IL MONDO DEL CALCIO DÀ L’ULTIMO SALUTO A DAVIDE ASTORI


Che cos’è la vita. Che cos’è la morte. E che
cos’è il calcio, capace di racchiudere sentimenti così profondi, controversi e
al contempo uguali. Già, da quanti pensieri sono stato assalito durante i
funerali di Davide Astori. Pensare
alla sua incredibile morte fa male. E Firenze gli ha dato l’ultimo saluto in
una piazza gremita di persone, proprio davanti alla Basilica di Santa Croce in
cui si sono svolti i funerali. Oltre diecimila persone con striscioni, bandiere,
sciarpe e immagini con il volto di Davide, con fare composto si sono radunati
in un silenzio rispettoso, commosso e assordante. Intanto il sindaco di Firenze
ha proclamato il lutto cittadino che si prolungherà per tutta la giornata
odierna, mentre i personaggi del mondo del calcio che entravano mestamente in
chiesa si sono stretti in un unico abbraccio. Tutti, indistintamente. Perché ci
sono momenti nella vita in cui certi antagonismi costruiti su basi di antiche
ruggini non hanno motivo di esistere. E men che meno nel calcio, in cui lo scontro
fisico, la smania di vincere per la supremazia tecnica, il prestigio e l’interesse
economico, talora diventano accecanti e fanno perdere il sapore principe del senso
del rispetto dell’altrui colore sportivo. Ed è stato bello vedere la riunione
di tutte le bandiere, di tutti i giocatori, di tanti dirigenti che spesso usano
toni al di sopra del dovuto e si perdono in spicciole polemiche da cortile. Ma
oggi no, davanti alla morte di Davide
Astori, al suo ricordo e a ciò che ha saputo lasciare come preziosa eredità
di stile e corretto comportamento, qualsiasi segno di inimicizia sarebbe stata
stonata e fuori luogo. Andrea e Diego Della
Valle, e poi Totti, Nainggolan,
Florenzi, Spalletti, Borja Valero,
Vecino, Pirlo e Marco Van Basten, si sono associati alle delegazioni del
Milan,del Napoli, della Spal,del Genoa, della Sampdoria,dell’Ascoli, della
Cremonese. Ma soprattutto mi hanno fatto pensare positivamente gli scroscianti
applausi dedicati alla Juventus, allorquando Allegri, Landucci, Barzagli, Chiellini, De Sciglio e Buffon sono
entrati mestamente in chiesa. Poche ore di sonno per i ragazzi della Juve che
con un aereo privato sono partiti da Londra per essere puntuali all’ultimo
saluto di Astori, amico e per molti anche compagno di Nazionale. Ciascuno con
la sua storia, con il suo bagaglio di esperienze fatte sul campo e nella vita
privata, che pur si riflettono sul carattere e il proprio modo d’essere, ma che
si concretizzano univocamente nella voglia di sentirsi uniti. La vita spezzata
di Davide che è stata interrotta sul più bello da un destino beffardo, non fa
altro che farci sentire partecipi all’unisono. Fiorentini, juventini, interisti, milanisti, torinisti, laziali, romanisti, napoletani e tutti gli
amanti passionali del calcio giocato, hanno dato prova di maturità e di grandi
sentimenti di partecipazione. Sì, perché la vita è unica e quando si perde in
questo modo assurdo e in così giovane età, ogni cosa non ha più senso, neanche
l’odio pallonaro. E intanto quella vita che fu di Davide Astori continua il suo
incedere per chi resta e per chi da questa terribile storia ne ha ricavato
momenti di saggezza e lunghi attimi di riflessione. Il calcio è vita, e come
tale deve continuare. “The Show Must Go
On” – “Lo spettacolo deve andare
avanti” - non si può fermare, perché adesso la vita e il calcio continueranno
a far parlare di sé per i suoi fatti e misfatti. Essere cronisti vuol dire
anche non distrarsi mai e restare ancorati sul pezzo. Io, in questa occasione l’ho
fatto, proprio nel momento in cui mi si richiede l’analisi sulla partita di
Champions Tottenham Juventus che scriverò subito dopo. Ma davanti all’ultimo
saluto a Davide Astori, alla sua storia, alla cronaca di una giornata di lutto
per il mondo del calcio, nient’altro poteva avere precedenza.
Salvino Cavallaro