VINCITORI E VINTI DEL MONDIALE DI CALCIO 2014


Vittoria di una Germania da imitare sotto il profilo della concretezza e dell`organizzazione.
tempo: 33ms
RSS
Rio De Janeiro, 15/07/2014 -


Mentre la Germania vola sul tetto del mondo pallonaro, l’Argentina piange per la ghiotta occasione perduta di vincere la coppa più ambita di sempre. E così si stilano classifiche in base ai risultati ottenuti, senza rendersi conto che talora una sconfitta può essere casuale o appartenere a situazioni che mal si abbinano a resoconti tecnici. Messi non è Maradona e neppure Neymar è Pelè; questo si sapeva già prima dell’inizio del Mondiale. Quello che non si poteva prevedere è la deludente prova di Leo Messi. Anche i moderni computer della Fifa si sono accorti che il numero 10 argentino ha sbagliato numerosi passaggi, tackle e movimenti atti al beneficio della squadra. Eppure gli è stato assegnato il premio quale miglior calciatore dei mondiali, mentre al tedesco Neur è toccato quello di miglior portiere. Nulla da dire sulle indubbie qualità dello statuario Neur. Ci lascia perplessi, invece, il premio assegnato a Leo Messi che ha deluso sotto il profilo della capacità di essere leader e trascinatore della sua squadra. Manca il nome di Mascherano che, a parer nostro, è stato a tutti gli effetti quello che Messi avrebbe potuto e forse dovuto essere per l’Argentina. Ma a parte queste considerazioni sui singoli, noi diciamo che la Germania è stata davvero la squadra più forte, forse meno bella da vedersi, ma sicuramente più pragmatica nell’arrivare all’obiettivo prefissato. Il tedesco Mario Gotze, giovane di 22 anni appena, è stato anzitempo il risolutore di un equilibrio che si stava delineando fino quasi ai calci di rigore. Una bella trovata, quella del C.T. Low, che all’88’ decide di sostituire l’esausto Klose con il giovane Gotze. Certo, con il senno di poi, tutto è facile. Tuttavia, diamo merito al tecnico tedesco di aver costruito nel tempo una squadra solida, compatta, sostanzialmente ancora giovane e capace di proseguire un ciclo con soltanto pochi ritocchi. Lam, Muller, Schweinsteiger, Boateng, Neur, il redivivo Klose e compagni, compongono un’ossatura di squadra caparbia ed efficace dal punto di vista tattico e tecnico. Sembrano noiosi i mille passaggi precisi dei tedeschi, fatti prima di arrivare nei pressi della porta avversaria. Tuttavia, la scuola tedesca ha insegnato al mondo quanto il calcio fatto di pochi fronzoli, fantasia e tanta praticità, sia il modo migliore per vincere e scrivere la propria storia nell’enciclopedia del pallone che conta. La Germania è dunque prima non solo per la politica europea dettata da Angela Merchel, ma anche per il suo calcio vincente. E intanto, il responso del mondiale che ha chiuso il sipario del 2014, ci dice che si esaurisce il ciclo vincente della Spagna che deve essere ricostruita con pazienza estrema, ma finisce anche il deludente Brasile di Scolari, dimessosi dopo la debacle verdeoro. La Selecao ricomincerà probabilmente da Leonardo, un tecnico intelligente e capace di individuare in maniera moderna la strada giusta per ritornare a essere la prima potenza calcistica del mondo. Per quanto riguarda l’Italia vista in Brasile, se potessimo, stenderemmo un velo pietoso. Per gli azzurri, infatti, non è stato soltanto un fallimento nella gestione tecnica, ma c’è un problema più profondo che si chiama FIGC, che si chiama mentalità da ricostruire, ma che si chiama anche cultura calcistica che deve ripartire dalle scuole, dai settori giovanili e dalle menti che saranno preposti alla direzione del governo del pallone. Non più voti dettati dalla politica, ma vogliamo uomini di campo, giovani e capaci di un cambiamento epocale. Il pallone italiano deve ricominciare da qui. Sì, perché in questo Paese è la testa che deve funzionare per dirigere i piedi che calciano il pallone.

Salvino Cavallaro

Salvino Cavallaro