parte sinistra della classifica, tentando - perchè no - di andare a dar fastidio anche alle squadre che stabilmente occupano il vertice alto di Serie A. Chissà! Parlando di quest'anno e della sofferenza che tifosi granata e club stanno vivendo in maniera ansiosa, diciamo che c'è tutta una serie di problemi mai risolti che identificano la precaria situazione della squadra di mister Nicola, al quale bisogna dare atto di avere ricompattato lo spogliatoio dopo il suo arrivo, ma di non avere dato quel gioco di squadra che il popolo granata e forse la stessa società si aspettava. Purtroppo, abbiamo assistito più volte a fiammate d'orgoglio che ultimamente hanno portato a vincere qualche partita determinante, ma mai con quell'equilibrio di squadra capace di dare continuità di gioco e risultati. Fumi di entusiasmo apprezzabili ma evanescenti che, tuttavia, non cambiano la sostanza di una squadra che spesso risulta monotematica nella manovra, in cui si assiste alle sgroppate sulla fascia sinistra di Ansaldi e il relativo cross per la testa di un compagno appostato in area di rigore per fare gol o magari mancare l'occasione. Un calcio troppo scolastico. E' vero, in questa particolare situazione di classifica del Toro non è concesso andare troppo per il sottile, tuttavia, pensiamo che produrre una squadra che faccia calcio, che abbia idee chiare nel verticalizzare le imbucate producendo al contempo il movimento senza palla pressando alto, sia nelle corde possibili di una squadra come il Toro che deve per il futuro cercare la qualità soprattutto a centrocampo. Belotti, com'è giusto che sia dopo un infortunio, il covid e un campionato in cui ha tirato da solo la forza di portare avanti tutte le offensive contro gli avversari, in questo momento sta rifiatando. Onestamente, da questo capitano il Toro non può pretendere di più. Per lui sembra arrivato l'anno del distacco dal Toro, una società cui ha dato tanto per avere tanto; tranne la soddisfazione di appartenere a un club capace di raggiungere obiettivi significativi. Ma a lui la Leggenda del Grande Torino gli è entrata dentro l'anima, e forse soltanto per questo motivo ha lottato in tutti questi anni con le unghie e con i denti, accorgendosi però che nel calcio da soli non si va da nessuna parte. Ecco, il Toro è questo. Soffrire per raccogliere il minimo sindacale, anche se il calcio di oggi impone accorgimenti qualitativi che vanno oltre il continuo risparmio della parte gestionale e tecnica di un'azienda. Elevarsi vuol dire anche costruire una squadra capace di organizzare un calcio moderno con larghe vedute e ambiziose voglie di arrivare. Altrimenti ti collochi per anni nel posto in cui si trova stabilmente il Toro a soffrire.

Salvino Cavallaro