Torino - Ci
sono notti soporifere e notti di calcio in cui l’adrenalina sale a mille. Allo
Juventus Stadium vestito a festa come nelle migliori occasioni, è stata la
notte del successo della Vecchia Signora contro il Real Madrid, nella prima
partita di semifinale che i bianconeri hanno vinto 2 a 1. Adesso la finale di
Champions League non è più solo un sogno, e il popolo bianconero ha il diritto
di crederci con convinzione. Alla vigilia della partita si auspicava una
partita perfetta da parte della Juve, per poter superare la più quotata antagonista
spagnola. Ebbene, possiamo dire che la squadra di Allegri ha condotto una gara “quasi”
perfetta, non fosse altro per quel gol di Cristiano Ronaldo, lasciato
colpevolmente solo davanti alla porta di Buffon. Un piccolo neo che, tuttavia,
non modifica la sostanza di un match giocato con intelligenza tattica, furore
agonistico e fame di Coppa dei Campioni. Morata e Tevez (su rigore) sono stati
gli autori dei due gol che hanno battuto il Real Madrid, mentre Llorente nel
finale ha pure fallito quel terzo gol che avrebbe consentito alla Juve di avere
maggiore respiro nella partita di ritorno al Santiago Bernabeu. E dire che alla
vigilia della partita eravamo scettici su questa Juventus che ci è apparsa in
calando dal punto di vista fisico e mentale. Avevamo ancora negli occhi le due
gare effettuate contro il Monaco, e ci siamo chiesti più d’una volta come
avrebbe potuto la squadra di Max Allegri, affrontare e battere i campioni del
Real. E, invece, con nostro piacevole stupore, abbiamo rivisto come per incanto
la Juve che conosciamo. Una squadra ben messa in campo, attenta a chiudere i
varchi provenienti dagli esterni spagnoli e, soprattutto fermare, talora anche
doppiandolo in difesa, il giocatore più rappresentativo del Real: la star Cristiano
Ronaldo. Buona la prova di tutto il reparto difensivo della Vecchia Signora che
ben si è amalgamato al centrocampo e alle due punte, sia in fase di non
possesso, che nel possesso palla. Una tattica pensata a lungo da Allegri, i cui
unici dubbi iniziali si limitavano nell’incertezza di schierare la difesa a tre
o a quattro, ponendo come trequartista Vidal e non Pereyra, inserendo Sturaro a centrocampo. La scelta
dell’ex genoano si rivelata vincente, in quanto ha saputo dare vigore fisico e intelligenza
tattica, in un reparto in cui si prevedeva fin dall’inizio un superlavoro a
centrocampo, in fase di interdizione e di costruzione del gioco. Allegri,
dunque, ha saputo intuire bene la chiave di lettura di una partita cominciata
con un 4-3-1-2 e finita con il 3-5-2. Grazie a questa sistemazione in campo
della Juventus, i blancos di Carletto Ancelotti, che hanno risentito non poco
dell’assenza di Modric e Benzema, non hanno mai dato l’impressione di essere
superiori dal punto di vista della qualità tecnica. Sergio Ramos è apparso
lontano dalla sua forma migliore e Bale è sembrato fuori ruolo in attacco.
Avevamo partecipato alla conferenza stampa del Real, alla vigilia del match allo
Juventus Stadium. In quella occasione abbiamo avuto la sensazione che Ancelotti
temesse in qualche misura una Juventus carica, volitiva e con quella fame di
finale di Champions, che avrebbe potuto mettere in difficoltà la sua squadra. E’
stato così, non ci siamo sbagliati, perché la Juve di Allegri ha contenuto l’avversario
e l’ha attaccato, pressandolo in maniera ordinata e mai frettolosamente
scriteriata. Adesso l’aspetta il catino infernale del Bernabeu, ma questa Juve,
se saprà ancora una volta interpretare la partita con intelligenza, furore
agonistico e lucidità di idee, potrà cominciare a pensare a quella finale tanto
sperata, a lungo sognata e, tra poco, forse anche realizzata.
Salvino
Cavallaro
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