Remuntada è fatta! Chi non credeva nella
possibilità che il Liverpool di Jurgen Klopp potesse andare in finale di
Champions superando il 3 a 0 subito al Camp Nou contro il Barcellona, si dovrà
cospargere il capo di cenere. Mai dire mai in un calcio stellare in cui certe
magie da stadio, di notti che sanno di imprese storiche e football spettacolo dagli
alti contenuti culturali, sono capaci di dissetarci dall’atavica arsura di giocate
balistiche improvvisate e lunghe corse fino allo sfinimento, che durano oltre 95
minuti e non sanno mai di sparagnini pensieri nel gestire un risultato privo di
emozioni. Il Liverpool ha vinto e convinto contro il Barcellona di Messi, non contro
una squadra qualunque, non l’ultima arrivata, ma la compagine che da tutti era
indicata come la favorita per la conquista della Champions 2019. E chi l’avrebbe
mai detto che le furie rosse di Klopp, prive di Salah e Firmino ma con Origi e Wijnaldum
che hanno siglato le storiche doppiette, avrebbero scritto una pagina
indelebile di storia dei Reds. Tutto fatto con furore agonistico, con
caparbietà, senza recondite paure o riverenze verso quella squadra che vanta un
capitano che è il miglior giocatore al mondo assieme a Ronaldo. Eppure, proprio
l’extraterrestre Leo Messi non ha saputo prendere con autorevolezza la sua
squadra, i suoi compagni, annichiliti dall’aggressività di un Liverpool entrato
in campo per conquistare la seconda partecipazione consecutiva alla finale di
Champions. Un match di rara intensità calcistica, supportata da idee chiare e
autostima da vendere. E in tutto questo spettacolo di calcio che diverte e ti fa vibrare di emozioni, spesso abbiamo
pensato alla Juve di Champions con la sua flemmatica interpretazione di un italico
calcio che ha nel suo DNA quella voglia di vincere senza anima. E non è vero che
“l’importante è arrivare primi, perché quando
scrivi pagine di storia di calcio, nessuno si ricorderà come hai vinto” – Allegri dixit- . No, perché qui, in questo calcio che è “l’altro calcio”, si vince
e si fa spettacolo negli stadi e non al circo (come dice il mister della Juve).
Il Liverpool è stato trascinato da un pubblico straordinario, che in realtà non
meraviglia più per quella sua peculiare forma di produrre canti e un tifo che
trascina in modo particolare. “Youll’
never walk alone” è il famoso inno dei Reds che a fine gara, dopo avere
segnato 4 memorabili gol a Messi and company, rimbombava in maniera assordante
tra le mura dell’Anfield Stadium. “Non camminerete mai da soli”,
parole che fanno venire la pelle d’oca, che ti acchiappano l’anima, così com’è
successo ieri sera in chiusura di una partita che ha espresso il senso vero di
un calcio che non può essere impoverito da arretrate congetture pallonare di
italica mentalità. In Europa si gioca così e se vuoi arrivare a vincere la
Champions, devi cambiare quel credo calcistico che resta valido soltanto all’interno
dei nostri confini, ma quando ti confronti con le altre realtà europee resti
sistematicamente indietro, non per chissà quale invenzione dettata dall’alibi
di una Coppa stregata, ma più semplicemente per un modus operandi da cambiare
in fretta. Va bene avere dei campioni in squadra che debbano fare la
differenza, ma se la filosofia calcistica italiana non si allinea a quella
europea, si arriva sempre a un certo punto e poi si torna a casa. Guardare e
imparare. E chissà se un giorno non lontano, potremo accorgerci praticamente che talvolta anche gli allievi superano i
maestri. Si costruisca un calcio che ti faccia innamorare e non più annoiare
con tattiche inibitori di spettacolo!
Salvino
Cavallaro
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