LETTERA A CRISTIANO RONALDO.

Quel gesto non dovevi farlo. Potevi e dovevi
evitarlo, Cristiano. Nel calcio come nella vita ci sono delle regole etiche e
di buona educazione che sono fondamentali e vanno rispettate. Tu, mostrando gli
attributi alla curva ospite alla fine della stupenda partita contro l’Atletico
Madrid, queste regole non le hai rispettate. Penso che sia stata una grave
macchia che è andata ad intaccare una partita memorabile, capace di essere
ricordata nella storia degli annali del calcio della Juventus. Questo non è lo
stile Juventus e forse non è neppure il tuo, giocatore di immensa classe che
sei stato insignito più volte di preziose targhe e trofei, che ti hanno
regalato il titolo di migliore calciatore al mondo. Chi mi segue da anni tra le
pagine di questo giornale, sa che non sono un ipocrita moralista di idee
falsamente puritane e ammantate da quel perbenismo di facciata che sa di
bacchettone. Tuttavia, penso che ci sono atteggiamenti che vanno oltre ogni
limite della più legittima euforia. Così come avevo biasimato il cholo Simeone
all’andata della partita di Champions vinta dai colchoneros, per avere mostrato
sbracatamente gli attributi alla tribuna dei suoi tifosi in segno di forza e virilità
della sua squadra, non posso fare a meno di disapprovare il tuo gesto rivolto (probabilmente)
ai tifosi ospiti. E’ stato davvero stridente essere immortalato dai fotografi e
dalle telecamere di tutto il mondo, mentre con quel gesto davi sfogo alla gioia
di essere stato l’interprete principale di una remuntada che sa di qualcosa di
epocale. Non è da te, quell’atteggiamento volgare non può appartenere a un
Cristiano Ronaldo il cui comportamento viene imitato da tutti, piccoli e grandi
fan. Nel bene e nel male hai il dovere di essere da esempio, così come lo sei
negli spogliatoi, negli allenamenti e in campo, quando sai trascinare i compagni
da vero leader quale tu sei, non puoi dimenticare di esserlo anche quando sei
stuzzicato da ingiuste e volgari offese ricevute da parte di tifoserie avverse.
Sì, perché se il tuo gesto volgare voleva essere la risposta alla brutta
accoglienza cui sei stato sottoposto la notte del Wanda Metropolitano dai
Colchoneros, hai sbagliato alla grande perché ti sei messo alla pari di chi
interpreta il mondo del calcio in maniera errata. La risposta, quella vera, l’avevi
saputa dare in campo da vero trascinatore, da vero campione quale sei.
Allora, perché abbandonarsi alla bassezza di
comportamenti che hanno offeso e forse anche deluso certi tifosi che vedono in
te un modello da imitare? Cosa avrà pensato di papà, tuo figlio che è già un
piccolo campioncino in erba? No Cristiano, è stato come mostrare tutta la tua
fragilità di campione e di uomo. E poi ti ricordo che i grandi campioni del
passato della Juventus hanno sempre rispettato l’etica di una società che ha
fatto dello stile il suo emblema. A memoria non ricordo simili atteggiamenti da
parte dei vari Platini, Baggio, Del Piero, e neanche di quella squadra che
vinse l’ultima Champions League a Roma contro l’Aiax. Ricordo che la mia
cronaca di allora sottolineò una grande gioia che si è intersecata tra brividi
ed emozioni juventine. Adrenalina alle stelle e sensazioni forti che avrebbero
potuto farti andare fuori di testa, ma che si sono limitati alla legittima
euforia. E adesso, come se non bastasse per il gesto che hai fatto, si attende
la decisione del Comitato di Controllo, Etica e Disciplina della UEFA che
valuterà se ci sia stata o no la tua intenzione di provocare gli spagnoli
presenti all’Allianz Stadium. Per il caso Simeone si optò per una multa, in
quanto il Comitato si rifece all’articolo 11 del Codice disciplinare che parla
chiaramente al punto B di “condotta antisportiva”. Per te, Cristiano, si parla
di una multa e di una possibile squalifica di una o addirittura due giornate. E
allora, in questo caso come farà la Juve senza di te nell’affrontare l’Aiax ai
quarti di finale? Capisci che danno ha provocato quella tua immane sciocchezza
carica di stupidità? No, non è da te. Non può esserlo! Eppure ci sei cascato,
quasi a inorgoglirti di qualcosa che invece deve fare arrossire. In tutte le
professioni ci sono delle regole deontologiche da rispettare, io ho le mie, tu
hai le tue. Ma non esiste da nessuna parte che ad una persona ricca e famosa
sia concesso di fare ciò che vuole, semmai deve sentirsi ancor più responsabile
del proprio modus vivendi e operandi. E’ il prezzo che deve pagare un
personaggio pubblico che appartiene a tutti oltre che a se stesso.
Salvino
Cavallaro