MALEDETTE SCOSSE DI TERREMOTO


Nella giornata in cui è stato
proclamato il lutto nazionale per le vittime del terremoto avvenuto nelle zone
di Rieti e dell’Ascolano, anche noi che solitamente ci occupiamo di calcio e descriviamo
le sue vicende, vogliamo una volta tanto mettere da parte il mondo del pallone
per scrivere un articolo che è la riflessione di un momento della storia d’Italia
che ci ha colpito profondamente per la crudeltà di un sisma che ha raso al suolo
interi paesi. “Perché…….perchè”.
Quante volte in occasione di calamità naturali ci siamo fatti questa domanda. Interrogativi
che spesso fanno vacillare la nostra fede religiosa, il nostro credere nella
vita e il senso di essere venuti al mondo. Domande legittime che ci rattristano
e ci commuovo alla visione di case distrutte, di polvere e macerie, di vite
spezzate, di borghi, paesi e città in cui incredulità e paura sono il riflesso di
attimi di terrore dovuti ad un maledetto sisma che non si pone nessuno scrupolo
di sorta. E’ la catastrofe che succede all’evento naturale che tutto spiana al
suolo quando meno te lo aspetti, mentre dormi o sei sveglio. Uomini, donne,
bambini e vecchi sotto le macerie, sotto case che sembrano fatte di cartone,
talmente sono crollate con facilità durante il terremoto. Dimore che erano il
rifugio di una quotidianità serena e che illudevano alla certezza di trovarsi
al sicuro. Ad Amatrice, Accumoli, Pescara del Tronto, la vita scorreva
serena con il senso di sicurezza, lontani dal pensiero di cosa stava per
accadere alle 3 e 37 di mercoledì 24 Agosto, in un presto mattino in cui il
sonno non induce ad essere preda di brutti pensieri. E invece è proprio lì, in
quel lasso di tempo che si è consumata la tragedia. La terra si scuote
calcolando il sesto grado della scala Ritter e poi propone a ripetizione le
scosse di assestamento. Un film del terrore che invece è realtà. Tutto intorno
è disperazione e paura. C’è chi fugge e c’è pure chi è rimasto sotto le macerie
e ha trovato la morte. Al momento sono 247 i sepolti vivi, 190 nel Reatino e 57
nell’Ascolano, ma si tratta di un numero che è destinato a crescere. Sono 264
le persone ferite e ricoverate negli ospedali di Roma, Pescara e in altri
centri della zona di Rieti e Ascoli. E intanto, sotto quelle costruzioni crollate
e la montagna di macerie, c’è ancora la speranza di trovare la vita. 1059
scosse di terremoto si susseguono a ritmo infernale. Nel frattempo si apprende
che alle ricerche lavorano 880 pompieri con 250 mezzi. 5400 uomini, tra forze
dell’ordine e volontari sono impegnati nei soccorsi con un lavoro massacrante e
instancabile. Sono tutti lì a dare una mano nella speranza di cogliere ancora
l’attimo per salvare delle vite umane, mentre quel mucchio di macerie cosparse
di sangue e polvere rappresentano la distruzione di ciò che è stato costruito
attraverso i sacrifici di una vita. La casa che non c’è più e la morte dei
propri cari rappresenta il dramma che si è consumato in pochi attimi. Ma il
maledetto sisma è sempre lì, in agguato, pronto a manifestare la sua presenza
con movimenti sussultori e ondulatori, quasi non fosse ancora soddisfatto
dell’immane tragedia procurata alla popolazione; a quella gente indifesa che
nulla ha fatto di male per meritare tale catastrofe. Ed ecco che viene ancora
spontanea quella domanda che s’interseca legittima tra la disperazione e le
lacrime di dolore: “Perché tutto questo?”. Una domanda che continueremo
a fare sempre, nonostante siamo perfettamente convinti che non ci sia alcuna
risposta. Sono i dubbi amletici che evidenziano la vita stessa, un bene
prezioso che qualche volta ci mette di fronte alla riflessione di quanto sia
valso nascere.
Salvino
Cavallaro