BENFICA - JUVENTUS - STORIE SCONOSCIUTE DI ROMANTICA FOLLIA......


Quando l`amore per la squadra del cuore rasenta la romantica follia...
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Lisbona, Stadio Da Luz , 28/04/2014 -


Il calcio non è solo uno sport, che deve il suo successo ai risultati delle partite della domenica, ma anche alle forti passioni, che esso può far nascere  in ognuno di noi,anche insospettabili persone,che vivono i momenti della loro vita quotidiana con routinarietà e monotonia.

Non si spiegherebbe altrimenti perché tanta gente si sobbarca sacrifici inenarrabili, che possono apparire esilaranti per chi vive il fenomeno dall’esterno, ma spontanei e giustificati dal grande amore, che lega un vero tifoso alla squadra del cuore.

Questa è la premessa,l’avete capito, per potervi raccontare,magari con una sottile punta d’ironia, la mia avventura a Lisbona a tifare Juve per la prima volta all’estero.

Cominciamo dall’inizio. Nei giorni precedenti si vive in trepida attesa del sorteggio di Coppa per conoscere subito la squadra,che dovremo affrontare  nel turno successivo perché così potremo attaccarci al pc  per cercare di organizzare il viaggio con la più bassa tariffa sul mercato.

Benfica! Dunque si va a Lisbona. Neanche il tempo di leggere il nome della squadra avversaria che il prezzo dei biglietti d’aereo aumenta così vertiginosamente  da sconsigliare  il viaggio. Alla delusione  per il progetto svanito a causa dell’ingordigia delle grandi compagnie aeree di linea,subentra ben presto l’euforia a causa di un’occasionale viaggio low-cost,anche se con uno scalo intermedio a Marsiglia, scoperto dal presidente dello Juve Club “G.Scirea” di S.Lucia del Mela.  Quindi si parte per Lisbona da Palermo per ritornare a Catania all’indomani della partita, facendo scalo intermedio a Marsiglia. Prima della partenza  purtroppo bisognerà asciugare le lacrime di una nipotina,juventina anche lei, rimasta a casa controvoglia per ovvi motivi d’età.

Dopo un lungo viaggio di circa 12 ore atterriamo a Lisbona e il primo pensiero è per la foto ricordo con lo striscione dello Juve Club dinanzi all’uscita dell’aeroporto portoghese. La sera per le vie del centro Lisbona si offre in tutta la sua bellezza e si scopre ospitale: si notano sciarpe dedicate alla partita dell’indomani con i colori di entrambe le squadre, bandiere bianconere a sventolare assieme a quelle  biancorosse! Sembra veramente una festa lusitana e juventina, che ci sorprende un po’ perché non ci aspettavamo un clima ostile,ma neppure così caloroso. Sembra di essere ad una festa di piazza.  Ci manca il calcio comunque, per cui non appena scorgiamo un maxi-schermo, che trasmette le immagini di Real Madrid- Bayern Monaco, ordiniamo un boccale di birra, mentre lì davanti a noi si sfidano due gruppetti di spagnoli e tedeschi a seconda delle sorti  della partita.

Arriva il giorno della sfida e la mattina ci rechiamo di buon’ora a ritirare la busta con i biglietti per lo stadio. Nella hall di uno splendido hotel ci aspetta Antonella (nome di fantasia), che ha l’incarico di consegnare i biglietti ai rappresentanti  dei numerosi Juve Club d’Italia. Restiamo piacevolmente sorpresi dalla perfetta organizzazione messa in piedi in un paese straniero dalla società per esaudire le richieste di biglietti dai numerosi club d’Italia.

Adesso comincia la seconda fase dell’incarico assegnatomi dal presidente dello Juve Club: rintracciare e distribuire ai soci presenti a Lisbona  i biglietti per lo stadio da Luz del Benfica.

Ne approfitto  così per  conoscere un giovane di Foggia, che è arrivato assieme ad altri quattro amici nella capitale portoghese con un pulmino,che hanno guidato per 24 ore consecutive, alternandosi fra di loro fino a Lisbona dalla lontana Puglia. E’ tuttavia contentissimo di stare lì e non vede l’ora che inizi la partita nonostante la stanchezza accumulata lungo il viaggio senza dormire. “Provare per credere”, ci dice.”Ci credo,ci credo”, gli rispondo, ma non penso che proverò mai a fare un viaggio in auto di ben 7.000 km. fra andata e ritorno  in un giorno.

