NUOVO STADIO FILADELFIA, IL POPOLO GRANATA RITORNA A CASA


Rinasce la leggenda, riapre la casa granata
che era stata chiusa, rasa al suolo senza cuore né anima. A testimonianza di un
incancellabile passato sono rimasti solamente due monconi di curva e un piccolo
muretto con la scritta fascista. Il resto è tutto nuovo di sana pianta. Stesso
posto, stesso quadrilatero, stessa posizione delle tribune, dei distinti
centrali, delle curve. Ci si è sforzati di riproporre quella che fu la
leggenda, la cartolina sbiadita nel tempo delle inesauribili vittorie degli Invincibili,
di quel Grande Torino che storia è. Quattromila posti a sedere che vogliono
significare un piccolo modello per cuori granata, fatta di passione sanguigna e
tanto calore. E’ un sentirsi uniti a casa propria, dove sembra quasi di essere
stati via per un lungo tempo e adesso ritrovi le tue cose, i tuoi ricordi, i
tuoi affetti più cari, i tuoi angoli mai dimenticati. Ma da quegli angoli, da
quelle porte rifatte sul moderno, da quegli spogliatoi che sbucano sotto le
tribune non usciranno più i giocatori del Grande Torino e neanche quelli dell’ultimo
scudetto vinto da capitan “Poeta” e compagni. Ma che importa, bando alla
malinconia, perché oggi è festa, riapre lo Stadio Filadelfia, il Tempio, la
Leggenda, la casa granata dove anziani, bambini e tante famiglie dai cuori
granata si divideranno tra ricordi e soddisfazione di un presente che significa
ritornare a respirare quell’aria granata che si cercava altrove, ma che non si
è mai trovata. Sempre sbandati a destra e a sinistra con in mezzo persino un
fallimento che brucia ancora, con lunghi momenti di sconforto che fanno parte
della storia del Toro ma che il granata vero ha sempre respinto con forza senza
mai mollare. Contro tutto e contro tutti rinasce il Filadelfia. Il suo cancello
d’ingresso rigorosamente granata, il campetto attiguo dove si allenavano i più
piccoli calciatori, il piazzale antistante gli spogliatoi dove i tifosi
attendevano i calciatori dopo l’allenamento, il chiacchiericcio e il borbottio
dei più agitati, ma anche le pacche sulle spalle di chi più bonariamente
incoraggiava i calciatori. Era un volergli bene a prescindere, soltanto per il
fatto di vestire quella maglia granata che è più sentimento, emozione all’ennesima
potenza, anche senza realtà di conquiste, se non l’ingiallimento del passato. Ma
che importa, oggi è festa in Via Filadelfia a Torino, le bandiere granata
sventolano su tutti i balconi dei palazzi che circondano la nuova casa del
Toro. Non c’è tempo per la nostalgia, per gli inevitabili ricordi che affiorano
e diventano eterei come icone immortalati dal tempo. Rinasce il Filadelfia e
rinasce una nuova storia da scrivere, quella che si affida alle nuove
generazioni, ai nuovi granata da legare, appesantiti come sono dalla
responsabilità di non disgregare un patrimonio di storia così immenso. Questo è
il Filadelfia, questo è il Toro. E a chi si chiede ancora perché si tifa per il
Torino troverà la risposta entrando lì, in quel Tempio Granata chiamato Fila, dove
il profumo dell’erba si confonde tra ricordi e speranze per il futuro. “Chiedi chi era il Grande Torino, chiedi
chi era Meroni, chi era Ferrini, chiedi chi era la grande famiglia granata che
è stata più forte delle mille tragedie”. Chiedilo, poi capirai!
Salvino
Cavallaro