E’ ARRIVATO IL GIORNO DELLA FINALE DI COPPA ITALIA


All`Olimpico di Roma, Milan e Juventus si contendono La Coppa Italia tra tante motivazioni.
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Roma Stadio Olimpico, 21/05/2016 -


Dopo tanto scrivere e parlare, è arrivato finalmente il giorno della finale di Coppa Italia tra Milan e Juventus. Sulla carta tutti vedono strafavorita la Juventus, ma qualcuno si rifugia pure nella possibilità di una sorpresa Milan. Certo, visto il momento che attraversano le due squadre non dovrebbe esserci partita, tuttavia, il calcio ci ha insegnato che non c’è nulla di razionale. Per il pallone, nulla è scritto in partenza. Questo, Max Allegri lo sa, e fa molto bene a non fidarsi di questo Milan che quest’anno sembra essersi perso in un mare di guai societari e tecnici. Ma il calcio si affida sempre all’orgoglio, a quell’impennata di carattere che spesso diventa la “droga” di chi parte battuto in partenza. Cristian Brocchi dice che sarebbe bellissimo vincere questa Coppa Italia, ma che non cancellerebbe nella sostanza l’annata fallimentare dei rossoneri. E, in effetti, l’abbattimento psicologico in casa Milan è davvero tanto. A cominciare dal suo capo storico Silvio Berlusconi che minaccia addirittura di non pagare gli stipendi, visto il “fallimento” di un’annata storta che allontana gli introiti derivanti dagli sponsor e dalle televisioni. Dalla parte bianconera, invece, dopo aver conquistato il quinto scudetto consecutivo che profuma ancora di fresco, c’è un unico pericolo; quello di prendere sottogamba l’avversario che tutti danno per morto. Ma Allegri non si fida, e dopo la figuraccia rimediata a Verona, in accordo con la società ha addirittura annullato ogni festeggiamento di piazza per la conquista dello scudetto. Un fatto che ha creato molte polemiche, ma che, a nostro parere, mette ancor più in evidenza la serietà di una gestione tecnica, incline alla cura della concentrazione dei giocatori che formano il collettivo. Ecco, più che della parte fisica, atletica e tattica, da più di una settimana Allegri sta curando la parte psicologica della squadra, proprio per non allentare certe motivazioni che nel calcio sono alla base di ogni risultato. E così fa pure pretattica, come se questa finale di Coppa Italia fosse addirittura la finale di Champions. E’ la Juventus, è il suo modo d’intendere il calcio che vede nella vittoria l’unico senso del professionismo di un pallone che altrimenti non avrebbe senso. D’altra parte, non è da oggi che questa società bianconera predica con i fatti che “Vincere è l’unica cosa che conta”. Un emblema agonistico che tutti sanno, che tutti vorrebbero, ma che pochi riescono a mettere in pratica. Nessuno partecipa per far comparsa, questo si sa. Ognuno ha il diritto di aspirare alla vittoria finale, ma la Juve con i suoi tanti scudetti vinti è forse l’unica a potersi fregiare di quell’unica cosa che conta nel calcio: vincere. Ma, per fare questo, c’è bisogno di una grande società che si completa con una grande squadra. Ingredienti essenziali che in casa Juve esistono ormai da anni. Anche il Milan di Berlusconi ha vissuto grandi storiche vittorie nazionali e internazionali. Anni in cui ha rappresentato un modello di progettualità e conduzione societaria che si rifletteva su una squadra fatta di campioni dal nome altisonante. E non è un caso che oggi, a distanza di anni, con un Milan ridotto a squadra provinciale, Berlusconi stia cercando un acquirente serio per la sua società. Dunque, tante motivazioni si poggiano sul ricco piatto di una Coppa Italia che non è solo attrazione tecnica e agonistica, ma sa emozionare con quell’antica passione per un football che attrae sempre, nonostante l’apparente dislivello tra le due contendenti in campo all’Olimpico di Roma. Chi alzerà la Coppa al cielo, avrà ragione di ogni cosa.

Salvino Cavallaro       

Salvino Cavallaro