MA CHE COS`È QUESTO PAZZO CALCIO CHE CI SCUOTE ANCHE A PASQUA


Neanche il tempo di vivere
serenamente il Sabato Santo, che già il pallone s’intromette con veemenza e
interesse a farci stare lì, attaccati alla televisione. E allora non sai se sia
giusto dare priorità alla Juve che gioca in casa con il Bologna e alla Roma che
gioca a Firenze, piuttosto che ascoltare in meditazione il messaggio di Papa
Francesco dal Vaticano. Ma il pallone stuzzica, è qualcosa di materiale a cui
pochi si sanno sottrarre e ciascun tifoso appassionato di calcio si augura di
passare una buona Pasqua soltanto se la propria squadra del cuore vince. Un
pensiero che si fa preponderante, un qualcosa che ti assale irrazionalmente e
che sembra quasi indefinibile, se solo pensiamo ad un interesse economico che
entra solo nelle casse delle società di calcio e delle televisioni collegati al
pallone che rotola in mezzo al campo. Ma che cos’è questo calcio che ci fa
impazzire di gioia ed è anche capace di farti andare dall’altra parte del mondo
per seguire la propria squadra? Difficile dare una spiegazione razionale,
impossibile sapere cosa agisce sul nostro subconscio in maniera tale da
renderci capaci di superare ogni eventuale ostacolo. Juventini che partono
dalla Sicilia per andare a Lisbona per assistere alla partita di semifinale di
Europa League tra Benfica e Juventus, oppure milanisti, interisti, romanisti o
napoletani che si sono sobbarcati viaggi incredibili per la loro squadra del
cuore. C’è, qualcosa c’è, qualcosa di inspiegabile e di indefinibile che si
chiama passione, capace di farti gioire ma anche soffrire e, qualche volta,
purtroppo, anche perdere la testa. Sono esagerazioni che talora, per il seguito
e l’aggregazione sociale che il calcio ha, portano agli eccessi senza che ce ne
accorgiamo. Ma quella palla che s’infila in porta e che ti fa urlare al gol,
ebbene, quello è il momento topico, è la massima goduria che ti fa abbracciare
quello che ti sta accanto anche se non lo conosci, se non l’hai mai visto prima
d’ora, ma che sai che è della stessa tua squadra, e tanto basta. Un fenomeno
sociale che hanno cercato di spiegare da sempre illustri sociologi e luminari
della psicologia applicata al calcio. Ma, oltre a sentirci ripetere che il
calcio è rappresentativo di tante frustrazioni sociali vissute nel quotidiano,
non abbiamo avuto altra spiegazione degna di farci capire “perché”. E intanto,
nonostante la crisi economica si tagli a fette e l’alto grado di disoccupazione
è giunto ormai all’apice dell’esasperazione, i tifosi non mollano, anzi aumentano
ancor di più il loro interesse per il pallone, per i propri beniamini, per la
propria squadra del cuore, che vincendo ti fa sentire importante, quasi come se
in campo avessero vinto loro, gli stessi tifosi a far gol. Un meccanismo
mentale sconosciuto ai pochi che non amano il calcio e guardano increduli come
se si trattasse di un mondo fatto di matti. E chissà se davvero non sono
proprio loro a vedere con raziocinio questo calcio fatto di milioni di euro che
attrae sempre di più, perché ormai ce lo propinano a mezzogiorno, al pomeriggio
e alla sera tra sabato e domenica, senza pensare che gli altri giorni le varie
Coppe ci impegnano anche fino a notte inoltrata. E allora, senza chiederci
tanto il “perché” viviamo intensamente i nostri momenti di vita che ci
piacciono e che ci fanno star bene, anche se è Pasqua o qualsiasi altra festa.
Importante è rispettarsi civilmente anche se non si condivide la fede, il tifo,
la passione. In fondo, il calcio dovrebbe essere anche questo; ma lo è?
Salvino
Cavallaro