VINCITORI E VINTI DEL MONDIALE DI CALCIO 2014


Mentre la Germania vola sul
tetto del mondo pallonaro, l’Argentina piange per la ghiotta occasione perduta
di vincere la coppa più ambita di sempre. E così si stilano classifiche in base
ai risultati ottenuti, senza rendersi conto che talora una sconfitta può essere
casuale o appartenere a situazioni che mal si abbinano a resoconti tecnici.
Messi non è Maradona e neppure Neymar è Pelè; questo si sapeva già prima
dell’inizio del Mondiale. Quello che non si poteva prevedere è la deludente
prova di Leo Messi. Anche i moderni computer della Fifa si sono accorti che il
numero 10 argentino ha sbagliato numerosi passaggi, tackle e movimenti atti al
beneficio della squadra. Eppure gli è stato assegnato il premio quale miglior
calciatore dei mondiali, mentre al tedesco Neur è toccato quello di miglior
portiere. Nulla da dire sulle indubbie qualità dello statuario Neur. Ci lascia
perplessi, invece, il premio assegnato a Leo Messi che ha deluso sotto il
profilo della capacità di essere leader e trascinatore della sua squadra. Manca
il nome di Mascherano che, a parer nostro, è stato a tutti gli effetti quello
che Messi avrebbe potuto e forse dovuto essere per l’Argentina. Ma a parte
queste considerazioni sui singoli, noi diciamo che la Germania è stata davvero
la squadra più forte, forse meno bella da vedersi, ma sicuramente più
pragmatica nell’arrivare all’obiettivo prefissato. Il tedesco Mario Gotze,
giovane di 22 anni appena, è stato anzitempo il risolutore di un equilibrio che
si stava delineando fino quasi ai calci di rigore. Una bella trovata, quella
del C.T. Low, che all’88’ decide di sostituire l’esausto Klose con il giovane
Gotze. Certo, con il senno di poi, tutto è facile. Tuttavia, diamo merito al
tecnico tedesco di aver costruito nel tempo una squadra solida, compatta,
sostanzialmente ancora giovane e capace di proseguire un ciclo con soltanto
pochi ritocchi. Lam, Muller, Schweinsteiger, Boateng, Neur, il redivivo Klose e
compagni, compongono un’ossatura di squadra caparbia ed efficace dal punto di
vista tattico e tecnico. Sembrano noiosi i mille passaggi precisi dei tedeschi,
fatti prima di arrivare nei pressi della porta avversaria. Tuttavia, la scuola
tedesca ha insegnato al mondo quanto il calcio fatto di pochi fronzoli,
fantasia e tanta praticità, sia il modo migliore per vincere e scrivere la
propria storia nell’enciclopedia del pallone che conta. La Germania è dunque
prima non solo per la politica europea dettata da Angela Merchel, ma anche per
il suo calcio vincente. E intanto, il responso del mondiale che ha chiuso il
sipario del 2014, ci dice che si esaurisce il ciclo vincente della Spagna che
deve essere ricostruita con pazienza estrema, ma finisce anche il deludente
Brasile di Scolari, dimessosi dopo la debacle verdeoro. La Selecao ricomincerà
probabilmente da Leonardo, un tecnico intelligente e capace di individuare in
maniera moderna la strada giusta per ritornare a essere la prima potenza
calcistica del mondo. Per quanto riguarda l’Italia vista in Brasile, se potessimo,
stenderemmo un velo pietoso. Per gli azzurri, infatti, non è stato soltanto un
fallimento nella gestione tecnica, ma c’è un problema più profondo che si
chiama FIGC, che si chiama mentalità da ricostruire, ma che si chiama anche
cultura calcistica che deve ripartire dalle scuole, dai settori giovanili e
dalle menti che saranno preposti alla direzione del governo del pallone. Non
più voti dettati dalla politica, ma vogliamo uomini di campo, giovani e capaci
di un cambiamento epocale. Il pallone italiano deve ricominciare da qui. Sì,
perché in questo Paese è la testa che deve funzionare per dirigere i piedi che
calciano il pallone.
Salvino
Cavallaro