IL CONTE PENSIERO


Antonio Conte sarà ancora
l’allenatore della Juventus nel prossimo campionato 2014’15. Dopo tanti tira e
molla è arrivato l’accordo con il presidente Andrea Agnelli. Un accordo che
ufficialmente sembra davvero scarno, almeno in alcune motivazioni che lasciano
adito a dubbi su cosa effettivamente si sono detti a quattrocchi, presidente e
allenatore. Ma, conoscendo il Conte pensiero, possiamo dedurre che il coach
bianconero sia stato in qualche modo accontentato sulla sua posizione di tecnico-manager
nell’essere incluso come parte determinante nell’ambito delle strategie
bianconere e della campagna acquisti, in funzione degli obiettivi da
raggiungere in campo internazionale. Conte, che è stato insignito del premio Manlio Scopigno, quale miglior
allenatore del campionato 2013’14, è stato ospite alla Fiat di Melfi in veste
di prof che insegna a fare gruppo. Una platea di operai e dirigenti che hanno
ascoltato l’esperienza personale di Conte in termini di leadership e gestione
di gruppo. Un incontro davvero interessante da parte di un allenatore –
relatore, capace di arrecare cultura calcistica che s’incarna attraverso le
motivazioni, gli stimoli, le menti da seguire attentamente come fulcro
determinante di ogni cosa. Un giro d’Italia a tappe, quello che ha appena
iniziato Conte, una sorta di invito in tavole rotonde dove si parla della
gestione di gruppo, di una crescita esponenziale data da atleti, ma soprattutto
da uomini in grado di rispettare le regole del gioco. Una forma maniacale
nell’inculcare ai propri atleti la propria convinzione che la vittoria,
l’arrivare primi, è l’unica cosa che conta, l’unica cosa che ti fa scrivere la
storia. Non c’è che dire, Conte è proprio un professionista maniacale in cui lo
stress s’incunea attraverso l’io personale che dà origine al “Non mollare mai” al “Restare sempre sulla corda” a “Crederci sempre, per arrivare prima degli altri”. Un
rafforzamento della propria autostima che si riflette sempre su chi gli sta
vicino. Non sono frasi fatte, ma è un lavoro interiore, un percorso psicologico
che Conte fa sempre su di sé come fatto caratteriale, come convinzione naturale
che quella è la strada giusta da seguire per arrivare primi. Ma il bello è che
lui, con questo suo modo di fare, è in grado di sensibilizzare il gruppo sul
quale lavora e convincerlo dell’importanza mentale, prima ancora
che fisica e tecnica. Uno psicologo che tanto pretende da se stesso e dagli
altri. Un allenatore che non s’accontenta mai perché dopo aver vinto una
partita non si ferma sugli allori e va avanti come se nulla fosse accaduto. Vincere
aiuta a vincere. Questo è il frutto dei tanti record raggiunti dalla sua
Juventus, dei 102 punti conquistati, del terzo scudetto consecutivo, delle 33
vittorie su 38 partite giocate e di mille altre cose conquistate. Un lavoro
difficile, quasi sempre pesante per i suoi calciatori che sono sempre invitati
all’impegno, al lavoro, alla professionalità, come forma comportamentale e di
pensiero da seguire attentamente. E il gruppo lo segue sempre senza il senso
dell’imposizione mentale, senza la fatica costrittiva, ma nella consapevolezza
che quella è la strada giusta da seguire. I risultati? Sono sotto gli occhi di
tutti, perché Conte per questa Juventus, per il suo gruppo di calciatori è
l’esempio da seguire, la garanzia di affidamento, un allenatore moderno che fa
del suo essere perfezionista l’esempio da seguire.
Salvino
Cavallaro