Mancano ormai poche ore alla partita,ma dobbiamo ancora consegnare alcuni biglietti a Gerardo,così mi è stato detto dal presidente del nostro Juve Club. Finalmente Gerardo mi viene a trovare all’Hard Rock; si nota in volto che ha incontrato notevoli difficoltà per arrivare a Lisbona. Ci racconta così di essere partito ieri da Napoli,la sua città, per l’aeroporto di Ciampino, ma di aver perso il volo prenotato perché è rimasto bloccato nel traffico di Roma. Sembrava tutto saltato, ma la sua passione non conosce ostacoli e quindi ha deciso,seduta stante, di traghettare verso Barcellona  prendendo a Civitavecchia una nave, che fa questo servizio. Giunto a Barcellona, ha dormito come un ragazzino in un ostello della gioventù e l’indomani si è imbarcato sul primo aereo per Oporto. Qui atterrato, è salito su un treno per Lisbona, dove è arrivato trafelato giusto in tempo per farsi consegnare il biglietto per lo stadio.

Insomma un’odissea quella raccontata da Gerardo, a cui difficilmente si troverebbe gente disponibile a credere, se non fosse che tutto diventa possibile, se animato dalla forza della  passione  per la squadra della Juve! Tutto è sopportabile per avere un’altra chance di gridare “Forza Juve” e poter ammirare i nostri ragazzi all’estero.

Gerardo diventerà per me,che vengo dalla Sicilia, il simbolo dei tifosi del Sud,che amano,forse in maniera troppo viscerale,appassionata,senza confini la squadra bianconera.

Ma non è il solo episodio di amore sconfinato per la Juve,che ci è stato raccontato. Alcuni tifosi milanesi hanno deciso di volare verso Londra e da qui a Lisbona per poter risparmiare qualche euro,mentre altri addirittura sono arrivati a Lisbona l’indomani della partita perché il loro aereo ha avuto un guasto,per cui è dovuto ritornare indietro all’aeroporto di Milano Malpensa,da dove è ripartito soltanto all’indomani. Sono rimasto a bocca aperta,come si suol dire: non solo la paura del volo interrotto all’improvviso,ma anche la fregatura di non poter assistere alla partita ,che era l’unico motivo del viaggio. Al loro confronto appare banale un viaggio in auto da Carrara di alcuni tifosi fino a Marsiglia, per volare da lì a Lisbona e ritorno!

C’è però l’altra faccia della medaglia. Di fronte ad esempi come questi  di attaccamento alla squadra bianconera ,non si può  fare a meno di sottolineare l’assenza a Lisbona del grande tifo organizzato. Quello per intenderci sempre presente  allo Juve Stadium. A Lisbona eravamo circa trecento o poco più e  per una partita di semifinale di Europa League,non sono molti. C’è da dire che già in altre partite importanti,come a Firenze o in Turchia, si era notato il ridotto numero di tifosi al seguito della squadra bianconera. Non ci pare di aver visto il club dei “Drughi” di Torino,ad esempio ,che rappresenta il club più famoso della tifoseria juventina. Peccato davvero,hanno perso un’occasione perché con il loro contributo la Juve avrebbe sicuramente avuto un uomo in più in campo. Mi chiedo se sia un’assenza voluta oppure casuale. Tutto però fa pensare che qualcosa si sia guastato nelle relazioni fra società e club di tifosi organizzati. Al di là di questa nota negativa, le storie raccontate dai tifosi a Lisbona sembrano in realtà storie di romantica follia verso la squadra del cuore. Ma la Juventus,dopo queste vere e proprie disavventure di viaggio,che hanno richiesto sacrifici fisici ed economici non indifferenti,può essere considerata ancora soltanto una squadra di calcio? Oppure è qualcosa che travalica il concetto di squadra di calcio,come fenomeno sportivo? Penso proprio di sì ! la Juventus è come se fosse diventata per gran parte dei  tifosi  la fidanzata,che non ti tradisce mai; la donna,che colora i tuoi pensieri; l’amica che ti fa sentire importante , invidiato dai  colleghi ; è un’opportunità in più per vendicarti delle ingiustizie,che ogni giorno hai dovuto sopportare; è la gioia dopo tante amarezze, che la vita non ti ha risparmiato. E’ quel sogno che ogni tifoso insegue per una vita e che si rinnova ogni volta che undici ragazzi in bianconero inseguono una palla su un prato verde e conquistano una vittoria anche per lui.

                                                   

Attilio Andriolo