17,03 – DAI PROPRI BALCONI, LA GENTE DEL TORO ONORA GLI INVINCIBILI.


71 anni dopo la tragedia del Grande Torino
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Torino, 04/05/2020 -


“Non può esistere rivalità in momenti come questo, ma solo un unico grande abbraccio da chi ha sofferto tanto e parla con il cuore. Troppi morti e troppo dolore…..”

Ho voluto aprire questo mio articolo dedicato al ricordo del Grande Torino, citando una frase emblematica che in questi giorni mi è stata inviata sul mio telefonino. E’ stata scritta da un tifoso del Toro, rispondendo al mio invito di dare il risultato di un ipotetico derby della Mole da disputare in questi terribili giorni di dolore da Covid -19. La frase è molto eloquente e dà il senso dello sfinimento di chi proprio il 4 maggio 2020 - 71 anni dopo la morte del Grande Torino – commemorando una giornata di storia che va oltre il tempo, dà il significato di una tragedia che accomuna tutti indistintamente e che sa andare oltre quello che in tempi “normali” significava sfottò e odio sportivo tra le diverse fazioni della città Sabauda. Già, TRAGEDIA! Una parola che dal suo significato etimologico imprime tutto il senso di un avvenimento doloroso e luttuoso. Tragedia fu quella del 4 maggio 1949 a Superga e tragedia è quella che sta vivendo l’umanità in quest’anno 2020. E anche se tutti noi siamo confinati in casa per contenere al massimo l’aumentare di un’epidemia che ha già falcidiato la vita di tantissime persone, il 4 maggio non può non essere ricordato come il giorno della sofferenza e del dolore. Una giornata che in questo momento assume ancor di più i connotati di una partecipazione intensa, dettata dall’onda fragile che confluisce direttamente al sentire emotivo che accomuna tutti. E il popolo granata, la cui storia fatta di lutti e tragedie incominciata proprio alle 17,03 di quel 4 maggio 1949, si unisce oggi sui balconi delle proprie case a sventolare attraverso le bandiere granata tutto il proprio affettuoso ricordo che orgogliosamente tiene vivo e vuole tramandarlo nel tempo attraverso il cambiamento generazionale. Tutto ciò non ha nulla da spartire con le sorti di un Torino che da quel funesto giorno luttuoso ha vinto soltanto uno scudetto, perché il Toro è sentimento, poesia, storia, passione, cuore. Sbaglia chi confonde la retorica spicciola con una storia di calcio che si ispira alla vita, alla sua ineluttabilità, al suo lottare contro l’imprevedibilità. Il Toro è il Toro, la sua gente lo sa e se lo tiene stretto. Che vincano altri poco importa. Il cuore granata si ispira ai valori intramontabili di quella straordinaria squadra di Invincibili, i cui nomi ancora oggi fanno vivere l’emozione di stringersi in un unico abbraccio distanziato, nel rispetto di quell’altra umana ed epocale tragedia epidemiologica che si identifica nel dolore di tante vite svanite nel nulla.

Salvino Cavallaro

Salvino Cavallaro